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 2015  aprile 01 Mercoledì calendario

Spending review, il Tesoro mette online il rapporto dell’ex commissario Carlo Cottarelli: dai costi della politica alle pensioni. Ma «restano misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari che rappresentano forme diverse di finanziamento del sistema della politica nel nostro paese»

Il governo sta per affidare la nuova fase della spending review a dei nuovi timonieri, ed intanto mette online i rapporti dei gruppi di lavoro del 2014 che hanno costituito la base delle proposte del commissario Carlo Cottarelli, che qualche mese fa ha lasciato il suo incarico. Nel sito internet dedicato dal Ministero dell’Economia alla «Revisione della spesa», da ieri sera, sono finalmente pubblicati i 19 rapporti in base ai quali, l’anno scorso, Cottarelli identificò fino ad un massimo di 7 miliardi di tagli possibili già nel 2014, che potevano salire a 18 nel 2015 e a 34 nel 2016, solo in minima parte poi attuati dal governo Renzi. Il materiale è in gran parte inedito. Le conclusioni dei vari gruppi di lavoro sono state sintetizzate nel rapporto finale del Commissario a marzo dell’anno scorso, mentre altri rapporti, come quello del gruppo di lavoro sulla sanità, sono stati finalizzati solo nell’autunno inoltrato del 2014.
I rapporti erano tutti finora inediti e la loro divulgazione, spesso sollecitata in Parlamento, arriva a rappresentare la base di partenza della nuova tornata di revisione della spesa pubblica che, dopo l’addio di Cottarelli, tornato al Fondo Monetario Internazionale, verrà affidata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Yoram Gutgeld, deputato Pd e consulente del premier, e all’economista Roberto Perotti.
Uno dei temi da cui si ripartirà, hanno già fatto sapere a Palazzo Chigi, sarà quello dei trasferimenti alle imprese, sia pubbliche che private, e che non sono stati di fatto toccati dai precedenti provvedimenti attuativi della revisione della spesa.
Secondo il rapporto del gruppo di lavoro pubblicato ieri, i trasferimenti pubblici alle imprese private che potrebbero essere riconsiderati ammontano a 3,8 miliardi nel 2015 e a circa 4 nel prossimo anno. A questi si aggiungono, ad esempio, i fondi pubblici trasferiti alle Ferrovie dello Stato. Solo qui, secondo gli esperti di Cottarelli, sarebbe possibile risparmiare fino a 3,5 miliardi di euro, adottando la stessa remunerazione del servizio pubblico che usano gli altri paesi europei, inferiore a quella italiana del 55%.
Gli interventi per la riduzione dei costi della politica si sono susseguiti rapidamente negli ultimi quattro-cinque anni, anche se secondo il rapporto del gruppo di lavoro di Cottarelli, ci sarebbe margine per ulteriori interventi di risparmio. Con l’accorpamento dei comuni più piccoli, quelli fino a 10 mila abitanti (e altre misure come ad esempio l’eliminazione del Tfr per i sindaci), si avrebbero risparmi potenzialmente elevati, circa 250 milioni di euro l’anno, mentre per le Regioni sono ipotizzati altri 360 miliardi di possibili risparmi. Anche se l’estensione del meccanismo dei fabbisogni standard adottato per i comuni, potrebbe generare risparmi fino a 520 milioni di euro l’anno.
«Restano misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari che rappresentano forme diverse di finanziamento del sistema della politica nel nostro paese» si legge a proposito del finanziamento pubblico dei partiti. La riforma del 2014, con la possibilità di devolvere il 2 per mille dell’Irpef ad un partito politico, risolve parte dei problemi, Ma non tutti. Rispetto alle misure già varate, ad esempio, il gruppo di Cottarelli identifica altri 65 milioni di euro di possibili risparmi.
I 19 rapporti hanno riguardato gli investimenti pubblici, l’organizzazione della pubblica amministrazione e il pubblico impiego, l’acquisto di beni e servizi, gli immobili pubblici, le partecipate locali, Province, Comuni e Regioni e vari ministeri, lo Sviluppo, l’Economia, la Difesa, gli Esteri, gli Interni, la Giustizia, la Sanità e il Lavoro.