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 2015  marzo 06 Venerdì calendario

Il caso Parma tra essioni, debiti e ora anche la ’ndrangheta. Giudici al lavoro, indagato l’ex presidente Ghirardi che nega: «Non ho ricevuto nulla»

E ora spunta perfino l’ombra della ‘ndrangheta, tanto per non farsi mancare niente. Il pool di magistrati che sta indagando sul dissesto del Parma Calcio (il procuratore capo Antonio Salvatore Rustico e i pm Dal Monte, Amara e Ausiello) si è incontrato ieri con il capo della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, Roberto Alfonso. Il vertice, programmato da tempo, ha fornito l’occasione per approfondire alcuni aspetti dell’inchiesta che riguarda il club ducale, in particolare l’eventualità che esponenti coinvolti nella recente maxi inchiesta della Dda bolognese sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia siano venuti a contatto con ambienti vicini al Parma Calcio durante la frenetica girandola di cessioni e presidenze di questi ultimi mesi.
Un’ipotesi che gli inquirenti non si sentono di scartare, considerando la piega che stanno prendendo le indagini. L’apertura di un fascicolo per bancarotta fraudolenta nei confronti dell’ex presidente Tommaso Ghirardi pare infatti sia solo la premessa di un’inchiesta destinata a lievitare. Oltre all’ex patron, sarebbero numerosi i personaggi destinatari in questi giorni di avvisi di garanzia (in aggiunta a quelli inviati nei giorni scorsi ai vertici locali della Guardia di finanza per omissione di atti d’ufficio). Ghirardi sostiene di «non aver ricevuto nulla», ma che il treno della giustizia sia ormai in movimento trova conferma da più parti. I magistrati sospettano che all’origine del dissesto del club ducale (200 milioni il debito lordo) vi siano condotte illecite e presunte distrazioni. Con l’avvicinarsi dell’udienza del 19 marzo sull’istanza di fallimento chiesta dalla Procura, la situazione debitoria della società appare sempre più compromessa. Il buco Parma ha numeri da brividi: 48 milioni di debiti con le banche, 38 con i fornitori, poco meno di 20 tra tasse e previdenza (49 milioni il totale dei debiti «sportivi»). Cifre che difficilmente potranno essere compensate dall’ipotetico valore dei giocatori (attorno ai 95 milioni).
È un’atmosfera surreale quella che si respira a Collecchio e dintorni. Perfino l’asta dei beni sequestrati alla società nei giorni scorsi dagli ufficiali giudiziari si è risolta in un mezzo fiasco. A parte due pullmini e un furgone (per un valore totale di 20 mila euro), nessuno si è fatto avanti per acquistare, se non altro per ricordo, la panchina dove sedeva Donadoni o gli attrezzi della palestra o gli armadietti dei giocatori allo stadio Tardini. Con il risultato che i rivali di Reggio Emilia stanno perfidamente meditando una colletta per portarsi a casa, a mo’ di scalpo, la panchina del (fu) Parma.