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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Harry Kane, il volto del protezionismo calcistico. L’Inghilterra stasera allo Juventus Stadium mostra il suo futuro. Troppi stranieri, il calcio inglese cambia strategia: la baby promessa ne è il simbolo

Nell’ultima Italia-Inghilterra le due squadre si sono tolte il respiro, disorientate a vicenda nell’umidità dell’Amazzonia. Distratte dalla febbre tropicale, dalle finte promesse di matrimonio di Balotelli e da un risultato che ha esaltato gli azzurri e rinvigorito gli avversari. Credevano di essere una il peggior pericolo dell’altra e il successo di Prandelli ha dato segnali sballati pure agli inglesi convinti di essersi comportati bene. L’anticamera del fallimento collettivo.
Rivoluzioni parallele
Dopo la vergogna dell’eliminazione mondiale al primo turno, entrambe le nazionali hanno dovuto reinventarsi. Non è questione di formazione anche se quelle di oggi, causa amichevole, sono molto sperimentali. Ma le trasformazioni sono più profonde. L’Italia ha cambiato tecnico, dirigenza, filosofia. Dall’allenatore padre a quello padrone, dall’apertura al bunker pure se in campo ancora non ci sono certezze. Dall’altra parte il ct ha mantenuto il posto e nemmeno lui sa come sia successo. Pare la sua calma rassereni un ambiente troppo provato dalle continue batoste per accettare altri despoti. Eppure nemmeno sul loro fronte c’è continuità, a partire dai risultati: sette vittorie consecutive, primi del girone con sei punti di vantaggio. Non si sacrifica più il modulo per Rooney e si pesca nel vivaio. Strada che ora vogliono imitare pure i club. La Premier è già fuori dell’Europa, avere stranieri stellari e i diritti tv meglio pagati non basta. Ci vuole aria di casa, ragazzi su cui impostare il futuro del campionato e della nazionale, gente come Harry Kane. Noi puntiamo sugli oriundi, loro rilanciano il protezionismo con tanto di federazione pronta a varare la nuova condotta. Più esigenti dell’Uefa: vogliono una quota di locali, o cresciuti in casa, del 40 per cento.
Carriera complicata
Il manifesto del progetto ha 21 anni, ha esordito contro la Lituania qualche giorno fa con un gol segnato dopo 79 secondi e stasera sarà titolare. Kane non è un predestinato, piuttosto una punta vecchio stile che ora fa da sponsor a tutti i colleghi dimenticati, a chi ha talento e avrebbe bisogno di spazio. Lui è arrivato al Tottenham a 11 anni e ai tempi dell’Italia-Inghilterra in Brasile non lo conosceva nessuno. Non vedeva il campo. È andato in prestito per quattro stagioni consecutive senza mai lasciare il segno. Ma il Tottenham doveva trovare un altro Bale e ha pescato nel magazzino. Kane è nato a 4 fermate di metropolitana dallo stadio dove gioca. Ora segna sempre e promette un po’ di gloria all’Inghilterra stanca di strappi. Stavolta hanno scelto la ricostruzione soft mentre noi mostriamo il pugno duro in cerca di nuova identità. Hodgson si fida della sua promessa: «Kane merita una vera opportunità, una sfida di prestigio. In questi giorni si è allenato per fare reparto con Rooney, è la prima volta che li schiero insieme». E Rooney sa di non essere più la faccia del Paese: «I giovani sono la strada giusta. Vincere con l’Italia dopo la figuraccia ai Mondiali sarebbe un segnale importante». Comunque vada, stavolta nessuno si lascerà confondere.