Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 06 Venerdì calendario

La secessione di Tosi dalla Lega è ormai avvenuta: «Il Veneto decide da solo». Il consiglio della Liga respinge al mittente il commissariamento e lancia la dichiarazione di guerra a Salvini: «Qui le liste le facciamo noi»

Dopo la marcia a metà su Roma Salvini innesta la retromarcia sul Veneto, costretto a scendere a patti con Flavio Tosi. I sondaggi che ha in mano il Matteo padano parlano chiaro: senza il sindaco di Verona la vittoria di Luca Zaia alle prossime regionali non solo non è assicurata, ma ne è certa la sconfitta. Per ricucire il profondo strappo creato da Salvini con il commissariamento della Liga Veneta deciso lunedì in segreteria federale del Carroccio, si è mossa l’intera diplomazia leghista: Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Giacomo Stucchi in particolare.
I “dialoganti” hanno individuato il punto di mediazione e suggerito a Salvini di offrirlo a Tosi: azzerare solo a metà il commissariamento, restituendo al consiglio nazionale della Liga il potere di comporre le liste ma non le alleanze e declassando Giancarlo Dozzo da commissario a supervisore; permettere la presenza di una lista civica a sostegno di Luca Zaia – confermato candidato presidente – che sarà però stilata con uomini scelti esclusivamente da Tosi e Zaia senza l’intervento di nessun altro. Punto, non una parola sulla messa al bando della fondazione tosiana ‘Ricostruiamo il Paese’ e l’incompatibilità sancita sempre lunedì dal federale tra l’iscrizione all’associazione e quella al Carroccio.
Con in mano la pergamena di pace dei diplomatici, ieri Salvini ha invitato Tosi a pranzo. Un incontro che l’eurodeputato ha tentato di tenere nascosto depistando persino i suoi uomini, chiaro indicatore del livello di fiducia che regna nel partito. Ad alcuni ha detto sarebbe avvenuto a Padova, ad altri Brescia. In realtà i due si sono apparecchiati a Milano. Dopo un filetto con carciofi annaffiato da uno Schioppettino (Tosi) e una frittura mista (Salvini), sul tavolo del ristorante ‘Agli orti di Leonardo’, in corso Magenta, il leader del Carroccio ha offerto a Tosi la proposta pace. Ma il sindaco di Verona ha nicchiato. Il commissariamento “è illegittimo e immotivato” per non parlare “dell’incompatibilità della mia fondazione: avete fatto una porcata, la Lega Lombarda non ha mai deciso al posto della Liga Veneta e non c’è motivo di iniziare ora”, ha chiarito Tosi. Parole poi ripetute una volta uscito dal ristorante. “Sono incazzato ma lucido”. Ha spiegato: “La frattura aperta è profondissima, può succedere di tutto perché il commissariamento ha lasciato il segno; stasera (ieri, ndr) ragiono con il consiglio della Liga, vediamo quali idee emergono e poi mi risentirò con Salvini”. Piccole ma importanti sfumature del linguaggio leghista: fino a pochi giorni fa lo chiamava Matteo. Poi è andato a Verona e in serata, alle 21 spaccate, si è presentato al cancello della sede della Liga a Noventa Padovana per partecipare alla riunione del consiglio nazionale veneto di cui lui è segretario. Tutti presenti i tosiani. Luca Zaia non si è fatto vedere. In mattinata aveva annunciato la sua assenza giustificandola con una visita a Roma dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma il Quirinale ha cancellato ogni impegno del Capo dello Stato. Eppure Zaia alla Liga non s’è visto.
“Si sapeva, faremo senza”, ha scherzato il presidente della Liga, Luca Baggio, fautore del neonato gruppo consiliare tosiano in Regione Veneto.
La riunione è durata poche ore e la conclusione è semplice quanto ovvia: una dichiarazione di guerra netta. Un documento con cui si disconosce senza se e senza ma la delibera della segreteria federale di lunedì scorso. “Dobbiamo ristabilire di chi è il diritto di decidere alleanze e liste qui in Veneto, visto che Milano ha messo in dubbio che questo diritto sia nostro noi dobbiamo rivendicarlo”, ha commentato Tosi. Una volta dunque che Salvini sostanzialmente dirà di aver fatto un errore, “allora si potrà parlare di liste e altro”. Partendo dalla certezza che “Zaia sia il candidato presidente, del resto io sono stato il primo a sostenerlo”, sottolinea il sindaco di Verona. Sulla possibilità di lasciare la Lega, di andare quindi alla scissione totale Tosi ha preferito glissare: “Non mi piace scommettere”. La stessa risposta data anche da Salvini. E a farglielo notare, Tosi sorride: “Su una cosa siamo d’accordo allora”.
Lo scontro insomma è solo iniziato. E Tosi non si tira indietro. Anzi. Chiarisce anche la sua posizione sull’ultimatum lanciato da Salvini: Tosi non lascerà la sua fondazione e aspetterà lunedì cosa farà via Bellerio. “Mi caccino loro”, ha confidato.
Il leader del Carroccio invece ha iniziato a tentennare “ma non può certo dire di aver fatto una cazzata, che figura farebbe?”, chiede uno dei suoi pochi fedelissimi. Ieri, tra una comparizione in tv e l’altra, Salvini si è limitato a un “non voglio litigare” e ad annunciare che da lunedì inizierà la campagna elettorale in Veneto. “Voglio spiegare a tutti i cittadini quello che Zaia ha fatto di buono. Io parto, il Veneto è il mio orgoglio, più siamo meglio è”.
Ma i sondaggi che ha in mano dicono che non solo a Verona e provincia ma anche in quelle di Treviso, Padova e Vicenza il sindaco Tosi è un pezzo avanti grazie al lavoro svolto con la sua fondazione in questi due anni di vita.