Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 06 Venerdì calendario

I rapporti privilegiati Russia-Italia. Tra jet, elicotteri, satelliti e nucleare, Renzi rompe l’isolamento internazionale di Vladimir Putin. Sembra ansioso di riammettere Mosca nel grande gioco

La t-shirt che spopola sulle bancarelle intorno al Cremlino raffigura un Putin in versione Bruce Lee che sferra un calcio a un tramortito Obama: “Ecco la nostra risposta alle sanzioni Usa”, recita la scritta. Da ieri, nella sua lotta contro il regime sanzionatorio che sta asfissiando l’economia russa, il presidente russo è convinto di aver trovato un nuovo alleato: Matteo Renzi. Il colloquio con il premier al Cremlino, dopo quello con il primo ministro Medvedev, sembra davvero una rimpatriata tra vecchi amici, che si allunga fino a tre ore, ben oltre il protocollo. L’Italia, commenta soddisfatto Putin, «è uno dei nostri partner privilegiati nel mondo». Ed entrambi i governi sembrano ansiosi di tornare a fare “business as usual” chiudendo in fretta la parentesi della crisi ucraina. Del resto sul terreno l’accordo firmato il 12 febbraio in Bielorussia sembra tenere. E Putin mostra al pubblico le ali della colomba: «Il rigoroso rispetto degli accordi di Minsk – afferma in una dichiarazione (senza domande) alla stampa – apre la strada a una soluzione complessiva del conflitto in Ucraina». Renzi concorda, sottolinea «il passo avanti decisivo» dell’accordo e già indica la Russia come un partner con cui «nei prossimi mesi sarà fondamentale lavorare insieme». Meglio ancora se per il Donbass sarà adottato a modello «la nostra regione Alto-Adige».
Insomma, se persino la Germania non vede l’ora di ricominciare a fare affari con Mosca, l’Italia stavolta cerca di arrivare prima. Renzi lo spiega di buon mattino agli oltre cento imprenditori e amministratori delegati di imprese italiane radunati per un incontro a porte chiuse all’ambasciata. Tutti ovviamente molto preoccupati per le sanzioni. Ai capi di Saipem, Natuzzi, Prismian, Whirpool, Iveco, Fiat e tanti altri, Renzi ricorda che «negli ultimi 20 anni l’Italia è cresciuta con percentuali da prefisso telefonico, fino agli ultimi tre anni, in cui ha proprio smesso di crescere». Per uscirne il rapporto con la Russia è un pilastro fondamentale. Siamo per i russi il quarto partner commerciale. Ed è fondamentale, «nonostante le sanzioni», alimentare questo canale. Lo dirà più tardi davanti ai giornalisti, accanto a Putin: «C’è uno spazio di collaborazione pur in un contesto di difficoltà legato alle sanzioni europee e alle controsanzioni russe che costituiscono naturalmente in entrambe le direzioni un problema». E quale sia questo «spazio di collaborazione» tocca a Putin rammentarlo. Italia e Russia, informa, «hanno istituito un fondo congiunto di investimenti da un miliardo di dollari». E continuano a collaborare in tutti i settori «anche se l’interscambio ha registrato perdite per i noti eventi» (mai, neppure una volta, Putin pronuncerà la parola “sanzioni”). Ecco dunque un bel cesto di carote da mostrare agli affamati imprenditori italiani: il superjet-100 frutto della collaborazione tra Alenia e Sukhoi, la Jv per gli elicotteri Agusta Westland, i sistemi satellitari, il progetto per il termoreattore nucleare, quello industriale con Rosneft e Pirelli, sino agli affari della Lukoil nelle raffinerie italiane. Senza tralasciare «i circa 900 mila cittadini russi che hanno visitato l’Italia lasciando nel vostro paese un miliardo di dollari». Insomma, tornare a un normale sistema di relazioni, suggerisce l’uomo forte del Cremlino, «è quanto oggettivamente risponde agli interessi della Russia e degli Stati membri dell’Ue».
Renzi del resto sembra ansioso di riammettere la Russia nel grande gioco, rompendo per primo il cordone sanitario creato dagli Usa intorno a Mosca. La stampa locale, come l’importante quotidiano economico Vedomosti, rende bene il senso politico della missione con un titolo senza sfumature: «Il premier italiano rompe l’isolamento internazionale di Vladimir Putin». In questo clima di rilegittimazione ci sta anche l’invito (accettato) rivolto a Putin per Expo il 10 giugno.
Se Putin riconosce che nella crisi ucraina «contiamo sui nostri partner italiani quali responsabili di uno dei Paesi chiave dell’Ue», è sulla Libia, la «vera emergenza», che Renzi chiede aiuto alla Russia. «Fondamentale», per il premier che Mosca «giochi un ruolo decisivo nella lotta contro il terrorismo». Considerato il posto nel Consiglio di Sicurezza e il rapporto privilegiato con l’Egitto, Mosca «può essere molto importante».
In questo clima di pacche sulle spalle, le questioni più urticanti restano sullo sfondo. Molto sullo sfondo. Per esempio Renzi non accenna al caso della top-gun ucraina Nadia Savchenko, detenuta in Russia e in sciopero della fame, di cui pure gli aveva parlato il giorno prima il presidente Poroshenko. E il mistero dell’omicidio di Nemtsov resta fuori dai colloqui. Il premier si reca sul ponte davanti al Cremlino per deporre un mazzo di sei garofani rosa sul luogo dell’attentato, ma l’opinione pubblica russa non lo saprà giacché sono presenti solo media italiani.