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 2015  marzo 03 Martedì calendario

Netanyahu arriva negli Stati Uniti e prova a smorzare le polemiche con Obama: «L’alleanza con l’America non è stata mai così salda. Non ho mai voluto mancare di rispetto a Obama, ma è un obbligo morale fermare il nucleare iraniano». La replica seccata del presidente Usa: «Finora su Teheran ha sempre sbagliato»

Un dettaglio. L’ambasciatore americano all’Onu Samantha Power stava per prendere la parola all’Aipac a Washington e il presidente dell’associazione ebraica statunitense ha esortato i presenti a trattare «tutti gli oratori come fossero ospiti nella nostra casa».
La raccomandazione, rispettata, ha segnalato il timore di qualche contestazione in un momento dove gli amici, Israele e Usa, appaiono avversari. Anche se i protagonisti hanno provato a smentire senza però insistere sulle proprie idee. A cominciare da Bibi Netanyahu intervenuto davanti alla medesima platea alla vigilia del discorso al Congresso incentrato sull’Iran. Iniziativa mal digerita dalla Casa Bianca che ha negato al primo ministro l’onore di un colloquio.
Anticipato dalle polemiche e dalla ben nota mancanza di feeling con il presidente Usa, il capo del governo israeliano ha provato ieri ad abbassare la temperatura: 1) «L’alleanza con l’America non è stata mai così salda... Siamo una famiglia». 2) È un errore sostenere che le relazioni siano in crisi. 3) «Non ho mai voluto mancare di rispetto a Obama». 4) Ma ha aggiunto che «i tentacoli del terrore» dell’Iran arrivano in tutto il mondo. «Israele si difenderà. È un obbligo morale fermare il nucleare iraniano».
Il premier ha quindi negato di voler intervenire al Congresso per motivi politici ed ha trovato anche il modo di prendere le parti della moglie Sarah, sotto tiro – di nuovo – per le spese eccessive e comportamenti a volte sopra le righe. Alta strategia, considerazioni elettorali – in Israele si vota il 17 marzo – e aspetti personali. Un intreccio anche temporale.
Mentre Bibi parlava, a Montreaux, in Svizzera, americani e iraniani sedevano allo stesso tavolo per negoziare. E proprio dalle rive del lago elvetico è stato il segretario di Stato Kerry ad ammonire l’alleato. Il capo della diplomazia ha espresso il timore che fughe di notizie sulle trattative possano avere conseguenze serie. Un riferimento all’imminente discorso di Netanyahu davanti ai congressisti. Un’occasione doppia per il premier israeliano. Potrà ribadire che l’intesa con Teheran è una minaccia «esistenziale» e avrà modo di usare il discorso in chiave elettorale.
Da qui l’irritazione per un’iniziativa giudicata un’invasione di campo con la «complicità» dei repubblicani che hanno invitato il premier. Obama, a sua volta, ha difeso la trattativa legandola però all’impegno che non sarà mai permesso a Teheran di arrivare alla Bomba e alla richiesta che i mullah «fermino le ricerche atomiche per 10 anni». Il presidente ha negato l’esistenza di un «problema personale» con Netanyahu che però sull’Iran si è «sbagliato». La Casa Bianca ha quindi ricordato la montagna di denaro investita dagli Usa per la sicurezza di Israele.