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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Perché Charlie Hebdo non è uscito? Che succede? Spiega il caporedattore Gérard Biard: «È una questione puramente di lavoro. Ci mancano otto pilastri. Persone che erano grandi disegnatori, grandi scrittori. È indispensabile trascorrere qualche giorno di riflessione»

Sul numero speciale stampato in 7 milioni e 300mila copie, a pagina  3, in calce al polemico fondo “Ci saranno ancora dei sì, ma?” firmato da Gérard Biard, caporedattore di Charlie Hebdo, strenuo difensore della laicità e dell’irriverenza nei confronti del potere c’era scritto: il prossimo numero uscirà mercoledì 28 gennaio. Invece, il nuovo numero 1179 non è arrivato mai in edicola. Anzi. Anne Hommel, la portavoce del settimanale satirico, ha spiegato ieri che il team di Charlie “non è pronto” a tornare “coi consueti ritmi di lavoro”.
Biard che succede?
«Il giornale esce, e uscirà presto. Charlie Hebdo continua il suo cammino. È indispensabile trascorrere qualche giorno di riflessione. Abbiamo bisogno di un momento di pausa, per riorganizzarci e superare lo stress. Giorni in cui dobbiamo ragionare e elaborare il come e il chi, cioè che scelte operare per fare il nuovo giornale».
Quindi?
«Non ci siamo prefissati una data precisa. Stiamo riflettendo su quello che vogliamo fare e quello che dobbiamo fare. Siamo rimasti in una quindicina. Per il momento continuiamo a lavorare nello spazio che il quotidiano Libération ci ha messo a disposizione».
Sono stati giorni tremendi, dopo il massacro e lo sforzo collettivo dei superstiti per l’uscita del fiero Je suis Charlie... i redattori si dicono giustamente “stanchi e provati”, forse è subentrato il naturale contraccolpo psicologico...
«Può essere, però questo non c’entra col ritardo. È una questione puramente di lavoro. Ci mancano otto pilastri di Charlie Hebdo. Persone che erano grandi disegnatori, grandi scrittori. Che avevano grandi idee. Persone che non erano in questo giornale per caso».
E che non si rimpiazzano dall’oggi al domani...
«No, non si trovano in un giorno.... Ma non siamo decapitati. Siamo senza gli otto pilastri. Per questo dobbiamo seriamente riflettere su come portare avanti il nostro progetto».
Dall’estero, qualche vignettista non si è offerto per rinforzare la redazione?
«Per ora nessuno».
Al festival del fumetto di Angoulème, il più importante del settore, che si è concluso domenica, siete stati premiati...
«Ma non ci siamo andati. Il nostro premio è stato ritirato per noi da un amico».
L’importante è ritornare in edicola, o no?
«Prima dobbiamo risolvere una parte pratica, tecnica: si deve fare il giornale e siamo senza otto pilastri, lo ripeto, e questo non lo si risolve in un giorno. Ci occorre tempo per riordinare le idee, per riprendere i ritmi consueti. E discutere anche di cosa fare delle somme incassate con le vendite del numero straordinario e dei contributi di chi ci ha voluto aiutare».
A proposito di soldi. L’Istituto iraniano del fumetto ha deciso di istituire un concorso internazionale di vignette per replicare ai disegni satirici su Maometto pubblicati da Charlie Hebdo: premi piuttosto cospicui (12mila, 8mila e 5mila dollari per i primi tre classificati). Le opere verranno esposte al Museo Palestinese d’Arte Contemporanea di Teheran. Non bastasse, è in corso la campagna #IloveMohammad lanciata “per denunciare l’orrore del terrorismo da parte dei musulmani e rispondere all’islamofobia”. Dulcisi in fundo, la Bbc si rifiuta di definire “terroristi” i massacratori di Charlie, conformemente al “codice redazionale” che non prescrive l’uso della parola terrorista ma raccomanda “una riflessione approfondita prima che sia pronunciata”. Coraggio, amici di Charlie, non vediamo l’ora di sfogliare il nuovo 1179.