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 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

Elisa si racconta. La cantante spiega come vive il confine fra il genitore e il personaggio pubblico, ricordando la sua infanzia. Dalle rotolate sulla poltrona del nonno ai selfie con fan e figli, passando per quel giorno di vent’anni fa quando la Caselli la spedì a San Francisco a fare esperienza

Il confine fra il genitore e il personaggio pubblico. Fra Brad Pitt e Angelina Jolie che portano i loro figli sui red carpet e Michael Jackson che li obbligava a indossare delle maschere per evitare i paparazzi c’è una via di mezzo. Elisa, una delle voci della nostra canzone e due volte mamma in una famiglia rock costruita col suo chitarrista Andrea Rigonat, prova a cercare il difficile punto di equilibrio: «Sui libri di pedagogia si legge che a un bimbo bisogna mostrare la realtà, senza occultare nulla. Che i miei siano figli di un personaggio pubblico è una realtà. E allora come famiglia bisogna trovare un modo di gestire la situazione in funzione del loro bene».
Per Emma Cecile, 5 anni, e Sebastian, 20 mesi, mamma Elisa ha le idee chiare. «Cerco di insegnare l’equilibrio che ho trovato per me stessa, ovvero quello della via di mezzo. Dico di no al bimbo rockstar che fa tutto senza regole, ma no anche ai bimbi reclusi, sempre a casa coi nonni o la tata». Bisogna sapersi adattare alle situazioni. «Spesso facciamo un giro al centro commerciale o ai gonfiabili. E se qualcuno si avvicina e inizia a guardarci è Emma Cecile che mi fa notare che vogliono l’autografo o il selfie. A volte chiede di essere nello scatto e la lascio perché non voglio farla sentire esclusa, altre volte mostra la sua gelosia e non vuole dividere la sua mamma con degli estranei. Poi ci sono mia mamma e i suoceri che sono persone semplici: e questo è un confronto sano». I vantaggi della vita di provincia. Poi c’è quella in tour. «La maggiore è sempre venuta con noi, anche se degli show le abbiamo fatto vedere solo qualche volta l’inizio. È capitato che perdesse anche un mese e mezzo di materna, ma la tata che sta con noi segue il metodo steineriano della sua scuola. L’ultima volta c’era anche il piccolo». E l’ultima volta è stata un tour nei palazzetti con una coda nei club che si è conclusa prima di Natale. «Quelli nei palasport sono supershow che fra video, luci e costumi, richiedono un impegno emotivo forte. A fine corsa abbiamo scelto di fare un giro nei club che sono la nostra dimensione preferita: canti, suoni e punto. Mi hanno rimesso nel giusto fuoco».
Questione di privacy
Emma Cecile è anche protagonista dell’ultimo video, quello di “A modo tuo”, che ha superato i 3 milioni di views su YouTube. «So che qualcuno non ha apprezzato la scelta, ma è impossibile difendere totalmente la privacy. Se vogliono uno scatto alla fine lo ottengono. Volevamo regalarle un’esperienza che si sarebbe ricordata per sempre».
La presenza della figlia è anche giustificata dal testo della canzone che parla del momento del distacco fra genitori e figli. Prima o poi arriva... «Non voglio prepararmi. Anche se a volte mi si presenta alla mente». Il brano porta la firma di Luciano Ligabue. Il rocker l’aveva scritta pensando a sua figlia Linda ma ha preferito farla interpretare alla collega. «Sapeva quanto si adattava a una mamma perché noi sentiamo il tema in maniera più viscerale. Luciano è anche uno scrittore, per questo gli viene spontaneo mettersi nei panni degli altri e scrivere per altre anime e altre voci come se fossero la sua». Nel Liga Elisa ci vede l’elemento maschile della musica. «Quando sono sbilanciata nello yin e yang e sento che si è persa la parte maschile mi rifugio in lui, Bob Marley, U2 e Pearl Jam. Non è un attrazione sessuale, ma qualcosa che mi fa pensare a un atteggiamento paterno o a quello di un fratello maggiore che nei momenti difficili ti dicono: “vedrai che passerà”. Se nella stessa situazione ascoltassi una come Tori Amos, un’altra mia passione, mi farei solo del male».
Questione di gusti
Le parole di Elisa, classe 1977, scavano nella memoria. «Sono cresciuta a stretto contatto con la natura: con gli altri bambini passavamo le giornate in un parchetto che circondava le case. Osservavamo gli insetti. Stavamo distesi a guardare le nuvole. Davamo l’erba da mangiare ai ricci. Usavamo i cespugli come fossero una capanna. E d’estate facevamo dei pic nic in cui ognuno portava qualcosa da casa». I suoi primi ricordi? «In poltrona con il nonno e le scalate del divano per sdraiarmi sullo schienale e rotolarmi giù». C’è anche un lato più malinconico: «Ero una bimba che stava molto da sola. Mi perdevo nel mio mondo e fantasticavo. Avevo persino un amico immaginario. Si chiamava James». Ecco la fissazione per l’inglese. Tranne la vittoria a Sanremo 2001 con “Luce (tramonti a nord est)”, i duetti con Ligabue per “Gli ostacoli del cuore” e con i Negramaro per “Ti vorrei sollevare”, e un pugno di altri brani, è stata la lingua su cui ha costruito tutta la sua carriera nata da un’intuizione di Caterina Caselli che la mise sotto contratto a 17 anni e la spedì a San Francisco a fare esperienza. «Da piccola cantavo le canzoni che sentivo in radio inventandomi le parole. E questo mi è rimasto attaccato: quando scrivo uso lo stesso metodo. Ho visto il film sui Doors in seconda media, sono rimasta colpita da Jim Morrison, ho scoperto le sue poesie ed è stata la legnata del non ritorno».
Questione di lingua
Se ci sono delle note sotto, Shakespeare batte Dante: «L’inglese è un mondo più fluido, più modellabile e plastico, sexy e trasgressivo, mistico e complesso. Ti sembra di avere più possibilità». E ascoltando le star internazionali non ha più avuto dubbi. «I Beatles e Madonna mi facevano fare wow rispetto alla percezione che negli anni Ottanta avevo della musica italiana. Esclusi ovviamente i mostri sacri come Battisti-Mogol e De Gregori. Però proprio loro mi avevano bloccato perché sembravano di in una categoria inarrivabile». Nell’ultimo lavoro la svolta: “L’anima vola”, uscito a fine 2013 e arrivato al doppio disco di platino, era tutto in italiano. «In quel momento ho sentito che ci voleva. Non lo rinnego, ma non è quello che voglio fare da adesso in avanti. Sono già concentrata sul prossimo album e sarà in inglese». In questo caso, niente vie di mezzo.