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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Siamo passati dal mafioso «toglietevi la maglia» dei tifosi del Genoa (aprile 2012) al disperato «tenetevi la maglia» di quelli dell’Inter (ieri nello stadio del Sassuolo) e almeno stavolta non ci sono minacce. Solo brutte parole

Siamo passati dal mafioso «toglietevi la maglia» dei tifosi del Genoa (aprile 2012) al disperato «tenetevi la maglia» di quelli dell’Inter (ieri nello stadio del Sassuolo) e almeno stavolta non ci sono minacce. Solo brutte parole.
Icardi ci è rimasto male, ha risposto con gli insulti, ma forse lo sgarbo aveva senso. Non la prenda sul personale: abbiamo sempre e giustamente fustigato gli ultrà per reazioni prive di senno ed eccessi senza fantasia e il rifiuto del regalo più ambito è invece un gesto lecito, una botta di creatività. Maurito voleva lenire le sofferenze di chi si è sobbarcato una trasferta ed è rientrato con una sconfitta oltre all’ennesima figuraccia, solo che non vale tutto.
Una maglia conta se la si porta con un certo stile e chi pensa che i colori vadano omaggiati sempre e a prescindere ha un rapporto con il tifo molto filosofico. Se sei sotto di un gol, hai un uomo in più e nei sette minuti del tutto per tutto lasci agli avversari un’occasione d’oro e peggiori il passivo (seppur con rigore discutibile) non ti meriti affetto gratis. Devi aspettarti che anche chi ti segue si giri dall’altra parte. Per dieci minuti, mezza giornata, fino a che non passa. In questi casi lanciare la maglia è una provocazione, restituirla un atto dovuto. E, per cambiare, persino educato. Una tempo da lì piovevano motorini.