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 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

Nisman-Kirchner, storia della morte del giudice argentino

Caro Furio Colombo, forse mi sbaglio, forse non ho visto le notizie. So che un giudice argentino è stato ucciso (o si è ucciso) mentre investigava la presidente Kirchner su un caso internazionale molto grave del passato che potrebbe avere a che fare con il terrorismo di oggi. Vorrei saperne di più perché mi sembra che questa storia sia più di un suicidio e persino di un omicidio.
Fernando
  

Anch’io sono stupito che la storia Kirchner-Nisman se ne stia andando senza le notizie chiave che i giornali americani stanno recuperando e pubblicando sulla strana vicenda. Il giudice assassinato (ormai anche la polizia, la stessa polizia che si era detta certa del suicidio, ha parlato di omicidio) si chiama Alberto Nisman e aveva una missione nella quale decine di magistrati e di investigatori di polizia prima di lui avevano fallito. Si tratta di un gravissimo atto di terrorismo avvenuto a Buenos Aires nel l994. Un intero palazzo, che occupava un isolato nel centro della capitale, e che era il Centro Ebraico Argentino (cultura, servizi sociali, servizi medici, previdenza, assistenza), è stato polverizzato da un potentissimo esplosivo militare disposto con cura e bravura in punti diversi in modo da ridurre in minute macerie tutti e quattro i lati dell’edificio e delle strade intorno all’edificio. Era orario di lavoro e i morti sono stati quasi 100.
Poco dopo l’attentato a Buenos Aires, ho potuto vedere, narrare e documentare la scena di guerra per il quotidiano “Repubblica”. E ho anche raccolto, da testimoni immediati, la persuasione (e le prime evidenze) di un atto di terrorismo che deve aver richiesto, per forza, una collaborazione militare locale (il tipo e la quantità di esplosivo e la vastità delle macerie). Infatti ciascuno dei giudici assegnati al caso sono stati via via sostituiti appena l’ipotesi di terrorismo, che avrebbe dovuto avere una matrice internazionale, veniva evocata negli atti giudiziari. La polizia è stata sostituita dai servizi segreti, ed è seguita una sorta di lungo intervallo, interrotto dal delitto Nisman. Al giudice Nisman, da anni, era toccato il caso tuttora irrisolto. Le difficoltà intorno a lui sono sorte quando il giudice ha parlato di nuovo di terrorismo internazionale. Il New York Times raccoglie, da Gerusalemme, l’accusa di responsabilità (ovvero di interferenza) della presidente Kirchner (citando ovviamente fonti argentine). La tesi di Nisman puntava infatti sulla responsabilità di Hezbollah, con solida cooperazione militare iraniana e rapporti interni con ambienti militari o di polizia argentini. Con tutto il suo peso, la Kirchner ha negato, respinto, sciolto i reparti di polizia che avevano collaborato con Nisman. E infine Nisman è stato trovato morto, e adesso la polizia ammette che non si tratta di suicidio. L’ultimo testimone di questo fatto da romanzo nero è il giornalista argentino Damian Pachter, che è fuggito a Gerusalemme, dopo essersi accorto di essere sorvegliato e pedinato a Buenos Aires. Pachter aveva rivelato subito la natura omicida della morte del giudice e aveva indicato le probabili responsabilità della presidente nel proteggere i percorsi che portano alle fonti interne e internazionali (Hezbollah e Iran) del grave atto di terrorismo. Patcher era giornalista investigativo per il quotidiano argentino di lingua inglese “Buenos Aires Herald”. Adesso scrive su “Haaretz”, giornale fra i più importanti in Israele, dove ha chiesto rifugio. Intanto, in Argentina, la presidente è apparsa in televisione in sedia a rotelle (slogatura della caviglia, ha detto), ha annunciato la ripresa delle indagini, e ha negato tutto. Ma al mistero della catastrofica esplosione del 1994 si è aggiunta adesso l’uccisione del giudice, la fuga del giornalista e il coinvolgimento, divenuto evidente, della presidente stessa. Una storia che sembrava destinata a restare per sempre nascosta, è riapparsa di nuovo in un’altra vicenda di sangue, e viene tenuta viva quasi solo dalla fuga del giornalista in Israele. La fuga di Pachter e la sua salvezza, per puro istinto giornalistico, è avvenuta il 27 gennaio, Giorno della Memoria anche in Argentina.