Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

Fare la spia è lecito. Almeno secondo l’Agenzia delle entrate che con una circolare invita i dipendenti a denunciare colleghi corrotti: in cambio si garantisce riservatezza e protezione da eventuali ritorsioni

Garanzia dell’anonimato, denunce criptate, programma di protezione da eventuali ritorsioni. La «gola profonda» o whistleblower, come gli anglosassoni chiamano chi denuncia situazioni di corruzione nel proprio ufficio o nella propria azienda, arriva anche in Italia. La prima amministrazione a far decollare il piano – sollecitato dal capo dell’Anticorruzione Raffaele Cantone a tutte le strutture dello Stato – è da ieri l’Agenzia delle entrate, il braccio operativo nella lotta all’evasione fiscale. Con una circolare la direttrice Rossella Orlandi ha impartito dettagliate indicazioni operative per combattere furbi e profittatori. «Dobbiamo accollarci insieme il carico di denunciare i comportamenti illeciti, non solo i reati, ma tutte quelle condotte che non possono e non devono appartenere al comune sentire di una amministrazione sana, che chiede ogni giorno correttezza e trasparenza a 43 milioni di italiani», ha scritto la Orlandi ai dipendenti dell’Agenzia.La sollecitazione a denunciare le condotte illecite è pressante: in cambio si garantisce riservatezza e protezione da eventuali ritorsioni. Il dipendente che matura l’intenzione di collaborare potrà rivelare, in via riservata o anonimamente, le «condotte illecite» e le «situazioni di illecito» di cui è venuto a conoscenza. L’invito alla segnalazione riguarda non solo le fattispecie penali ma anche «ogni comportamento, anche omissivo, che possa ritenersi in contrasto con norme di legge, regolamenti, disposizioni di prassi e organizzative dell’Agenzia ». Per chi bara non c’è scampo. Il vicino di scrivania potrebbe osservarlo in silenzio, formarsi un’opinione e decidere di far prevalere il senso civico sull’omertà spesso riservata al collega. L’Agenzia, che negli ultimi anni, con picchi a Roma e in Campania, è stata afflitta dal fenomeno della corruzione e delle cosiddette «mele marce», indica nel protocollo le situazioni che possono essere oggetto di denuncia. La mail criptata da inviate al team del responsabile anticorruzione o la denuncia che può confluire in una sorta di bacheca elettronica riservata dell’Agenzia, può prendere spunto da ogni circostanza sospetta. La circolare le definisce «anomalie comportamentali o procedurali» e indica come esempio di situazioni da tenere sott’occhio il tentativo di accedere al sistema informatico al di fuori dei propri ambiti di indagine, i rapporti troppo frequenti con un singolo contribuente o con qualche studio commerciale, l’eccesso di curiosità con richieste «reiterate e pressanti» sull’andamento di un fascicolo di accertamento fiscale seguito da un altro collega.La segnalazione o denuncia darà il via ad una fase istruttoria da parte del team ristrettissimo (due o tre persone) del Responsabile della prevenzione della corruzione che deciderà se archiviare o procedere fino alle estreme conseguenze disciplinari e, nel caso, alla denuncia alla Procura della Repubblica.È evidente che la situazione del «whistleblower» non è delle più facili e il suo coraggio va tutelato. Il codice dell’Agenzia prevede che un programma, con adeguate risorse, per «proteggere l’identità del denunciante preservandolo da ogni rischio di ritorsione». Tra le tante casistiche c’è infatti anche quella della denuncia del proprio capo o superiore gerarchico. Chi denuncia non potrà essere trasferito, licenziato, sanzionato o discriminato.