Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

Un bagno di folla davanti a Montecitorio per Giancarlo Magalli, il candidato che nessuno si aspettava: «La mia scelta è stata una mossa anti-Nazareno ma anche anti-Grillo»

Ma insomma, cosa ti piace di Magalli? «’A faccia!». E allora tutti a indossare le maschere con la sua. E avanti con i tricolori, forza con i coriandoli e «Chi non salta Pippo Baudo è!». «Aho’, meglio del Pupone!», urlano quando il candidato finalmente si appalesa. Il flash mob davanti al Quirinale di chi vorrebbe mandarci Giancarlo Magalli è più divertente del Transatlantico. Fuori piove, il governo ovviamente è ladro, quindi per mattarellare Mattarella niente di meglio che improvvisare una manifestazione per il candidato più improbabile, che però ha preso 23 mila voti al sondaggio on line del «Fatto quotidiano», dove magari come testimonial contro la casta preferivano qualcuno che non stia in tivù dai tempi del pentapartito.
«È una mossa anti Nazareno ma anche anti Cinquestelle», ragiona però il pasdaran magalliano Manuel Faraci, 30 anni, che studia marketing ma evidentemente sa già farlo, visto che sotto l’acqua al Colle ci sono quasi più giornalisti che manifestanti. «Noi lo facciamo per divertirci», ammette. E spiega che sì, la trasmissione di Magalli, «I fatti vostri», è pensata per i pensionati spiaggiati davanti allo schermo, «però Giancarlo interagisce sul web, sta al gioco, è gggiovane dentro, insomma l’antinomenklatura è lui».
Che stia al gioco, non c’è dubbio. «Ho accettato di rappresentare questi ragazzi perché non possiamo lasciare loro un Paese distrutto». D’accordo, Magalli, ma torniamo alla goliardia, per favore. «Va bene: allora la prima cosa che farei al Quirinale è sostituire ai corazzieri il coro dell’Antoniano». E poi i giudizi: «Mattarella? Degnissimo. Ma preferirei Veltroni, lo conosco da quando era un ragazzino. Berlusconi? Non mi voterebbe perché io non lo voterei. E poi ho già contribuito alla causa: ho fatto lavorare la Carfagna». Però il finale, sotto il diluvio, anche di applausi, è berlusconiano doc: un proclama dal predellino. Del taxi.
Poi Magalli di voti veri ne ha preso soltanto uno, mentre sperava dicendolo «in cinque o sei» e senza ammetterlo in qualcuno di più. Uno come la Ferilli. Meglio, fra gli improbabili, hanno fatto Ezio Greggio (due voti) e alcuni sconosciuti nemmeno tanto illustri, tipo Mauro Morelli, un giovine consigliere napoletano di Sel (forse), arrivato addirittura a nove. Meglio Claudio Sabelli Fioretti, 11.
L’altro giornalista, Vittorio Feltri, candidato di bandiera di Lega e Fratelli d’Italia, ne ha totalizzati 49. I Fratelli d’Italia e della Meloni sono per l’elezione diretta del Presidente e si ieri sono messi avanti con il lavoro allestendo il seggio in un gazebo davanti al Pantheon. Ma piove sempre e passano soltanto dei cinesi probabilmente comunisti e sicuramente disinteressati.
In compenso arriva la Meloni e a favor di telecamera sbaglia tragicamente la croce sulla scheda: Vittorio Sgarbi invece di Vittorio Feltri. «Oddio, me so’ sbajata!». Vabbé, si rifà. Ma dalla quarta votazione sareste disposti a votare per qualcun altro? «Se ci proporranno un candidato ovviamente ne parleremo. Finora i nomi che girano proprio non ci piacciono. I peggiori in assoluto sono Prodi, Padoan e Amato». E i meno peggio? «La Finocchiaro. Ma solo perché è una donna». E Mattarella? «La grande novità del rottamatore Renzi. Spero che Berlusconi rinsavisca e non lo voti» (previsione azzeccata, pare). Intanto però al gazebo non vota quasi nessuno. Provvede allora il vostro cronista marziano. Croce su Feltri con aggiunta a matita copiativa: «Però Mattia».