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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

Grecia, Papastavrou e l’evasione insabbiata. Il braccio destro dell’ex premier Samaras faceva parte della lista Falciani, ma la sua indagine è stata archiviata alla vigilia delle elezioni. Sarebbe stato uno scandalo troppo pesante per un Paese già in ginocchio

Potente braccio destro dell’ex premier Antonis Samaras, capo negoziatore con la Troika e, per un breve periodo, in predicato di diventare ministro delle Finanze, dopo Yannis Stournaras. Fino a gennaio del 2015, Stavros Papastavrou è stato uno degli uomini più importanti della Grecia. Ovvio che uno scandalo su di lui, soprattutto in campagna elettorale, avrebbe potuto avere conseguenze pesanti per Samaras e il suo partito. E tuttora potrebbe averle: il capo di Nea Dimokratia è l’unico rivale di Alexis Tsipras. Perciò è interessante sapere, come conferma un documento in possesso de “La Stampa”, che Papastravou possedeva due conti in Svizzera, alla Hsbc, che era dunque nella lista di presunti evasori fiscali, la famosa “Lista Falciani”. Soprattutto, gli inquirenti che stavano indagando sull’origine di quei conti, non hanno potuto portare a termine il loro lavoro. La lettera di uno di loro, che denuncia l’impossibilità di portare avanti l’inchiesta, è firmata il 19 gennaio del 2015. Una settimana prima delle elezioni.
Negoziatore con la Troika
Per capire tutta la storia, bisogna fare un passo indietro, all’ottobre del 2012. Una rivista greca, «Hot Doc», pubblica la parte greca della cosiddetta «Lista Falciani», meglio nota in Grecia come «Lista Lagarde». Sono 2.058 conti greci sulla Hsbc di Ginevra. Tra di essi compaiono Stavros Papastavrou e l’uomo d’affari greco-israeliano Sabby Mionis. Quest’ultimo ha confermato che l’uomo nella lista era l’ex consigliere principale di Samaras e che amministrava fondi per suo conto. Quando escono quei nomi, parte un’inchiesta della Financial Crime Prosecution Corps (Sdoe), l’autorità ellenica che indaga sui crimini finanziari, per capire, come si legge nel documento, «se l’origine dei fondi è criminale». Tuttavia, quando vengono decise le elezioni per il 25 gennaio, un alto funzionario della Sdoe chiede all’inquirente che sta indagando su Papastavrou di archiviare il caso. Lui si ribella, scrive i motivi delle sue obiezioni in un documento che consegna ai suoi superiori e denuncia la discutibile richiesta «a voce» arrivata dall’alto funzionario. Eccone i contenuti.
Le operazioni dubbie
L’inquirente mette anzitutto in evidenza le contraddizioni delle testimonianze del braccio destro di Samaras e di Mionis. Dinanzi alla commissione parlamentare e alla Sdoe, entrambi hanno detto «che i due conti» di cui Papastavrou era responsabile, un conto numero 5091443771 e uno intitolato “Stabri ltd” sarebbero stati amministrati dall’uomo d’affari greco-israeliano. Invece, nei documenti forniti dalla banca, Hsbc, Mionis «non appare da nessuna parte». Inoltre, tra novembre del 2005 e febbraio del 2007 «sono avvenuti dei cambiamenti su quei conti, ma è impossibile capire da chi sono stati fatti», annota. E la procura su quei conti «appartiene a Stavros Papastavrou (e ai suoi parenti)», non a Mionis. Poi l’inquirente nota che la “Stabri”, riferibile al consigliere di Samaras, ha sede nelle Isole Vergini – un paradiso fiscale. In base allo statuto, sottoposto alla Commissione per i mercati capitali delle Isole Vergini, negli archivi dovrebbe esserci traccia dei dettagli sulla società – azionisti, vertici, movimenti di capitali. Finora, nonostante le richieste, al funzionario dell’autorità greca per i crimini finanziari non sono arrivati documenti, se non la prova di una transazione da 2,6 milioni di dollari del 28 febbraio del 2006 da un conto di Ginevra e dalla società “Fairwings asset inc”. «Sotto giuramento», nota l’inquirente, Papastavrou ha sostenuto che quelle somme derivavano da dividendi di un’altra società, la Cma Advisors. Ma «né Papastavrou, né Mionis hanno fornito prove sulle altre somme accreditate sul conto, nonostante le richieste di produrle».
Così, il funzionario decide di «firmare con riserva» il suo rapporto, «dopo ordini a voce ricevuti dai superiori della mia agenzia»: non sono stati forniti documenti importanti, anche se richiesti. Tra questii, quelli che dimostrano la proprietà della società Stabri, i documenti dell’apertura del conto e della procura a Papastavrou, l’origine esatta della transazione da 2,6 milioni di dollari. Inoltre, è l’accusa del funzionario, l’autorità non ha controllato le banche greche alla ricerca di conti riconducibili alla Stabri, né ha chiesto documenti costitutivi della società alle Isole Vergini o a Cipro; infine, «i controlli su Sabby Mionis non sono stati completati»