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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

La fine dei monopoli tv, ora è guerra all’ultimo diritto. Per Sky e Mediaset pochi spazi e prove di pax armata

Sembra che la concorrenza non faccia sempre bene al mercato e qualche volta l’abbraccio col nemico può fare meglio. Lo si sente ripetere come un mantra da chi, di questi tempi, nelle banche d’affari e nelle case di analisi, si occupa di media company. Il settore in grande trasformazione in tutto il mondo, tra la corsa ai contenuti e ai diritti e le grandi manovre per tenere insieme gli stessi produttori di contenuti e i fornitori di piattaforme tecnologiche per la distribuzione, dal cavo alla telefonia mobile passando per Internet e la fibra.

Scenario

In Italia, lo spazio a disposizione per crescere è ormai assai limitato ed è questa la ragione fondamentale del pressing per un accordo nella televisione a pagamento tra gli avversari di sempre: Sky, controllata dal network di Rupert Murdoch e Mediaset Premium del gruppo Berlusconi. Gli interessati un po’ ci ragionano e un po’ smentiscono e non potrebbe essere diversamente, la partita dei media è tra le più fluide soprattutto in Europa e anche in Italia, ancor prima del fischio d’inizio, le variabili in campo sono già numerose.
Prendiamo Sky. L’attenzione è ora rivolta alla sfida diretta al duopolio televisivo tradizionale Rai Mediaset del broadcaster britannico guidato in Italia da Andrea Zappia di trasmettere in chiaro, nel gratuito, il Tg24 con le sue news e i suo approfondimenti in continua. Una decisione divenuta operativa sul canale 27 alla vigilia della maratona parlamentare per l’elezione del presidente della Repubblica, evento al quale il network ha assicurato una copertura non stop. A costi relativamente contenuti Sky ha riposizionato il marchio sbarcato nel nostro paese nel 2003 con il via libera dell’allora commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti, alla fusione Stream-Tele+.
Non solo sport dunque, per Sky, ma anche informazione e intrattenimento dopo l’inserimento nel palinsesto di programmi come Masterchef e Xfactor. Prima ancora di capire se e quanta sostanza possono avere le voci di accordo sui diritti della Champions League e delle otto principali squadre di Serie A con Mediaset Premium, Sky farà partire tra poche settimane, in primavera, la collaborazione con Telecom Italia. Dell’intesa con il primo operatore telefonico domestico si è parlato fin qui quasi solo come di un’operazione commerciale. Si tratta anche di un passo strategico coerente con quanto accade nel resto del gruppo.

Matrimoni

Le nozze contenuti-telefonia si celebrano in tanti mercati in Europa. È di questi giorni la notizia del nuovo servizio di telefonia mobile che la società di Murdoch lancerà nel 2016 in Gran Bretagna con Telefonica e la sua controllata O2. Sky, che è già il secondo provider di banda larga alle famiglie, affitterà capacità di rete da O2 per offrire servizi voce e dati su apparecchi mobili.
Ma l’orizzonte delle alleanze e delle opportunità potrebbe presto allargarsi: Telefonica è in procinto di vendere O2 alla compagnia di Hong Kong Hutchison Whampoa, che in Gran Bretagna controlla Three Mobile e in Italia «3». Nel portafoglio partnership (sui contenuti) di Sky resiste comunque anche Vodafone. Insomma, se quello del colosso che fa capo a Murdoch può essere considerato un modello, il gioco delle alleanze e delle collaborazioni su diritti e contenuti pare offrire un caleidoscopio di combinazioni.
Un movimento che porta al superamento di steccati e monopoli, non attraverso un aumento della concorrenza ma con più integrazione.
«La fine di una costosissima guerra tra Mediaset e Sky» se la augura tra gli altri, un report appena pubblicato da Fabio Pavan, analista di Mediobanca. Argomenta Pavan che un’intesa rappresenterebbe un grande vantaggio per entrambi gli operatori e un aumento di valore della tv a pagamento. «Il settore è in rapida evoluzione – scrive – spinto dalla fame delle telecomunicazioni per i contenuti premium che sta lievitando ovunque grazie al broadband e al G4. Una buona notizia per chi i contenuti li produce». E tra gli effetti ci sarà, come già si è visto nel 2014, in un aumento dei prezzi dei diritti. Mediaset dovrebbe beneficiare del maggiore appeal delle sue attività a pagamento», ma certo le maggiori dimensioni del suo competitor restano un fatto. Lo studio non si spinge fino alle simulazioni di un possibile accordo, sul quale si esercitano invece consulenti e e banche.
Al momento, la retorica di Sky mangia-tutto viene ritenuta poco credibile mentre ci si esercita sull’ipotesi forse più percorribile di un ingresso di Sky in Mediaset Premium con una quota di maggioranza relativa. Il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi resterebbe in minoranza e le stesso farebbe almeno in un primo tempo Telefonica. Tutti però aspettano che a girare le carte sia Vincent Bollorè, patron di Vivendì e Canal Plus in procinto di diventare primo socio di Telecom rilevando la quota di Telefonica. E poi di investire nel gruppo Berlusconi.