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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

La chiusura dei manicomi criminali fa paura. L’Osservatorio Antigone: «Il rischio è che i nuovi centri siano solo più piccoli ma restino esattamente uguali ai precedenti» .Domani scatta lo stop alle vecchie strutture, ma molte Regioni non sono ancora pronte ad accogliere i pazienti

Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere: sei strutture per un totale di 741 internati. L’Italia chiude i suoi ospedali psichiatrici giudiziari: secondo quanto stabilito dalla legge 81 del 2014, e dopo alcune proroghe, domani gli Opg dovranno essere chiusi per sempre e le persone da mercoledì dovranno essere spostate in nuovi istituti, le Rems, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitaria.
L’OBIETTIVO
Obiettivo è cancellare lo spettro – e soprattutto le ombre – dei manicomi criminali, spostando gli internati in realtà terapeutiche più piccole – massimo 20 posti letto – per rieducazione e riabilitazione. In ogni regione. O quasi. Gravata dalle precedenti proroghe, la chiusura sembra difficile anche per la nuova e ultima data. Questione di polemiche. E numeri.
Nonostante il termine fissato, gli ingressi negli Opg non sono cessati. Nel trimestre giugno-settembre 2014 sono state effettuate 67 dimissioni a fronte di 84 ingressi. Le regioni, nel frattempo, grazie a un finanziamento di 172 milioni, avrebbero dovuto provvedere a realizzare le strutture alternative. Eppure, ad oggi, solo dieci regioni risulterebbe pronte. E laddove i tempi saranno rispettati, i problemi non mancano. Molte residenze sarebbero solo temporanee e non mancherebbero perfino quelle “in prestito”. «I pazienti liguri in Opg – a lanciare l’allarme è stato Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici – con la chiusura andranno nelle Rems in un ex-Opg lombardo». Gli internati liguri saranno ospitati, nelle residenze realizzate all’interno dell’Opg di Castiglione delle Stiviere. Non solo. «Dei circa 750 pazienti in Opg – spiega Michele Miravalle, coordinatore Osservatori Antigone sulle condizioni di detenzione – almeno la metà è dimissibile perché ha scontato la pena detentiva o per le condizioni sanitarie. Il paradosso di chi sta dove non dovrebbe stare sarà riproposto nelle Rems. Alcune realtà non sono pronte e gli internati saranno trasferiti in strutture temporanee, in altre la sorveglianza è stata affidata a istituti di vigilanza privata. Malgrado i passi avanti, si rischia di creare mini-manicomi».
LE POLEMICHE
Intanto, l’approssimarsi della chiusura si accompagna a polemiche e proteste di chi abita nelle città che ospiteranno le nuove realtà. Perfino alcuni sindaci e addetti ai lavori avanzano timori sulla sicurezza sociale. La chiusura dei manicomi criminali fa paura e così sono nati vari Comitati cittadini del No, per protestare contro le Rems vicino ai centri abitati. Secondo gli Osservatori, all’interno degli Opg, oggi, ci sarebbero pure persone internate perché prive di contatti sociali che possano garantire per loro. «Il caso paradigmatico – prosegue Miravalle – è di un giovane tunisino di 28 anni, condannato dieci anni fa per tentato omicidio in una rissa con connazionali. Malgrado sia ritenuto non più socialmente pericoloso, non gli è consentito uscire perché qui non ha legami territoriali o di famiglia».
NUOVE NORME
Il problema, secondo le associazioni che da anni si battono per la chiusura degli Opg, sarebbe nelle norme. «Siamo di fronte a una data storica – dichiara Stefano Cecconi, coordinatore del comitato nazionale StopOpg -. Occorre però una riforma del codice penale. Si cambi la norma per cui un malato non può essere giudicato. Lo si giudichi e lo si mandi in carcere, ma gli si garantisca poi il diritto alla salute». «Gli ospedali psichiatrici giudiziari sono contrari alla costituzione – commenta don Pippo Insana, che gestisce la Casa di Solidarietà e Accoglienza di Barcellona Pozzo di Gotto ed è cappellano dell’Opg locale -. Non assicurano cure e non rispettano la dignità delle persone. Tra gli internati, ci sono anche persone condannate a venti anni per aver rubato quattromila euro».