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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

Ieri Matteo Renzi ha dato un’intervista alla Stampa. Su Berlusconi, Alfano e la vicenda Quirinale

Ieri Matteo Renzi ha dato un’intervista alla Stampa. Su Berlusconi, Alfano e la vicenda Quirinale.

Che cosa ha detto?
Ha detto: «Berlusconi è stato mal consigliato e troppo pressato: non solo da Fitto. Credo che Berlusconi, alla fine, Mattarella lo avrebbe votato, e che già due anni fa avrebbe potuto dirgli di sì. Il punto non è più questo: il punto è che deve decidere cosa vuol fare. La legge elettorale, per esempio, serve al Paese e l’abbiamo scritta assieme, lui e noi del Pd: va avanti o si ferma? Noi andiamo avanti, lui ci dica un sì o un no. E la riforma del Senato? Dopo mesi di lavoro comune, vuol buttare a mare anche quella?».  

E su Alfano?
Su Alfano e la vicenda del Quirinale ha detto: «Non è vero che abbiamo litigato e che io lo abbia strigliato. Certo, però, che quelli dell’Ncd un po’ di confusione l’hanno fatta. Se stanno al governo con noi, che senso ha fare patti di consultazione con chi è all’opposizione? E poi, il Quirinale è una cosa e tutto il resto un’altra. C’è stata confusione, ripeto: e certe faccende, diciamo territoriali, hanno aggiunto qualche complicazione. Che senso ha, mi chiedo, tirare in ballo le elezioni al Comune di Milano dell’anno prossimo, la candidature a sindaco, fare pressioni, proporre scambi, tirare in ballo ministri come Lupi per il dopo-Pisapia?».  

Che cosa deduciamo da queste parole?
Che il centro-destra è in macerie e non ha voce in capitolo in nessun gioco. Dopo il voto sull’Italicum, in cui Forza Italia è risultata essenziale, Berlusconi s’era illuso di distribuire lui le carte e aveva persino reso qualche dichiarazione trionfalistica troppo imprudente. Renzi lo ha massacrato mettendogli sotto il naso un nome prendere-o-lasciare, esattamente come aveva fatto con Gotor e la sinistra Pd sulla legge elettorale. Berlusconi ha valutato male la sua forza effettiva (pressoché nulla) e adesso deve vedersela con le ambizioni di chi, considerandolo politicamente defunto, vuole mettersi a capo del centro-destra. Salvini, Fitto, lo stesso Alfano. Abbiamo letto la dichiarazione della senatrice Maria Rosaria Rossi: spara a zero su Verdini e Gianni Letta, che hanno sempre tenuto i rapporti tra Berlusconi e Renzi, e li chiama duo tragico. Ma che cosa avrebbero potuto fare? Le aperture di Renzi hanno comunque dato un ruolo minimo al Gran Pregiudicato. Il quale s’è illuso che Renzi fosse pronto a spingersi, per amor suo, fino alla frattura col partito. Berlusconi è stato un grande bugiardo e un grande tattico anche lui. Non capisce che il suo amico-avversario ha tutta la convenienza a giocare con due-tre maggioranze? Leggo con un sorriso anche le dichiarazioni trionfalistiche di Bersani e degli altri, i quali credono di aver recuperato un ruolo. Ma Matteo è pronto a giocarseli un’altra volta a briscola alla prima occasione e a recuperare un tanto di intesa con l’uomo di Arcore. È necessario che tutti, nessuno escluso, stiano molto sereni.  

Si dice che Forza Italia farà fuoco e fiamme, Brunetta, Fitto…
Ma che possono fare? Renzi ha in mano l’arma segreta, cioè la possibilità, in extremis, di spingere Mattarella a sciogliere le camere. Forza Italia prenderà il 15%, se non il 12, e dovrà sottoporsi alle forche caudine di un altro governo di coalizione.  

E se recuperasse quelli di Ncd?
Dove è in corso un altro dramma. In occasione delle presidenziali e in vista del voto alle regionali del prossimo maggio, Alfano e Berlusconi avevano ricominciato a tessere la tela di un accordo, magari propedeutico a un ricongiungimento, accordo che avrebbe dovuto trovare una sorta di consacrazione nel voto per il presidente della Repubblica. E invece: Alfano e Lupi, dopo aver fatto fuoco e fiamme, hanno dovuto votare il presidente, pena una grave incomprensione costituzionale. Mezzo Ncd ha appoggiato Mattarella, nonostante l’indicazione di votare scheda bianca. I numeri dicono che anche una cinquantina di forzisti (Fitto, ma non solo) hanno votato come Renzi ha chiesto. Alfano vuole stare al governo e fare il ministro dell’Interno, ma gli arrabbiati dell’Ncd (la Lorenzin, la Di Girolamo, Sacconi che s’è dimesso da capogruppo) vogliono che molli la poltrona e si dedichi al partito oppure che lasci la segreteria a Lupi. Al quale, per inciso, non è piaciuto per niente il decreto che impone alle banche popolari di andare sul mercato. Come tirare però la corda fino a provocare una crisi e mollare i ministeri? Non fa parte della cultura politica di questi tipici uomini da sottogoverno. E però in questa incertezza, in questa confusione si perdono consensi. L’elettorato di centro-destra, disorientato, che cosa può fare se non votare Lega o magari affidarsi allo stesso Renzi? Il centro-destra non creerà nessun problema al segretario-premier. Avrà solo bisogno di rifondarsi. Per far questo ci vorrebbe un capo…