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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Alfa Romeo e Ferrari di nuovo insieme. Come un secolo fa, quando a far correre il Biscione milanese era il Cavallino di Modena. Ecco il piano di Sergio Marchionne

Corsi e ricorsi, il passato che ritorna. Deve necessariamente tornare quello dell’Alfa Romeo se, come vuole il piano di Sergio Marchionne, sarà il brand della casa milanese ad affiancare Jeep nell’area premium globale di Fca, il nuovo gigante dell’auto italo-americano che, entro il 2018, ha l’obiettivo di vendere sette milioni di vetture l’anno in tutti i continenti. Con un colpo a sorpresa e dal sapore dolce, l’inventore di Fiat Chrysler che ora anche presidente del Cavallino ha riportato le lancette indietro di quasi un secolo, mettendo l’uno a fianco all’altro su un bolide da corsa due dei più prestigiosi marchi sportivi della storia dell’auto. Nell’era delle monoposto efficienti e tecnologiche, se serviva un messaggio forte è arrivato. Sulla nuova SF15-T svelata venerdì, che ieri con Sebastian Vettel ha segnato il miglior tempo nei primi test a Jerez e presto affronterà l’impegnativa stagione di F1 sfidando come in passato la tecnologia tedesca rappresentata dalla Mercedes, c’è infatti sia il Cavallino di Maranello che il Biscione dell’Alfa. Esce invece di scena la scritta Fiat, negli ultimi anni sempre presente sulla Rossa per identificare la capogruppo, visto che ora è solo uno dei brand di Fca.
UNA COPPIA IMBATTIBILE
I due gloriosi loghi, a parti invertite, hanno a lungo camminato a braccetto, rappresentando il meglio della tecnologia e del genio made in Italy in giro per il mondo. Alla fine degli anni Venti, infatti, la Scuderia di Enzo Ferrari fu fondata proprio per far correre ufficialmente le Alfa Romeo (la mission era scritta nello statuto, fra i piloti c’era anche Tazio Nuvolari) equipaggiate con gli altrettanto italianissimi pneumatici Pirelli (pure questo brand tricolore figura in bella vista sulla SF15-T). Il legame fra Cavallino e Biscione profuma di leggenda. Era il 1923 ed Enzo, all’epoca pilota, aveva appena dominato a Ravenna il GP del circuito del Savio quando la contessa Paolina Biancoli, madre del mitico aviatore Francesco Baracca, consegnò il simbolo che aveva accompagnato le battaglie vincenti del figlio eroe al primo classificato della gara: «Ferrari, metta questo cavallino rampante sulle sue vetture, le porterà fortuna». Mai profezia fu più azzeccata. Il Drake lo adagiò su un fondo giallo (il colore di Modena) e in seguito lo applicò sulle rosse Alfa che faceva correre.
La Scuderia dell’Ingegnere esordì alla Mille Miglia del 1930, ma la prima volta che Cavallino e Biscione comparvero uno a fianco all’altro sulla carrozzeria della stessa auto fu il 9 luglio del 1932 sulla celebre pista belga di Spa dove due Alfa Romeo 8C 2300 arrivarono prima e seconda. Le strade si separarono all’inizio degli anni ’50 quando fu istituito il Mondiale di F1: Ferrari iniziò a correre con vetture costruite in proprio e le sorelle diventarono improvvisamente rivali. I primi due Campionati finirono al Biscione con le Alfetta di Farina e Fangio, poi il passaggio del testimone con una doppietta (’52-’53) della nuova Rossa di Ascari made in Maranello. Marchionne conferma di avere ben chiaro che proprio questi valori quasi epici possono essere la marcia in più per il grande rilancio dell’Alfa la cui nuova berlina (potrebbe chiamarsi Giulia) che da subito sarà in vendita anche in America verrà svelata il prossimo 24 giugno (giorno di fondazione dell’azienda nel 1910) probabilmente nel favoloso Museo Alfa di Arese (lo ha ammesso Marchionne in persona al recente salone di Detroit) che sarà riaperto in occasione dell’Expò. Nonostante non sia passato certo inosservato, il ritorno dell’accoppiata ha avuto meno risonanza di quanto realmente meriti e prefigura nuovi scenari nella galassia Fca, anzi in quella Exor.
ESORDIO A WALL STREET
A breve, infatti, come già avvenuto nel loro avvincente percorso, Ferrari e Alfa si separeranno di nuovo: non faranno più parte della stessa azienda (Fiat Chrysler) e il loro legame sarà mantenuto proprio dalla holding della famiglia Agnelli, azionista di riferimento sia di Fca, che continuerà ad inglobare Alfa, sia della nuova Ferrari, che invece uscirà dal Gruppo per essere quotata a Wall Street e vivere di luce propria negli esclusivi territori del lusso.
Per ora, quindi, il logo Alfa sulla SF15-T è stata un’operazione semplice perché entrambi i marchi fanno parte della stessa società (Fca), ma fra qualche mese, quando si concretizzerà lo spin off del Cavallino (quasi certamente a Mondiale in corso), contorni e strategie della collaborazione dovranno essere definiti con maggior precisione. A Maranello già si producono i motori per le Maserati e ciò avverrà anche in futuro.
SOGNANDO LE MANS
Pure la gamma Alfa, che l’ingegner Wester sta sviluppando e di cui (dopo il successo del Tridente a Grugliasco e quello del tandem Renegade-500X a Melfi) si parla gran bene, potrebbe avere una collaborazione tecnica con la Ferrari.
Il punto di contatto più vicino sembra proprio le origini, cioè le corse. Viste le radici del marchio, un’Alfa rilanciata per competere sul mercato con Audi, Bmw e Mercedes avrà bisogno di un rilevante programma sportivo e non c’è struttura migliore della nuova (imponente e modernissima) Gestione Sportiva del Cavallino che fra poche settimane diventerà operativa per realizzare, in tempi brevi e con ambizioni vincenti, un’astronave per trionfare sui circuiti. Magari alla 24 Ore di Le Mans. Come ha fatto la Ferrari nove volte (dal 1949 al 1965) facendo rivivere il poker dell’Alfa Romeo prima nella corsa di durata più famosa del mondo per quattro volte di fila negli anni Trenta, quando a far correre il Biscione milanese era il Cavallino di Modena.