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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

«Libri erotici? Ora vi spiego come scriverli». Le “50 sfumature” hanno venduto 70 milioni di copie. Eccovi un decalogo per il romanzo erotico di successo: chi devono essere i protagonisti? Qual è la dose giusta di sesso? Ci vuole sempre una frusta?

Ho iniziato traducendo romanzi rosa con sfumature erotiche, si chiamano erotic romance. Gli Harmony, per intenderci. O i Romanzi Mondadori. Non sapevo ci fosse così tanta fame di sentimento e di passione. Ma mi sono dovuta ricredere: quando ne finivo uno, ne arrivava subito un altro. Un lavoro a getto continuo. Ricordo ancora con affetto la mia prima protagonista, Libby: nata ricca e diventata povera, si innamora dell’uomo che ha causato il fallimento dei genitori e lo bacia nelle prime pagine, dopo un incidente stradale, ancora sporco di sangue e con una probabile commozione cerebrale. Libby era piccola, col seno enorme, capace di ingarbugliare anche un cavo dell’alta tensione. Dopo tante traduzioni, arriva la proposta. “Perché non ne scrivi uno tu? In fondo l’esperienza ce l’hai.” Accidenti, mi dico, tra tradurre e scrivere c’è di mezzo un dettaglio da nulla: la creatività. Costruire la storia, inventare i personaggi, usare una lingua che esprima emozioni. Mi metto a studiare, butto giù un soggetto. Lo modifico. Lo modifico ancora. Chiamo la mia editor, discutiamo fino a tarda notte se una liason a tre o un artista come protagonista maschile (al posto del solito riccone) possono piacere al pubblico. Ci facciamo mille domande. La risposta è sempre la stessa: chi lo sa? Ma comunque ci provo, rubo ore al sonno e dopo due mesi ecco che nasce il mio capolavoro: La seduzione dell’arte, nella collana ebook Hot Secrets. Creo una protagonista femminile che studia design, ha un talento straordinario e non se lo riconosce. Si innamora di un grande artista tormentato. Fanno l’amore per la prima volta nello spazio grande della Tate Gallery, all’interno di un’installazione che vorrebbe mettere in scena un altro mondo. E il loro è proprio un amore dell’altro mondo. Ovviamente, non lo pubblico a nome mio. Invento una scrittrice di nome Juliette Fields. Mi immagino una biografia. È inglese, ha un cane che si chiama Lola (e per questo ringrazio la mia amica Caterina), ama cavalcare e vive un po’ in Francia e un po’ nel Cheshire (e per questo ringrazio il famoso gatto di Carroll). Insomma, un’autrice dalla vita pazzescamente intrigante (se la dovessi rifare, ci metterei anche qualche quarto di nobiltà). Mi sono divertita come una matta e spero di aver fatto divertire anche le lettrici. E questo è il mio decalogo semiserio per scrivere un erotic romance.
1. Ma quando è erotico?
Si fa presto a dire genere. Prendete una pasta al pomodoro: buona vero? Aggiungeteci un po’ di peperoncino: ancora buona, ma è cambiata. Aggiungetene ancora e vi sembrerà di mangiare fuoco. Ma è sempre la stessa pasta, direte. Un accidente. È completamente diversa. Funziona così anche per il romance: di base è una buona pasta al pomodoro, ma l’aggiunta del piccante lo rende assai diverso. Quando scrivete siate come dei cuochi, dosate gli ingredienti, ma ricordate che il peperoncino va aggiunto subito! Il fuoco deve ardere fin dal primo incontro. E il sesso deve essere tanto, abbondante, passionale, di quelli che solo una volta nella vita danno senso a tutto quanto…
2. Come dev’essere lui
Greco, russo o sudamericano che sia, il protagonista è il classico maschio alfa. Bellissimo, ricchissimo, intelligentissimo, passionale, innamoratissimo, volitivo. Se una farfalla sbatte le ali in Amazzonia, lui ha un’erezione ciclopica in qualunque posto si trovi. Ha sempre un’erezione ciclopica. È inimmaginabile senza questo erotismo da scimmia dominante (con un’intelligenza da Einstein e sensibilità alla Chopin). Gli uomini reali sono molto diversi? Lo so. Gli uomini reali non reggono il confronto? Ma i libri li leggiamo noi donne.
3. Come dev’essere lei
Per permettere alle lettrici di identificarsi, deve essere carina ma non bella. Intelligente ma non furba. Conturbante ma non assatanata. Ha piccole imperfezioni di cui si vergogna. Autostima non eccelsa. Ma bella di una bellezza che solo un uomo innamorato può scoprire, bella di una bellezza ignota anche a se stessa. Ultima particolarità: deve essere una gran rompiscatole. Deve farsi problemi immaginari e abbandonare per sempre la possibilità di risolverli. Creato un problema lo chiude in una scatola e butta via la chiave. Nelle sue mani la scoperta dell’acqua calda è come un viaggio in transiberiana. Se lui, che è il più fico di tutti, le dice “ti amo da morire, sei tutta la mia vita, voglio solo te, ti prego sposiamoci, questo anello da un milione di euro suggellerà il nostro amore”. Lei pensa: “Eccolo lì, il solito spaccone che decide tutto lui.”
