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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

Valentino Rossi, il pilota infinito. Trentasei anni e non sentirli: «È uno dei giorni più belli». Una vigilia passata a studiare i dettagli fino a tardi, poi il colpo del fuoriclasse: «È tutta adrenalina, che emozione questo trionfo del motociclismo italiano»

Dopo 9 titoli mondiali e 109 gp vinti, a 36 anni uno dovrebbe esserci abituato. «Invece è uno dei successi più belli della mia vita» giura Valentino. Gli scappa da ridere. «Lo so che me lo avete già sentito dire, però questa volta è ancora più vero del solito». Si, è la verità. Il Dottore s’è messo in gioco di nuovo, con la passione e l’incoscienza di un ragazzino. Alla vigilia di un’altra avventura – «È il mio ventesimo campionato mondiale, sono emozionato come al primo giorno di scuola. Di scuola? Diciamo di università» non ha avuto paura a confessarlo: «Sarà la stagione più importante di sempre, sono pronto». È stato di parola, e dopo questo straordinario successo è il favorito n. 1: la sua Yamaha continua a progredire, la Honda è sotto pressione, lui mai stato così in forma. «Ho lavorato per tutto l’inverno. Tanta palestra, esercizi per il potenziamento. Soprattutto le sfide sulla pista del Ranch con i ragazzi della mia Academy. È bello stare con loro: ti mantengono giovane fuori, e dentro».
Quando a febbraio la casa di Iwata lo ha presentato a Madrid insieme al compagno di squadra Jorge Lorenzo, era già magrissimo e tirato a lucido. Nel test malesi e in Qatar ha continuato a correre come un indemoniato: il primo dei piloti ad entrare in pista, l’ultimo ad andarsene. «L’altra sera siamo stati fino a tardi in officina a discutere e provare cose: non voleva andarsene se non si trovava la soluzione», racconta Silvano Galbusera, il capo meccanico. «Avevamo faticato in settimana, c’erano parecchi dubbi. Ma Vale è uno che quando c’è da sacrificarsi non si tira mai indietro. La soluzione è arrivata».
I risultati si erano già visti nel warm up pomeridiano, che aveva permesso di mettere a posto i guai con la gomma posteriore mantenendo il buon passo gara. E poi, nella notte del deserto, il via ad una delle gare più «adrenaliniche» – parole sue – della carriera. «Veramente all’inizio mi sono un po’ addormentato, così mi hanno preso a sportellate. Era uno dei grandi rischi della partenza, e puntualmente ci sono cascato. La paura era di perdere tempo a superare qualche pilota meno veloce, mentre davanti Marquez prendeva il largo». Invece il campione uscente è uscito di pista, rientrando in fondo al gruppo. Il Dottore ha cominciato subito a girare fortissimo. «La Yamaha sembrava perfetta, ho preso subito fiducia e mi sono messo in caccia». Dopo solo 4 giri aveva già passato Pedrosa, quarto. I sorpassi su Iannone e Lorenzo, poi quel duello con Dovizioso che sembrava non finire mai: il ducatista che lo superava sul lungo rettilineo dell’arrivo ma era costretto a staccare in fondo e allargarsi, lui che gli prendeva l’interno. Uno spettacolo di millimetri e velocità.
«Fantastico. Tutta adrenalina. Bisogna tornare a certi duelli con Max Biaggi per spiegare certe sensazioni. Mi ha ricordato anche una gara al Mugello con Capirossi. Con le Ducati, poi, è stato ancora più bello. Il trionfo del motociclismo italiano». Vuole ringraziare Galbusera e tutti i meccanici, il Dottore è fatto così: «Siamo una bella banda, siamo amici. Anche per questo le cose vanno bene». Quando è arrivato al circuito gli hanno chiesto: «Farai come la Ferrari?». «Ho risposto: magari, la Ferrari è un’altra cosa. Invece...». Invece no. «È stato ancora più bello, perché durante le prove sembravamo fuori dai giochi. Ma in gara è sempre un’altra cosa». A 36 anni chissà dove la trova, tutta quella energia. Tra due settimane si corre ad Austin, tradizionalmente favorevole alle Honda. Galbusera dice che si faticherà, ma con un Valentino così... «Sarà la gara più importante della mia vita. Un’altra. E io sono pronto».