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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Forza Italia è nel caos. Dopo il clamoroso fallimento delle trattative per il Quirinale, Verdini è a rischio e il trio Brunetta-Toti-Rossi si mette in prima linea per sostituirlo

Contrastato, intenso e di fiducia: il rapporto di Silvio Berlusconi con Denis Verdini va avanti da anni tra alti e bassi, ma mai le onde del destino hanno spezzato il filo che tiene assieme il leader dal suo esecutore materiale di decisioni e linea politica.
Adesso però, dopo il clamoroso fallimento delle trattative per il Quirinale, quel filo potrebbe spezzarsi davvero. Raccontano che il leader azzurro stia pensando di rinunciare a Verdini e al suo ruolo di mediatore e uomo delle trattative con Renzi, e di fatto di fare a meno anche del suo apporto nel partito, dove comunque – pur senza la carica di coordinatore – ha ancora molto potere sull’organizzazione e sul territorio. «A malincuore», dicono i suoi, ma pressoché costretto dalla «massa di proteste e critiche» contro Verdini e Letta che arriverebbero non solo dai parlamentari in rivolta ma anche dai simpatizzanti attraverso i social network per l’esito nefasto del patto del Nazareno, Berlusconi con i suoi comincia a ragionare su soluzioni diverse per mantenere comunque aperto il dialogo con Renzi in attesa di decidere le prossime mosse.
In verità, che voglia o possa davvero rompere un sodalizio che gli ha comunque portato tantissimo non è affatto scontato. Ma che l’aria sia pesante lo dimostrano le uscite dei suoi fedelissimi in queste ultime ore: la Rossi si è lasciata andare in Transatlantico contro «il duo tragico», e ieri Edoardo Sylos Labini, responsabile cultura e marito della nipote di Berlusconi, Luna, così si è espresso in un tweet rilanciato fra gli altri dal capo dei Club Fiori e da Cattaneo, vicini al «cerchio magico»: «Sono d’accordo con Fitto, FI va azzerata. Ma il primo ad andare via sia lui e si porti via Verdini!».
Pare che Verdini ieri mattina abbia chiamato Berlusconi per protestare contro l’uscita della Rossi, ed è facile pensare che sia stato rassicurato. Ma un po’ la consapevolezza che dopo una débâcle come quella subita sabato serve un capro espiatorio che allontani le responsabilità dalla sua persona, un po’ per la pressione dei suoi fedelissimi e non solo, Berlusconi è tentato dal far fare un passo indietro agli uomini che finora hanno gestito il Nazareno.
Nel partito probabilmente non si vedranno sconquassi. Ad Arcore si ipotizza la creazione di un direttorio o una segreteria ristretta, ma i fucili puntati di Raffaele Fitto – che ieri è tornato a tuonare: «Che Renzi voglia più forni, mi pare naturale e furbo dal suo punto di vista. Il problema sarebbero i “fornai” che ancora gli dovessero credere...» e che pretende l’azzeramento di tutte le cariche – e i malumori trasversali non solo contro Verdini ma anche verso i capigruppo e lo stesso cerchio magico consigliano prudenza.
E però, dietro Berlusconi si muove decisa l’area dei dirigenti di prima fila del partito che è pronta a sostituire Verdini e Letta nel rapporto con Renzi. Certo, come assicura Giovanni Toti, adesso le cose dovranno cambiare: «Dopo lo strappo di Renzi è inevitabile che ci siano conseguenze nel dialogo portato avanti fino ad ora». Quindi non si accetteranno più diktat e magari si ridiscuteranno gli accordi sulle riforme. Ma soprattutto, potrebbe essere chiesto un cambio negli interlocutori: nonostante Renzi abbia puntato il dito contro «Brunetta, Toti, la Rossi», è proprio questo gruppo dirigente – assieme a Gelmini, Bergamini, Bernini tra gli altri – che potrebbe essere incaricato di gestire i nuovi rapporti con il governo. Magari, come dice uno di loro, «con delegazioni che si incontrano e discutono», e non «col trio Letta-Verdini-Lotti che si vede in segreto, e che ci ha portato al fallimento...».
L’offensiva è iniziata, insomma, e l’obiettivo è duplice: prendere le redini del partito e ritornare a dialogare su Renzi su un piano di «parità», se ce ne saranno le condizioni. L’ultima parola, certo, spetta a Berlusconi. Ma nel caos di FI – dove c’è già chi teme un’alleanza Fitto-Verdini per contrastare l’avanzata del cerchio magico – non è più detto che sia quella decisiva.