4. Come si traduce il sesso
Intermediazione culturale, ovvero problemi di traduzione. Primo consiglio: le regole dello storytelling anglosassone impongono di raccontare e non dire. Bisogna quindi fare vedere i sentimenti ai lettori. Non esiste che un personaggio sia triste: deve stare a letto, singhiozzante, con una mano sulla fronte. Ed ecco che vi arrivano quintalate di sospiri, ammiccamenti che sfiorano i tic nervosi e fronti che, a forza di corrugarsi, somigliano all’Himalaya. Lavorate di cesoia. Solo dopo una potatura estrema il romanzo sembrerà scritto in italiano. Secondo consiglio: se in inglese trovate scritto “vibrating shaft”, che letteralmente si traduce con asta vibrante, e pensate si tratti della componente meccanica di un trattore, dovete sviluppare maggiormente le vostri doti di filologhe. L’inglese regge metafore ardite che l’italiano non regge. L’italiano in generale regge l’erotismo meno di altre lingue.
5. Ci vuole sempre la frusta?
Cinquanta sfumature sbiadite. Le cinquanta sfumature di grigio hanno cambiato il mondo dell’erotic romance. Alleluia!: il bdsm è stato sdoganato. Ormai non c’è innocente romanzo rosa dove non spunti una frusta. I protagonisti sono sdraiati in un’amena campagna dopo una corsa in bicicletta e un picnic sul prato, e noi siamo pronti per il primo bacio romantico; ed ecco che lui tira fuori una frusta e lega la ragazza all’albero, testimone delle precedenti peripezie col paté di oliva, e via di sferzate amorose. Solo dopo, solo quando la schiena porterà i segni rossi della passione, se tutto va bene, arriverà il bacio. Ma attenzione, il momento della frusta sta passando. Ormai il pubblico non ne può più. Appena spuntano cuoio, manette o altri legacci, si rischia il ridicolo da déjà-vu. Cinquanta sfumature, il film: Anastasia chiede a Grey: Facciamo l’amore? Grey: Io non faccio l’amore, scopo forte. Lui scoperà pure forte, ma io sono uscita dalla sala in preda alla ridarella.
6. Chi è il lettore immaginario
Quando scrivete dovere pensare alla vostra amica più bacchettona, quella che indossa sempre un maglione grosso di lana, ha il colorino pallido del dorso di certi funghi e sputa veleno su qualunque ragazza sia in grado di sorridere. Dovete pensare alla vostra amica più chiusa, quella che bere un bicchiere di vino è una cosa da hippy. Quella che giudica tutti con cattiveria. Vi fa venire l’orticaria non appena la vedete? Ecco, sappiate che dovete scrivere il libro per lei. Sappiate che dovete trascinarla fino all’ultima pagina. Dovete farla sognare, eccitare, cambiare vita. Forse non ci riuscirete, ma se ci riuscite state sicure che avrete scritto un gran bel romanzo. Dovete scrivere per chi detestate.
7. Realtà, ma non troppa
La realtà: sì, ma non troppa. La realtà è un ingrediente come gli altri, non ha maggiore o minore peso del vestito indossato dalla protagonista. Certo un po’ di realtà serve, è bello che la città dove si svolge la vicenda abbia un nome reale, che l’impresa di proprietà del protagonista sia verosimile. Ma basta un sentore, niente deve essere impegnativo. Non bisogna mai rovinare una buona storia con la realtà. E tantomeno con la verità. Qui siamo dentro l’Ur-romanzo, il romanzo basico, forse il romanzo più vero. Non si deve scoprire nulla di nuovo, si deve volare in un sogno.
8. E vissero felici e contenti?
E vissero felici e contenti, così si concludono le fiabe. Quando c’è felicità, non c’è storia. La storia ha bisogno di almeno una complicazione. “Questo matrimonio non s’ha da fare,” dicono i bravi a Don Abbondio: prima la storia non c’era e, come per magia, adesso c’è. Don Rodrigo invaghito di Lucia, i due innamorati che fuggono, la monaca di Monza, l’innominato. Furbo come una volpe, Manzoni conclude la storia unendo in matrimonio Renzo e Lucia. Per secoli, il matrimonio è stato l’ “E vissero felici e contenti” del romanzo sentimentale. Quando scrivete una storia, è imperativo ostacolare in tutti i modi la felicità degli innamorati. Dovete essere sadiche e divertirvi a ingarbugliare loro la vita. La formula è insegui, afferra, lascia, soffri e finalmente ama. Più la complicazione è fittizia e meglio è. Basta che la protagonista pensi: quest’uomo è troppo ricco per me; oppure: ama quell’altra donna e non me (ovviamente si scoprirà che l’altra donna è la sorella dell’amato). Probabilmente anche nella vita è così, le complicazioni vere sono quelle immaginarie.
9. Vergine o vissuta?
Per molto tempo, nei romanzi d’amore, la protagonista era vergine. Oggi la certezza svanisce sotto il peso di un’epoca assai meno morigerata dell’Ottocento (con qualche eccezione: nelle 50 sfumature Anastasia è vergine a 22 anni: un record!). Si propende per poche storie precedenti, meglio se solo una, molto deludente, con un maschio meschino e carogna.
10. L’enigma del finale
Nel finale conta una sola cosa. Grazie all’amore totale dell’uomo perfetto, l’insicura protagonista ritrova l’autostima perduta. Corollario: Ma non potrebbe trovare l’autostima da sola, senza un aiuto esterno? Forse sì, ma è un altro genere: il romanzo di formazione. Nel romance sia l’uomo che la donna si realizzano nell’apoteosi della passione e del sentimento amoroso. Per loro, è la visione di Dio dei mistici. E per noi? Anche. E chi l’ha detto che la fiction è questione solo di carta?