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 2015  marzo 06 Venerdì calendario

«Quello che è successo ad Alonso non è nulla di grave. Al massimo gli migliorerà un po’ l’umore». Parla Antonio Picano, primario del San Camillo di Roma: «Gli elementi noti sono più che sufficienti ad affermare che il pilota presenta sintomi dell’amnesia post critica della sindrome post convulsiva ovvero è come se gli avessero fatto l’elettroshock»

Il mistero di Alonso, non è poi così tanto un mistero. Basta allontanarsi un po’ dal Circus – dove tra segreti industriali, convenienze di scuderia e furbizie assortite, la verità è diventata un optional – per avere un’idea chiara su quanto avvenuto. Basta, ad esempio, fare due chiacchiere con uno psichiatra di fama mondiale, Antonio Picano, primario del San Camillo di Roma, esperto nei trattamenti con l’elettroshock e, incidentalmente, grande appassionato di F1, amico personale di Niki Lauda ed Elio De Angelis, per capire cosa può essere successo a Montmelò e cosa potrà accadere.Professore, che idea si è fatto di quanto accaduto ad Alonso?«Gli elementi noti della vicenda sono più che sufficienti ad affermare in tutta tranquillità che Alonso presenta sintomi tipici dell’amnesia post critica della sindrome post convulsiva».In altri temini?«È come se gli avessero fatto l’elettro shock».Cosa rischia?«Nulla di particolare. È un disturbo transitorio del cervello che dopo essere stato resettato dallo shock elettrico ha necessità di un certo periodo di tempo per riprendere la sue funzione. Il recupero è totale. Al massimo gli migliorerà un po’ l’umore».Scusi la domanda un po’ letteraria, ma come mai Alonso ha “deciso” di ricordare proprio gli anni ‘90, quando era un giovane pilota di kart e non altri momenti? Perché solo allora era davvero felice, come spesso ha detto nelle interviste?«No, è del tutto casuale».Può spiegare perché è così sicuro sia stato un elettroshock?«È tutto tipico di quell’evento. I soccorritori lo sentivano rantolare, poi ha perso coscienza, ha fatto una pausa senza respirare, infine ha ripreso a respirare ma con il cervello in confusione. E senza memoria per un paio di giorni».La McLaren nega. La Fia anche. Dicono che non ci sono né ustioni sul corpo né gli enzimi tipici delle scosse elettriche nel sangue.«A livello medico usiamo due tamponi sulla fronte. Non lasciano tracce. È una sciocchezza. Le ustioni sono un’ipotesi remota. E anche gli enzimi di cui parla Ron Dennis».Nell’abitacolo di Alonso cosa avrebbe sostituito i vostri tamponi?Gli auricolari?«La corrente elettrica deve essere passata dagli arti superiori, penso in particolare alle mani sudate a contatto con il volante».Ma ci sono i guanti.«I guanti se le mani sono sudate, e il sudore è un ottimo conduttore di corrente, non bastano. Parliamo di correnti forti e tensioni elevate. È possibile che l’arco elettrico si sia formato attraverso l’aria, ha presente il generatore di Van De Graaf?».No.«È un generatore elettrostatico in grado di accumulare una notevole quantità di carica elettrica. Nelle scuole i ragazzi rimangono a bocca aperta guardando la scintilla enorme nell’aria. Immagino una cosa del genere. È possibile che si sia verificato un passaggio anomalo, da una mano all’altra. Basta una corrente di 120 volt alternata per una crisi convulsiva».Si rende conto del panico che può innescare questa intervista nella F1?«Mi rendo conto della complessità, sì. È ovvio che quanto successo ad Alonso può capitare a qualunque altro pilota, in qualunque momento. Secondo me non abbiamo verificato ancora per bene tutti i rischi che si possono verificare con questo tipo di macchine, in particolare sotto la pioggia. La Federazione farebbe bene a stabilire delle prove di tenuta elettrica sotto l’acqua e in condizioni di estrema umidità ambientale».