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 2015  aprile 01 Mercoledì calendario

Manuela Repetti spiega il perché del suo addio a Forza Italia: «Berlusconi ha sbagliato a delegare la gestione del partito alla cerchia di persone che gli stava. Di fatto si sta assistendo a una faida tra correnti e io non voglio partecipare a questo massacro»

«Ormai è una faida tra correnti e io non voglio partecipare a questo massacro. L’errore del presidente Berlusconi è stato quello di delegare quasi per intero la gestione del partito alla cerchia di persone che gli stava intorno e che ha potuto decidere su tutto e tutti senza averne l’autorevolezza». Manuela Repetti ha il volto provato, non esprime affatto la leggerezza di chi si libera da un peso. Siede sul divano dello studio al terzo piano di Palazzo Madama, la notizia dell’abbandono ufficiale di Forza Italia, il suo e quello di Sandro Bondi, è stata appena diffusa. Non un fulmine a ciel sereno. Anche lui, il compagno, è nella stessa stanza: uno accanto all’altra. Tempestati di telefonate, rispondono insieme, ringraziano per la solidarietà e riattaccano. E insieme hanno concordato ogni passo. Poco dopo, però, l’ex ministro saluta con la cortesia sussurrata che lo ha sempre contraddistinto ed esce con passo leggero. «Io non parlo, non parlerò mai più di politica». Questi sono i patti.
Senatrice Repetti, perché lascia Forza Italia?
«Intanto vorrei precisare che si tratta di una decisione molto sofferta, più di quanto si possa immaginare. Le ragioni le avevo già illustrate nella mia lettera al Corriere. Di fatto si sta assistendo a una faida tra correnti con polemiche di ogni genere ed io non voglio partecipare a questo massacro. Inoltre non le nascondo che non mi sento più utile al mio partito che negli ultimi tempi è profondamente cambiato».
Eppure, l’incontro di poche settimane fa sembrava aver sospeso la decisione. Cosa è accaduto nel frattempo?
«L’affetto per il presidente Berlusconi e il momento difficile che stava vivendo in attesa della sentenza di Cassazione mi ha indotta a congelare le dimissioni. Ero sinceramente pronta a restare se qualcosa fosse cambiato. Fortunatamente c’è stata la definitiva assoluzione, vissuta da me e Sandro con sincera gioia perché giusta nel merito e perché poneva fine a un incubo in cui il presidente è stato costretto a vivere per anni. Ma dopo un mese i problemi restano, anzi sono peggiorati».
Ecco, appunto, cosa non va più in Forza Italia, della quale Bondi è stato Coordinatore?
«La rivoluzione liberale annunciata 20 anni fa non si è mai realizzata o comunque non a sufficienza. Le cause sono tante, fra cui certamente un accanimento giudiziario che ha impedito a Berlusconi di governare, ma anche le alleanze con chi poneva veti al cambiamento, quegli stessi alleati che oggi rincorriamo, pur avendo abbracciato posizioni come quelle di Le Pen. E poi Forza Italia da partito liberale ha preso sempre più le sembianze di un partito conservatore».
Nella sua lettera del 3 marzo motivava l’imminente scelta con la guerra di successione a Berlusconi. È questo lo scenario?
«Ma quale successione? Tutti sappiamo che non ci sarà alcun successore di Berlusconi. E il prossimo leader del centrodestra non credo nascerà in Forza Italia, ma dalla società civile e chissà quando».
Lei punta il dito contro chi circonda il leader. È il cosiddetto “cerchio magico” ad avere la responsabilità della dissoluzione?
«No. Sarei ipocrita se dicessi che la responsabilità è loro. In fondo, ciò che sta accadendo è ciò che abbiamo sempre saputo: Forza Italia ha funzionato finché la sua testa ha voluto farla funzionare. È normale che i problemi che ha dovuto affrontare il presidente Berlusconi lo abbiano indebolito, persino disamorato su tutto. Il suo errore però è stato delegare quasi del tutto alla cerchia di persone che gli stava intorno la gestione del partito, potendo decidere su tutto e tutti senza averne l’autorevolezza e il consenso».
Lei parla con i suoi colleghi in Parlamento. C’è un rischio esodo? La nascita di nuovi gruppi parlamentari?
«Dipenderà molto dalle prossime scelte, dalla capacità di autocritica, di ascolto, di valutazione dei propri errori. Altrimenti, certamente potrebbero esserci altri abbandoni».
Altre figure storiche del berlusconismo, Verdini per esempio, sembrano vivere lo stesso malessere per la rottura del patto sulle riforme. Potreste dar vita a un gruppo?
«A mio avviso è stato un errore riprendere un’opposizione secca al governo, senza tener conto del fatto che la sinistra di Renzi è totalmente diversa dal passato. Il premier ha saputo riconoscere Berlusconi quale leader dell’opposizione con cui avviare un confronto. E siamo passati dal patto sulle riforme ad un’opposizione dura e pura. Come spieghiamo agli elettori che abbiamo cambiato idea e che oggi facciamo appelli a Bersani e Cuperlo per contrastare Renzi?»
Il suo apprezzamento nei confronti del premier potrebbe portarla ad avvicinarsi alla maggioranza, magari al Pd?
«Ho già consegnato la lettera al presidente Grasso per l’iscrizione al gruppo misto del quale faccio già parte. Giudicherò i provvedimenti del governo di volta in volta, esattamente come ho sempre pensato dovesse fare Forza Italia, e mi comporterò di conseguenza».
Ha letto Toti, che definisce Bondi vernice vecchia?
«Sì tratta di una battuta sgradevole, senza rispetto per le persone. Mi spiace, non sa distinguere fra ciò che lui ritiene vernice vecchia e il reale valore di chi ha dato un contributo politico e culturale alla storia di Forza Italia».