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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

Salvini e la Meloni propongono per il Colle Vittorio Feltri. Una candidatura provocatoria, ma sai che divertimento se diventasse davvero lui il successore di Napolitano...

Non accadrà mai, perché in questo Paese eventi del genere non sono possibili a meno di apocalittici sconvolgimenti. Non accadrà, però sarebbe un sogno vedere Vittorio Feltri al Quirinale, come hanno proposto Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
L’idea andrebbe presa piuttosto sul serio, perché Feltri sarebbe un presidente perfetto, mica la solita pantomima dell’esponente della «società civile» a cui si appioppa una poltrona per far contento il popolo bove. Intanto, avremmo al Colle un aureo anticomunista, invece di bidoni ex Pci e sigle affini che ci vogliono appioppare. Poi, Feltri è sempre stato estraneo a qualunque pantano: la prima e la seconda Repubblica, al massimo, le ha prese a sberle, mica ci è bollito dentro come gli altri candidati. Appunto per questo, Feltri non sarà mai scelto. Ed è facile che non gliene freghi nulla di farsi scegliere. Lo ha detto in un’intervista al Tempo: «È sempre meglio che farsi dare della testa di cazzo pubblicamente ma il fatto che sia uscito il mio nome dimostra a che punto siamo arrivati nel decadimento della nostra classe politica». Infine c’è da tener presente quel che dice Alessandro Sallusti: «Feltri potrebbe essere un buon presidente della Repubblica ma c’è uno scoglio insormontabile da superare: al Colle si guadagna troppo poco». Detto questo, nessuno ci impedisce di assaporare l’idea e sostenerla.
Feltri presidente sarebbe un atto situazionista, una provocazione meravigliosa: vorrebbe dire fare a pezzi i rituali stantii e le consuetudini pelose. Molti politici prenderebbero seriamente in considerazione l’idea di trovarsi finalmente un mestiere, pur di non farsi più rompere le scatole. La sua opinione sulla Casta, dopo tutto, è nota. Così come quella, ribadita sempre al Tempo, sulla corsa al Colle: «Un pirla vale un altro. Perché i pirla sono pirla. Più evidente di così!». Ecco, immaginatevi uno così a fare le consultazioni con i partiti per la formazione di un governo. Durerebbero mezza giornata. E la maggior parte dei segretari uscirebbe con le lacrime agli occhi e l’etichetta di «bamba» appiccicata in fronte.
Con Feltri presidente, le Scuderie del Quirinale, invece di ospitare mostre, caffetterie e altre baggianate tornerebbero alla loro funzione originaria, cioè ad accogliere cavalli. Per le stanze del palazzo si aggirerebbero felpati gattoni e probabilmente pure qualche bella ragazza, nonostante la disperazione dei corazzieri e i rimproveri di Renato Farina. Quest’ultimo infatti sarebbe nominato portavoce e subito gli sarebbero sbolognati tutti i mortiferi incontri con prelati e pretoni assortiti. L’aria delle stanze presidenziali sarebbe appesantita dal fumo di sigaretta, o magari dal profumo di pipa, che Feltri riprenderebbe a succhiare giusto per fare uno sberleffo a Pertini. Di sicuro lo vedremmo sull’aereo degli Azzurri di ritorno dai mondiali. E va da sé che metà della Nazionale sarebbe composta da giocatori dell’Atalanta e dell’Albinoleffe, personalmente selezionati dal fratello di Vittorio, Ariel Feltri, nominato ct.
Il discorso di Capodanno sarebbe da record di ascolti, e il più veloce della storia, perché il presidente Feltri si romperebbe le balle alla svelta e manderebbe gli italiani a stappare lo spumante. Ma il meglio sarebbero gli incontri internazionali. Pensate a Feltri che stringe la mano alla Merkel e pensa intensamente: «Non chiamala Culona, non chiamarla Culona...», mentre i quotidiani tedeschi citano il suo libro antigermanico Il Quarto Reich. Ma tanto, a quel punto, saremmo già fuori dall’euro da un pezzo. Oppure Feltri con Obama, a cui viene ricordato il titolo di Libero all’indomani della sua elezione: «Strano ma nero». L’idea di Feltri che parla con Bergoglio, invece, causerebbe l’immediato suicidio di Eugenio Scalfari (anche perché i dialoghi sarebbero molto più divertenti).
Insomma, non accadrà, però sarebbe meraviglioso. Anche se, fra le varie ipotesi da considerare, c’è anche che Feltri miracolosamente eletto dopo qualche tempo si fratturi i cosiddetti e dia le dimissioni, per tornare a fare quel che gli è più congeniale: dirigere un giornale. Ecco, speriamo non Libero. Perché in quel caso l’autore di questo pezzo rischierebbe seriamente d’esser licenziato.