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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

Nessuno dubita che stamattina Sergio Mattarella, 74 anni, prima avvocato, poi uomo politico e ministro, adesso giudice della Corte costituzionale, sarà eletto presidente della Repubblica

Nessuno dubita che stamattina Sergio Mattarella, 74 anni, prima avvocato, poi uomo politico e ministro, adesso giudice della Corte costituzionale, sarà eletto presidente della Repubblica.

Sicuro?
L’idea che sotto-sotto un numero esagerato di franchi tiratori trasformi l’odiato Renzi da trionfatore anche di questa partita in perdente sembra talmente inverosimile (e suicida per il Pd) da esser presa in considerazione solo per scaramanzia. Si strologa su certi dettagli, per esempio il calo nel numero delle schede bianche (passate dalle 538 del primo gionro alle 531 del secondo voto alle 513 di ieri pomeriggio) oppure quel numero piuttosto consistente di schede disperse, oscillanti tra le 140 e le 150. Qualcuno che la sa troppo lunga ipotizza che l’ala sinistra del Pd, di nascosto, saboti il piano del segretario, ma d’altra parte ci sarebbero tanti alfaniani (si dice) pronti a votare per Mattarella e anche tra i fittiani la voglia di appoggiare un cattolico ex democristiano – come tanti di loro - sarebbe forte. Quindi, le disubbidienze di questi e di quelli potrebbero neutralizzarsi a vicenda. E d’altra parte Renzi avrebbe passato gli ultimi due giorni a telefonare e persuadere, e nell’appello rivolto a tutti ancora ieri ha insistito sul fatto che il presidente Mattarella apparterrà a tutti. Resta il problema Berlusconi, fino a ieri sera persuaso tra mille dubbi a non presentarsi nemmeno in aula (cioè a non  rispondere alla chiama) e ieri sera riunito ancora con i suoi per discutere su questa scelta secondo molti troppo estrema, una scelta che lo isolerebbe e renderebbe più difficile la ripresa di un dialogo con Renzi. Come Renzi sa molto bene, è più l’ex Cavaliere ad avere bisogno del segretario-premier che non il contrario.  

Intanto si tratta di capire come mai, per la sua partita, Matteo Renzi abbia deciso di giocare proprio la carta Mattarella.
Al momento del voto in Senato sull’Italicum il premier-segretario aveva messo all’angolo la sua minoranza interna, i bersaniani, i dalemiani, gli amici di Rosy Bindi, quelli che dicono che nel Paese c’è una grande domanda di sinistra, cioè i paravendoliani. Nessuna concessione, respinto ogni emendamento proveniente dall’ala sinistra del partito, forzata approvazione degli emendamenti Esposito e Finocchiaro e definitiva approvazione della legge grazie al triplo supporto, qualche volta indispensabile, di Forza Italia. Non si contano le bordate sparate allora contro il Patto del Nazareno, cioè l’accordo di un anno fra tra Renzi e Berlusconi per l’approvazione delle riforme. Lo stesso Berlusconi s’era imprudentemente vantato di essere diventato indispensabile alla maggioranza, incapace ormai, per le divisioni interne dei democratici, di andare avanti da sé. La risposta è venuta dall’elezione per il Quirinale. Renzi – che ha sempre creduto nell’unità del Pd e ha scoraggiato le tentazione centrifughe quando si sono manifestate - aveva bisogno di mandare un segnale dall’altra parte, cioè un segnale di sinistra. Che cosa c’è di più a sinistra e di meno berlusconiano che un cattolico di sinistra? E che dire del fatto che questo cattolico è pure un esponente di primo piano dell’odiata (da Berl) corporazione della magistratura? Perché per ricompattare bene a sinistra bisognava che il nome prescelto desse il mal di stomaco all’ex Cavaliere, come è puntualmente avvenuto. Mattarella, ricordiamolo ancora una volta, si dimise all’epoca della legge Mammì sul riordino del sistema televisivo perché quella legge gli era parsa troppo amica di Arcore.  

Ma perché non scegliere un altro dei nomi che hanno circolato alla vigilia?
Una candidatura troppo renziana sarebbe di sicuro stata punita nel segreto dell’urna (i nemici democratici di Renzi non aspettavano altro). Quindi niente Fassino, niente Finocchiaro, niente Delrio. Amato avrebbe fatto ombra al premier sul piano internazionale. Veltroni ha troppo fascino comunicativo e il segretario-premier vuol essere il solo a comunicare. Prodi è finito tra le candidatute grilline, ed è poi troppo forte: Renzi vuole al Quirinale qualcuno che lo lasci procedere sulla sua strada, una figura mite.  

Mattarella è mite?
Mah. Mattarella, le dico la verità, è un mistero. Assicurano che dentro il suo grigiore abiti un’anima di ferro. Suoi colleghi della Corte costituzionale, se interrogati, si stringono nelle spalle: «È talmente grigio che non si riesce nemmeno a parlarne male». La mafia gli ha ammazzato il fratello Piersanti e fu lui a stringerlo tra le braccia mentre agonizzava e a macchiarsi il maglione di sangue. Raccontano di questa sua vita modesta, nascosta, specie da quando è rimasto vedovo: abita nella foresteria delle Consulta, appena cinquanta metri quadri, per lavorare si limita ad attraversare la strada.  

Lo ha fatto anche ieri?
No. Da qualche giorno è completamente sparito.