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 2015  marzo 27 Venerdì calendario

Vita da Victoria Beckham, pop star, moglie di un campione di calcio, quattro volte madre, modella, stilista, manager. Il suo giro d’affari nella moda è cresciuto del 2.900 per cento. Le piace «dare potere alle donne» e confessa di credere in un solo modello: quello della mamma che lavora

La porta della suite alla Opposite House di Pechino, albergo ultralusso di tendenza, si apre puntuale al secondo. Spunta un’assistente bionda, alquanto fredda. Non c’è niente d’improvvisato intorno a Victoria Beckham. Tutto controllato al dettaglio. Sono passati vent’anni da quando i giornali inglesi la chiamarono Posh Spice e l’ex ragazza del quintetto che vendette 55 milioni di dischi nel mondo si è trasformata prima in solista e poi in imprenditrice di successo. Nel 2008 ha creato una sua linea di moda e in cinque anni il giro d’affari è cresciuto del 2.900 per cento: per questo nel 2014 l’hanno nominata «most successful entrepreneur» del Regno Unito. Victoria non gioca alla creativa eccentrica, è una donna concentratissima sul suo brand. Non si resiste ai paparazzi e ai tabloid di Londra se non si indossa una corazza. Lei è sotto assedio dal 1997, quando uscì per la prima volta una sera con David, il Golden Boy del calcio inglese. Dopo due decenni, un matrimonio solido e quattro figli insieme con David (Brooklyn nel 1999, Romeo nel 2002, Cruz nel 2005 e Harper nel 2011) i tabloid sono sempre alla ricerca di una prima ruga, un chilo in più o in meno, sono ansiosi di indagare su un sorriso mancato. La signora Victoria Adams in Beckham ha reagito costruendosi un’immagine distaccata, spesso nascosta dietro occhiali da sole extralarge (firma anche una sua linea). Per l’intervista indossa giacca e pantaloni neri a sigaretta, tacchi alti, trucco leggero. Niente occhiali-scudo, però: e gli occhi sono bellissimi, di un color nocciola luminoso. Le concessioni sono finite, i minuti sono contati (l’assistente bionda sorveglia).
Adesso non cambio più
Pop star, moglie di un campione di calcio, quattro volte mamma, modella, stilista. Qual è la sua reincarnazione preferita Mrs Beckham? A sorpresa la voce è dolcissima. «Well, you know, i miei figli e mio marito sono e saranno sempre al primo posto. Ma amo molto lavorare per la moda, questa è la cosa che volevo davvero fare e dove metto la mia passione. Ho avuto fortuna, mi piace dare potere alle donne, farle sentire la versione migliore di loro stesse, sento di capire le loro aspirazioni. E mi sto anche divertendo molto, è stato eccitante costruire un business». Pensa a una prossima reincarnazione? «Resterò nel fashion per tutta la vita; a settembre ho inaugurato un flagship store a Dover Street a Londra, stiamo aprendo da Harrods e a Parigi, punto anche a Hong Kong». Victoria dice di amare anche Milano: «Mi piace tutte le volte che mi capita di andarci, David ci ha vissuto». Quando lui giocava per il Milan lei non lo ha seguito stabilmente, ci siamo sentiti un po’ snobbati. «I figli andavano a scuola a Londra, la stessa cosa è successa anche mentre David giocava a Parigi, non puoi spostare i bambini fuori casa di continuo, non fa bene alla loro educazione. Sono sicura che qualunque genitore possa capire». Il tono si è fatto un po’ duro.
Victoria tiene sollevato lo scudo professionale e torniamo a parlare di pre-collezioni, categorie, industria. Disegna da sola i suoi modelli? «Disegno male. Ho trovato altri modi per lavorare, creando ispirazioni con la mia squadra. Siamo solo in tre nel ready to wear design team, è uno sforzo collettivo per costruire la collezione. E io provo su di me tutti i vestiti. Sa, ho studiato molto negli ultimi anni, ho lavorato con Linda Farrow e per Rock & Republic. Ho imparato e continuo a imparare». C’è uno stilista che ammira in modo particolare? «Sono molti, ma se debbo dirne uno solo allora Azzedine Alaïa». Ci spiega la parola che ha usato per definire la sua ultima collezione, molto apprezzata a New York. Ha detto che è «bounce», il dizionario traduce «elasticità», ma qual è l’interpretazione autentica? «I tessuti che ho usato sono bouncy, giovani, freschi, leggeri e quando una ragazza si muove con vestiti fatti così è cool e si sente comoda. Bounce, è chiaro no?».
Ascolto e imparo
È venuta a Pechino per fare la giurata nel premio Woolmark per giovani stilisti. «Penso che sia una grande cosa poter dare a giovani talenti l’opportunità di competere». Ma lei che è stata giudicata per tutta la vita dai giornali non trova frustrante ricevere i voti sul lavoro? Il tono della risposta si fa un po’ teso. «La gente è libera di giudicare e di esprimere le proprie opinioni. Ascolto quello che dicono sulle mie collezioni. E imparo. Mi piacciono le sfide e non mi aspetto che tutti siano miei grandi fan. E comunque non ci concentriamo sugli aspetti negativi, siamo positivi». Una domanda personale me la concede? Ho letto che la sua bimba piccola, Harper che ha tre anni e mezzo, va a letto alle sette del pomeriggio. Qual è il suo segreto? «Harper va all’asilo e si stanca, per questo va a dormire presto». Sente la pressione di essere una mamma spesso fuori di casa? «Ogni madre che lavora sente la pressione, quando sono via per diversi giorni o quando torno a casa tardi la sento. Ma i ragazzi sono fortunati: hanno dei grandi nonni».
I bigliettini dei figli
Torniamo a parlare di strategie della moda. Peccato, perché fuori dal suo ruolo dicono che sia una persona molto spontanea e divertente. Prima dell’appuntamento a Pechino ho cominciato a seguirla su Twitter, dove la signora ha disseminato tracce del suo tour cinese iniziato con una serata di beneficenza a Hong Kong (Victoria è impegnata nella raccolta di fondi per la lotta all’Aids).
Primo tweet: «Packing for Hong Kong! Obsessed with my new Francesco Russo shoes!! They r sooooo good!!!»: le scarpe dello stilista italiano in effetti sono belle. Poi «Hello Hong Kong! Quale metterò????»: la scelta del vestito da indossare è tra più di una dozzina, appesi nella sua camera d’albergo, prevalgono i neri, due o tre bianchi, un rosso fuoco (la foto era inclusa per la gioia dei followers: ne ha qualcosa come otto milioni e duecentosessantamila). La confessione: «I miss my babies» (la foto del tweet mostra bigliettini d’auguri dei figli che si è portata appresso). Ancora: «Good morning Beijing. Sono stanca e gli occhiali da sole nascondono una moltitudine di peccati!». Ultima domanda: Victoria Beckham ha un modello di ruolo? «Ogni working mum è un role model».