Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Le tre pensioni di Mattarella. C’è quella da docente universitario (3mila euro netti), quella da Giudice costituzionale (meno di 200mila euro annui) e il vitalizio da ex parlamentare (5mila euro). Senza contare che fra sette anni avrà diritto al trattamento previsto per i Senatori a vita (altri 13mila euro al mese)

La domanda, velenosa, la butta lì il leghista Luca Zaia, governatore veneto e grande (non) elettore del nuovo presidente della Repubblica: «Ma quanto prende di vitalizio Mattarella?». Una pensiero irriguardoso che rovina l’incanto del presidente frugale, che si muove a piedi o in Panda grigia, che a Roma vive in soli 50 metri quadri della foresteria della Consulta, e che come lusso si concede a fine pasto un Pocket Coffee. C’è un risvolto, però, politico. L’altro quirinabile, Giuliano Amato, è stato immolato (anche) per i fardello delle famose pensioni d’oro, quel cumulo monstre che ne ha fatto una sorta di nemico del popolo (anche se, a onor del vero, Amato ne ha volontariamente congelato più della metà). Ma anche Mattarella, come Amato, nella lunga e prestigiosa carriera, di incarichi, poltrone e nomine ne ha avute molte, e molte prevedono una pensione. Mattarella è professore, da quando giovane e brillante giurista, inizia la carriera accademica all’Università di Palermo, che lo porta al massimo grado, docente ordinario di Diritto costituzionale, come ricorda, salutandone l’elezione al Colle, il rettore dell’ateneo palermitano Roberto Lagalla: «È un grande motivo di orgoglio per il nostro Ateneo dove a lungo Mattarella ha insegnato con riconosciuto prestigio». Alla pensione da ex docente universitario (cifra che si aggira in media sui 3mila euro netti), dunque, si aggiungono quelle delle carriere successive, o parallele. Nel 1983, quando è ancora professore associato, Mattarella viene eletto alla Camera, come deputato Dc, e a Montecitorio resterà per sette legislature consecutive, fino al 2008, passando da Dc, Ppi, Ulivo, Margherita, fino al Pd. Venticinque anni di servizio che si tramutano, al compimento dei 65 anni (ma anche prima) in più di 5mila euro netti di vitalizio.
Poi una volta uscito dal Parlamento Sergio Mattarella viene eletto nel «Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa», potentissimo organo di autogoverno della potentissima casta dei magistrati amministrativi (Tar, Consiglio di Stato). E lì resta per poco più di due anni. Ma è l’altra poltrona, quella da giudice della Corte Costituzionale, ricoperta da Mattarella dal 2011 fino a oggi, che comporta il trattamento più lussuoso. Non solo lo stipendio e i benefit per chi ne fa parte, ma anche la pensione degli ex. «Forse il più grande scandalo della pubblica amministrazione in Italia e anche uno dei più nascosti» l’ha definito l’economista Roberto Perotti, che per pura coincidenza è anche uno dei consulenti economici chiamati da Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Lo scandalo sta nel trattamento economico dei giudici costituzionali, che – dopo il taglio – è di circa 360mila euro lordi l’anno. Pari a 130mila euro in più rispetto ai giudici costituzionali della Gran Bretagna e del Canada, e più del doppio di quelli americani. In più, i membri della Consulta, hanno auto di sevizio, viaggi gratis su treni, aerei e taxi, appartamento-foresteria a disposizione, cellulare, pc e telefono a spese della Corte. E poi, finito il mandato, il trattamento pensionistico, che in media – calcola Perotti – è di 200mila euro l’anno (meno per chi – come Mattarella – non ha completato i nove anni).
E poi, oltre alle pensioni, ci sarà, finito il settennato al Quirinale (circa 240mila euro l’anno è lo stipendio del capo dello Stato), il trattamento previsto per i senatori a vita, carica acquisita automaticamente da tutti gli ex presidenti della Repubblica: 13mila euro al mese. Che si aggiungeranno alle pensioni. Non proprio frugali.