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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

L’Opa di Landini sulla Cgil e l’alleanza con i pensionati. I due fronti per il leader della Fiom dopo Roma

La domenica dopo la manifestazione di Piazza del Popolo il segretario della Fiom Maurizio Landini l’ha trascorsa a Medicina, in provincia di Bologna. Era a un dibattito dei pensionati delle Leghe dello Spi di Malalbergo, Molinella, Castenaso, Granarolo, Budrio e Medicina. Potrebbe sembrare un modo bizzarro di passare la domenica, per uno che ostenta le non piccole ambizioni di diventare segretario generale della Cgil e far cambiare politica a Matteo Renzi. Ma a discutere con gli anziani, accanto a lui, c’era anche Carla Cantone, il numero uno del Sindacato Pensionati della Cgil, un «mostro» con 2,5 milioni di iscritti. Se Landini vuole portare a termine la sua «Opa» sulla Cgil, è costretto a conquistare alleati potenti. Gente come Cantone, o come Vincenzo Colla, il segretario della Cgil dell’Emilia-Romagna.
Sono due i fronti di azione del numero uno della Fiom. Il primo è quello della «Coalizione sociale»: nella seconda decade di aprile ci sarà una riunione in cui i soggetti promotori dell’iniziativa fisseranno i punti programmatici. Se tutto va bene, a maggio poi si terrà l’assemblea fondativa vera e propria. Il secondo fronte è quello della Cgil: ormai non è un segreto che Landini abbia programmato per il 2018 la scalata al vertice della Cgil, quando Susanna Camusso dovrà passare la mano dopo 8 anni da segretario generale. Uno dei passaggi decisivi è la Conferenza di organizzazione della Cgil prevista per questo ottobre, dove si potrebbero (tra l’altro) definire nuove regole per l’elezione dei segretari generali. Giovedì prossimo si riunirà la Commissione che ha il compito di definire i documenti per questa Conferenza. Potrebbe essere un passaggio importante nella battaglia per la guida della Cgil.
Landini – che spara sempre a zero sull’attuale metodo di funzionamento del sindacato confederale, e conta ben pochi sostenitori nel gruppo dirigente – a suo tempo propose di adottare il metodo delle primarie, un sistema che naturalmente ben si adatta a leader «ad alta visibilità» come lui. Camusso ancora non ha sciolto i dubbi su chi indicare come suo successore. Vorrebbe evitare di essere per tre anni un segretario generale «dimezzato», e non vede certo di buon occhio una riforma «presidenzialista» della Cgil. Tuttavia, la proposta con cui Camusso si presenta alla riunione di giovedì è molto barocca e ha un sapore antico: il Congresso dovrebbe eleggere oltre al direttivo (che oggi nomina il leader come pura formalità) una Assemblea di «grandi elettori», incaricati di eleggere il segretario generale dopo una lunga e contorta consultazione dei 5000 sindacalisti che di fatto compongono il gruppo dirigente. Un meccanismo di cooptazione che sembra disegnato su misura per silurare Landini, che a sua volta ha proposto di far partecipare al voto gli iscritti o almeno i delegati delle Rsu. In questi giorni però il leader Fiom sta cercando di trovare un’intesa con altri dirigenti della Cgil, tra cui Carla Cantone dei Pensionati, per varare una soluzione comune più «aperta» e che coinvolga di più gli iscritti. Con Landini per ora c’è solo il leader del Sindacato della scuola Domenico Pantaleo. Ma nei prossimi mesi il sindacalista emiliano sarà costretto a mediazioni e accordi, se vuole vincere. Peraltro, in un momento decisivo per la Cgil: di qui alla fine del 2016 verranno indicati nuovi leader per gli edili della Fillea, gli alimentaristi della Flai, gli insegnanti della Flc, i pensionati dello Spi, tre segretari confederali e i capi di Regioni importanti come Lazio, Toscana e Puglia.