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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

Giù le mani dalle auto diesel. Se arriveranno divieti e nuove leggi più severe, sarà lotta dura, i costruttori fanno fronte comune. Marchionne: «Proibire motori a gasolio o dire che sono la fonte di tutti i mali è sciocco e sbagliato»

Giù le mani dalle auto diesel. Se arriveranno divieti e nuove leggi più severe, sarà lotta dura, i costruttori fanno fronte comune. «Proibire motori a gasolio o dire che sono la fonte di tutti i mali è sciocco e sbagliato», commenta Sergio Marchionne, presente alla riunione dell’Acea, l’associazione dei produttori europei. Un meeting delicato, al termine del quale i big dell’automobile hanno voluto mandare un messaggio chiaro. A chi? Al sindaco di Parigi, Anne Hildago, prima fra tutti, che vorrebbe bandire dalla città le vetture diesel dal 2020 per abbassare il livello di inquinamento. E a tutti quegli amministratori locali che dovessero imitarla, perché è chiaro che si se si muove la capitale francese gli altri non resterebbero fermi. Se approvate, misure del genere avrebbero l’effetto devastanti sui bilanci delle case.
In Europa una macchina su due che esce dalla concessionaria «beve» gasolio. In Italia la percentuale è anche superiore, il 55% delle immatricolazioni. Ma il problema, secondo Marchionne, è un altro: «L’età media dei modelli che circolano: si vedono ancora troppi Euro 0, 1, 2 e 3». Quelli sì inquinanti e già «off limits» in parecchi centri urbani per cercare di arginare le polveri sottili fuori controllo. A Milano con un diesel senza filtro anti-particolato, anche se Euro 4, nell’Area C non si entrerà più dal 2017, nemmeno pagando. Ma mettere sullo stesso piano tecnologie di 10-15 anni fa con i moderni motori – da settembre tutte le nuove vetture saranno omologate Euro 6, standard molto severo proprio con i turbodiesel – è un po’ come paragonare l’iPhone ai primi cellulari della Motorola. Che la crociata anti-gasolio poi parta dalla Francia non è un caso: il governo ha concesso generosi incentivi, fino a diecimila euro, per chi compra un’auto elettrica; la lobby energetica è forte, i costi dell’elettricità più bassi che altrove grazie alle centrali nucleari. L’industria di casa con la Renault ha cavalcato a lungo l’onda verde, ma del futuro a emissioni zero si è visto quasi niente. Il mercato è inesistente: poco meno di cinquanta mila le vetture a batterie immatricolate l’anno scorso in Europa. Una goccia nel mare. Costano care, percorrono pochi chilometri (al massimo 200), le colonnine di ricarica sono poco diffuse. Se le possono permettere i norvegesi, che preferiscono la Tesla alla Golf. Ma tutto ha un prezzo: Oslo, pur essendo fra i principali esportatori di petrolio al mondo, non bada a spese nel sostenere la domanda di prodotti «no oil». Con bonus statali che in certi casi superano i 20 mila euro. Altro che «spending review».
«L’errore è stato cercare di portare la tecnologia elettrica su modelli a basso costo quando non è ancora pronta. La lezione della Tesla dimostra che funziona il contrario» ammette il presidente della Mercedes Dieter Zetsche. I tedeschi, che a Bruxelles dettano la linea anche sulle quattro ruote, stavolta sono d’accordo con tutti. Senza i diesel di nuova generazione, rispettare i limiti di 95 g/km di CO2 imposti dalla Ue per il 2021, sarebbe impossibile.