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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

La supplente di inglese in Liguria, la laureanda in architettura in Puglia, l’esperto di comunicazione nelle Marche. Ecco chi sono i sette candidati del M5s, selezionati via web per le Regionali e quasi del tutto ignorati dai media

L’allarme l’ha lanciato Gianroberto Casaleggio un paio di settimane fa, con l’accusa rivolta ai media di «ignorare totalmente la presenza del Movimento» alle Regionali «nonostante – ha detto lo stratega – siamo stati i primi a identificare i candidati».
Per i Cinque Stelle si preannuncia una campagna elettorale ostica. I sondaggi in gran parte delle sette Regioni chiamate al voto indicano risultati confortanti (superiori per intenderci al 13% strappato in Emilia Romagna a novembre), ma al tempo stesso ridimensionano le chance di vittoria. Eppure militanti e simpatizzanti sognano di strappare un feudo, sopratutto in quelle aree dove il M5S si è distinto negli ultimi anni.
Proprio per questo, negli ultimi mesi, alcuni di loro hanno invocato la discesa in campo di un nome forte (Luigi Di Maio in Campania) o la creazione di alleanze con segmenti diversi della società civile (Liguria). I candidati – Valeria Ciarambino (in Campania), Alice Salvatore (Liguria), l’esperto di comunicazione Giovanni Maggi (Marche), Giacomo Giannarelli (Toscana), la laureanda in architettura Antonella Laricchia (Puglia), Laura Alunni (Umbria), Jacopo Berti (Veneto) – invece sono stati scelti sempre via web dalla base. C’è chi, a causa di screzi interni (l’insegnante di diritto Alunni), ha minacciato inizialmente di non correre e chi, invece, punta dritto alla meta, nonostante le tensioni. «Candidare Di Maio? Insieme abbiamo condiviso anni di attivismo sul territorio. Sarebbe stato facile ottenere buoni risultati con lui», dice Ciarambino. L’aspirante governatrice, dipendente Equitalia («L’azienda è stata molto corretta con me», dice), poi spiega: «In realtà la nostra idea politica prevede spirito di servizio, rispetto di cittadini e istituzioni. Proprio per questi motivi è impossibile candidare chi già ricopre un ruolo istituzionale nel corso del suo mandato».
Sulla stessa linea anche Salvatore, una laurea in Lingue, supplente di inglese alle superiori. Nella Liguria di Beppe Grillo un sondaggio a ottobre dava il Movimento come seconda forza e a gennaio si era parlato di un cartello per sostenere la candidatura dell’ex sindaco Adriano Sansa. «C’era qualcuno che parlava di nomi noti – dice la candidata governatrice —, ma questo non corrisponde ai nostri criteri». «Mi aspetto che il voto dia un messaggio di cambiamento – continua Salvatore commentando i numeri ventilati che oscillano tra il 16 e il 23% —, perché la Liguria è in disfacimento». I sondaggi? «Utili per pulire il vetro della macchina» per Berti, che non mostra alcun timore dalla sfida con Luca Zaia, Flavio Tosi e Alessandra Moretti: «Se la sfida è difficile, rendo meglio», commenta l’imprenditore che ha una start-up per il commercio online. E lancia le sue proposte per il Veneto: «Con l’abolizione dei vitalizi finanziare il microcredito per le imprese. E lanciare il referendum per l’autonomia della Regione».
Ciarambino invece si dice «felice di doversi confrontare con cariatidi della politica come De Luca e Caldoro», teme l’astensionismo e sottolinea la forte componente femminile della pattuglia Cinque Stelle: «Da noi non esistono le quote rosa: per me sono un’offesa alla donne, rischiano di ghettizzarle. Il nostro metodo le premia. Gli altri, quelli con le quote rosa in Campania mettono le donne in ruoli marginali, io sono la prima candidata governatrice nella storia della Regione».