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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

Il grande assedio a YouTube. Il canale video online domina un mercato ricco di contenuti che attraggono miliardi di contatti giornalieri. In prima fila Facebook e Twitter. Ma anche Snapchat e Samsung vanno all’assalto. Le contromosse di Susan Wojcicki

Dieci anni dopo la nascita, YouTube è ancora la destinazione per eccellenza di chi cerca video su Internet di qualsiasi tipo e anche di chi li vuole produrre e diffondere. Non a caso la coppia più potente del mondo, il presidente e la First lady d’America, lo scelgono per parlare ai Millennial, i giovani under 30 in fuga dalla tv tradizionale: Barack Obama a gennaio ha rilasciato tre interviste su YouTube per promuovere il suo discorso sullo Stato dell’unione; la settimana scorsa Michelle è andata in visita ufficiale in Giappone con Michelle Phan, una star di YouTube con 7,5 milioni di abbonati al programma online di consigli sul makeup.
Ma il dominio di YouTube fra le piattaforme di contenuti video non è più incontrastato. Mentre gli investimenti pubblicitari delle aziende si spostano dalla tv a Internet, cresce anche il numero di chi fa concorrenza al sito di Google per conquistare una fetta del nuovo business. In campo sono scesi i social network Facebook e Twitter, nuove dot.com come Snapchat, piattaforme come Vessel e Vimeo, e produttori di smartphone e tablet come Samsung, intenti a offrire video.
Fase di calo
È un assedio a YouTube, che capita in un momento delicato: Google, che l’aveva comprata nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari, sta vivendo una fase di calo dei margini di profitto. Susan Wojcicki, che guida YouTube solo da un anno, ha quindi il doppio compito sia di innalzare la qualità dei contenuti tenendo conto di risorse non illimitate, sia di contribuire al bilancio della capogruppo meglio di quanto non abbia fatto finora. Google non diffonde dati separati su ricavi e utili di YouTube, ma secondo stime del Wall Street Journal nonostante la crescita degli introiti – 4 miliardi di dollari, un terzo più del 2013 – la controllata non è ancora un business profittevole.
Monetizzare l’audience, cioè trasformare in fatturato e utili il miliardo e oltre di utenti che ogni mese visitano il sito, non è facile. C’è ancora molta «spazzatura» su YouTube, tanti video di cani e gatti o imbarazzanti exploit di studenti inebriati, vicino ai quali nessun marchio serio vuole far apparire i suoi spot. Dall’altra parte l’investimento nel 2012 di 100 milioni per lanciare 100 canali simili a quelli tv ha dato risultati misti. I più popolari sono quelli musicali, sia di artisti affermati come Beyoncé sia di emergenti. Per questo dall‘autunno YouTube sperimenta Music Key, un servizio in abbonamento di video musicali, simile a quelli premium di Spotify e Pandora, cioè senza pubblicità ma a pagamento; e valuta l’idea di un servizio Vod (video on demand) per i contenuti. La scorsa settimana dal festival SXSW di Austin ha anche lanciato YouTube for artists che aiuta cantanti e altri professionisti della musica ad aumentare fan e incassi. Ha poi annunciato un’altra iniziativa: gli YouTube originals, programmi di commedie e altri contenuti per famiglie, prodotti da creativi in collaborazione con la stessa YouTube, che mette a disposizione esperti dello show business e le strutture degli studios «hollywoodiani» a Los Angeles, New York, Londra e Tokio.
Rilancio
Sostenere i creativi o «native YouTuber» è fondamentale per la società di Google, perché i migliori – quelli con un largo seguito e buoni sponsor pubblicitari – sono corteggiati dai rivali, che promettono loro una quota maggiore degli introiti. Secondo l’accordo di condivisione dei guadagni su YouTube, i creativi ricevono il 55% degli incassi. Vessel promette il 70% e Vimeo arriva fino al 90%. Vessel, fondata l’anno scorso da Jason Kilar e Richard Tom, ex dirigenti di Hulu (streaming online di film e telefilm), conta fra i finanziatori la società di investimenti di Jeff Bezos. Vimeo è del gruppo di dot.com IAC/InterActiveCorp e ha siglato accordi con network di programmi online – come Machinima e Maker studios – prima ospitati solo da YouTube.
Nella corsa a utenti e profitti con i video, è entrata anche Samsung con Milk Video, un servizio esclusivo per gli smartphone e tablet Galaxy. Facebook e Twitter, che prima si limitavano pubblicare link di contenuti fruibili su YouTube, adesso vogliono ospitare i video direttamente sui propri network. Facebook corteggia star come Shakira, Beyoncé e Justin Bieber perché pubblichino i loro lavori sulle sue pagine; e lo scorso dicembre si è assicurata i diritti per trasmettere spezzoni di partite, interviste e retroscena della National Football League. Twitter dallo scorso gennaio permette di pubblicare video di 30 secondi, più lunghi quindi dei sei secondi ammessi dalla sua applicazione Vine. E anche Snapchat, la app per i messaggi che scompaiono dopo poco, offre un servizio di video e notizie, Discover e lo show originale SnapperHero.
In questa fase di boom, YouTube continuerà ad essere per un po’ il sito di riferimento. Ma lo scenario cambia velocemen-te – l’ultima notizia riguarda Apple che introduce un servi-zio tv online – che Wojcicki non può indugiare troppo a festeggiare i dieci anni di YouTube o l’arrivo del proprio quinto figlio, appena nato.