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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Obama consegna oggi al Congresso un piano di budget che promette di investire nella crescita, chiudere scappatoie fiscali per aziende e redditi più alti e archiviare l’austerità ereditata dalla crisi. Tra le proposte più ambiziose ci sarà una “minimum tax” del 19% sugli utili futuri generati all’estero dalle aziende

Barack Obama consegna oggi al Congresso un piano di budget che promette di investire nella crescita, chiudere scappatoie fiscali per aziende e redditi più alti e archiviare l’austerità ereditata dalla crisi. Ma è una proposta tutt’altro che facile, che prelude a un duro scontro politico: tra un presidente democratico agli ultimi due anni del mandato, impegnato a utilizzare la spesa pubblica per correggere quelle che giudica debolezze e storture della ripresa. E una maggioranza repubblicana al Congresso che insiste sui pilastri del rigore fiscale, del taglio delle tasse e della riduzione del ruolo del governo nell’economia.
Tra le proposte di Obama più ambiziose, stando a quanto è filtrato, ci sarà una “minimum tax” del 19% sugli utili futuri generati all’estero dalle aziende, affiancata da un’imposta del 14% sui profitti accumulati (oltre 2mila miliardi di dollari) oltre confine. In cambio offre di abbassare l’aliquota sugli utili societari, oggi pari al 35% anche se molte società pagano percentuali effettive molto inferiori.
Queste due misure dovrebbero rastrellare in dieci anni 565 miliardi di dollari, 478 dei quali da destinare a progetti infrastrutturali. In precedenza erano già emersi dettagli su maggiori prelievi sulle banche e aumenti delle imposte sui guadagni di capitale, in grado di generare 320 miliardi da restituire in buona parte (oltre 200 miliardi) sotto forma di sgravi e incentivi ai ceti medi, cuore di una “middle class economics”. Per settimane Obama ha anche attraversato il Paese propugnando una serie di nuove iniziative, da crediti triplicati per i figli a carico a aiuti sui mutui fino ai 215 milioni annunciati venerdì per la ricerca medica d’avanguardia della “precision medicine”.
Nel budget 2016, complessivamente da 3.990 miliardi, la Casa Bianca chiederà di superare – di 74 miliardi, un incremento del 7% – i limiti di spesa adottati tra il 2011 e il 2013 assieme all’opposizione come parte di un accordo sulla riduzione dei deficit. Per l’anno fiscale che inizierà a ottobre Obama prevede una spesa discrezionale di 561 miliardi per la difesa e 530 miliardi per investimenti civili. Cifre che oltrepassano i precedenti tetti di 38 miliardi nel caso del Pentagono, di 37 miliardi per il resto del budget. Una mancanza di nuovi accordi bipartisan potrebbe sollevare nuovamente lo spettro del “sequester”, di tagli automatici e generalizzati per 1.200 miliardi in dieci anni istituiti a salvaguardia dei conti pubblici e mitigati da un compromesso biennale ora in scadenza.
Ma lo scontro con i repubblicani appare inevitabile. Le prime battaglie non tarderanno: se la polemica sul budget potrebbe scaldarsi solo in estate, si profila un duello sugli stanziamenti per il Department of Homeland Security, che i repubblicani hanno finanziato solo fino a febbraio in rappresaglia contro le riforme d’autorità sull’immigrazione decise dal presidente, e sull’innalzamento del tetto del deb ito del Paese in marzo. Obama fa leva su miglioramenti dell’economia e delle finanze pubbliche, affermando che questo è il momento migliore per sostenere la crescita e correggere le sue sperequazioni.
Il Congressional budget office ha previsto che il deficit nell’anno in corso sia di 468 miliardi, pari al 2,6% del Pil, rispetto al circa a 10% raggiunto negli anni della crisi, e che possa restare attorno al 2,5% fino al 2017. Nel discorso radiofonico del sabato il presidente, incalzato da correnti liberal del suo partito che lo considerano poco aggressivo, ha affermato che la scelta è tra un’economia «dove pochi stanno spettacolarmente bene» e una dove «chiunque lavori sodo ha possibilità di farcela». E sull’Huffington Post ha incalzato: «Se il Congresso respinge il mio piano, minaccerà la nostra economia e le nostre forze armate. Gli investimenti in aree chiave cadranno ai minimi in dieci anni, mettendo a rischio l’istruzione, la ricerca, le infrastrutture e la sicurezza nazionale».
I repubblicani, se sono sensibili a incrementi di spese quali quella militare, intendono al contrario istituire maggiori risparmi e il blocco di qualunque aumento delle tasse, principi della strategia pro-crescita e pro-business che ispirerà la loro certa controproposta di budget.