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 2015  marzo 26 Giovedì calendario

La famiglia e il movimento delle Sentinelle in Piedi. Il silenzio e l’atto di leggere finiscono per essere, alla lunga, più incisivi del fracasso, più “drammatici”, più comunicativi. E soprattutto: più anticonformisti

Non condivido una virgola di quanto pensa, a proposito di “famiglia”, il movimento delle Sentinelle in Piedi. Ma è molto suggestiva la modalità della loro presenza pubblica: silenziosa, composta, con un libro in mano. Inevitabile il contrasto con le contromanifestazioni, in genere variopinte e chiassose. Si coglie, di primo acchito, la contrapposizione tra l’estroversione e la vitalità dei movimenti gay e anti-omofobi, in rappresentanza di milioni di persone per secoli costrette al silenzio e all’occultamento di sé; e la compunzione un poco penitenziale delle Sentinelle, che richiama, in chi ha ricevuto un’educazione cattolica, la ritualità non allegrissima nella quale è cresciuto. Ma c’è anche una seconda lettura di quel contrasto, che lentamente ma inesorabilmente si sta sovrapponendo alla prima: il silenzio e l’atto di leggere finiscono per essere, alla lunga, più incisivi del fracasso, più “drammatici”, più comunicativi. E soprattutto: più anticonformisti. Niente è più conformista del baccano e del dileggio degli altri. Hanno fatto il loro tempo. A fronteggiare le sentinelle ci vorrebbero altre figure silenziose e leggenti (magari con in mano Jean Genet, Voltaire, Henry Miller, Pasolini e altri autori “degenerati”) per vedere chi resiste più a lungo. Oppure la parodia intelligente, come il ragazzo che a Bergamo si unì alle sentinelle travestito da “nazista dell’Illinois”, con Mein Kampf in mano. Le Sentinelle, per l’occasione, hanno chiamato la Digos: un travestito è pur sempre un travestito.