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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

La caduta senza fine dell’Inter, una squadra sbagliata. La Roma senza più idee né lucidità. La Juve rallenta, pareggia e non allunga sui giallorossi. Il Milan lancia un segnale di ripresa con Menez e Destro, mentre il Napoli scopre il talento di Gabbiadini

Il meglio dai giornali si oggi sull’ultima giornata di Serie A: analisi, commenti e stroncature.


Non cambia nulla tra Juve e Roma, ma qualcosa sta invece cambiando nelle profondità meno evidenti del campionato, nella capacità di pensare modelli diversi e nel coraggio di praticarli. Due squadre rappresentano questa tendenza meglio di tutte, anche se non sono le uniche: Empoli e Sassuolo [Maurizio Crosetti, Rep]
 
L’Empoli ha sminuito la Roma, il Sassuolo ha ridotto l’Inter a un cencio con gli stessi argomenti dei toscani, cioè giocando meglio. La provincia non s’arrocca più, non lucra sull’eventuale golletto, va avanti invece con coraggio, attaccanti, idee e italianità. Sul mercato, la Roma vale sei volte più dell’Empoli (254 milioni contro 43), ma sul campo non si è visto. L’Inter ha una rosa da 235 milioni, il Sassuolo da 80. Morale: 3-1 per il Sassuolo che al fischio d’inizio aveva in formazione un solo straniero, Vrsaljko, e l’Inter un solo italiano, Ranocchia, ma 11 giocatori di 11 nazionalità diverse, record della galassia [Maurizio Crosetti, Rep]
 
C’è un piccolo vantaggio dietro le sconfitte dell’Inter: non sono più importanti. Non c’è un campionato da salvare, sono già chiari gli errori. Semmai ci sono ancora coppe importanti in cui correre. Questo vantaggio deve essere usato fino in fondo. L’errore è cercare una soluzione definitiva ogni domenica, non un ragionamento o un lavoro, ma un miracolo. Questo non è possibile, l’Inter è profondamente sbagliata. Non ha cattivi giocatori, non è per niente dietro al Milan tanto per dare un riferimento, è solo inaccettabile come regola tecnica [Mario Sconcerti, Cds].
 
Quando Icardi e Guarin vanno a dare la loro maglia di sconfitti ai tifosi, si aspettano di essere capiti. Nella loro testa è un’ammissione di colpa. Quando vengono respinti, finiscono davanti a qualcosa che non capiscono. Io ti ho dato la mia buona volontà, la mia umiliazione, e tu rispondi offendendomi. E scoppia la piccola guerra tra due mondi che non si toccano più. Nessuno ha ragione. Ma la colpa di Icardi è di essere un ragazzo convinto di aver risolto con il tweet la sua vita e quella degli altri. La colpa dei tifosi è giudicare l’intensità di un amore dai risultati. La realtà dell’Inter oggi sta nel mezzo. Serve pazienza e coscienza che i tempi sono cambiati [Mario Sconcerti, Cds].
 
Dentro Inter e Roma impressiona soprattutto la povertà di fosforo. Unico schema del secondo tempo giallorosso, il tiro da lontano di Nainggolan, comunque sempre uno schema in più dell’Inter [Maurizio Crosetti, Rep].
 
Da due mesi a questa parte, tranne qualche eccezione nelle singole gare, sono tutti i calciatori a giocare al di sotto delle loro potenzialità. Non è dunque un problema di singoli, o degli avversari che ne hanno preso le misure. Il motivo è semplice: la squadra non corre, non ha la brillantezza fondamentale soprattutto per il suo gioco. Esce nella ripresa perché ha fondo nelle gambe, qualità tecnica e gli altri inevitabilmente calano. Sorprende che Garcia non abbia preso le doverose contromisure, anche tattiche, per impedire le bambole dei primi 45’ di gioco. Le assenze sono una giustificazione che regge fino a un certo punto. Castan, Strootman e Iturbe, sono infatti le eccezioni a 18 infortuni muscolari, troppi per invocare solo la sfortuna [Massimo Caputi, Mes].
 
Invece, nella Samp sepolta da un ottimo Toro (tripletta di Quagliarella), colpisce la perfida abilità nello smontaggio di un meccanismo quasi perfetto: via Gabbiadini, arrivi suggestivi (Eto’o, Muriel) ma tutti da verificare, chissà cosa ne twitta il viperetta [Maurizio Crosetti, Rep].
 
È stata la giornata del Toro, non è stata la giornata dell’Inter. Era successo già domenica scorsa nello scontro diretto di San Siro, anzi tutto è probabilmente cominciato quando Moretti si era persino inginocchiato tra le statuine nerazzurre per timbrare una vittoria che mancava da 27 anni. Ma poi è continuato ieri in misura davvero imprevedibile sia sull’uno che sull’altro fronte. Il Torino in copertina per aver demolito la Sampdoria rivelazione [Gigi Garanzini, Sta].
 
L’arrivo di Destro al Milan indica continuità per Inzaghi. Anche se poi i centravanti passano e i gol li segna sempre Ménez [Mario Sconcerti, Cds].
 
Per la terza volta la Juve non segna, mentre l’anno scorso era successo in una sola occasione. I bianconeri avevano già un po’ frenato a Parma, in Coppa Italia, e del resto il loro vantaggio numerico sulla Roma (e non solo) è un solco enorme, pur non essendo salito a più 9. Tra una ventina di giorni ricomincia la Champions, logico che possano acquietarsi un po’ in campionato. A proposito, adesso è chiaro che con la superiorità della Juve nei confronti della Roma c’entrava poco o nulla l’arbitraggio del signor Rocchi: gli aiuti, la Roma non sa più darseli da sé [Maurizio Crosetti, Rep].