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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

Manolis Glezos, il padre nobile di Syriza, eroe per antonomasia della resistenza greca contro il nazismo e successivamente contro il regime dei Colonnelli

Quando Alexis Tsipras domenica sera è salito sul palco di piazza Klasmonos per pronunciare il suo primo discorso da neo premier e ringraziare i suoi sostenitori che gremivano l’area, non aveva accanto a sé Manolis Glezos, il padre nobile di Syriza, nonché l’eroe per antonomasia della resistenza greca contro il nazismo e successivamente contro il regime dei Colonnelli. Forse perché Tsipras questa volta ha stravinto mentre nel 2012 doveva digerire un’amara sconfitta per una manciata di voti e la presenza di Glezos accanto gliela rendeva più tollerabile, visto che il 92enne europarlamentare di determinazione e lotte se ne intende davvero.
O forse la sua assenza sul palco dei vincitori era dovuta al fatto che, come la maggior parte di coloro che hanno votato per Syriza, era preoccupato per l’imminente alleanza governativa con lo xenofobo e omofobo Panos Kammenos, leader del partito nazionalista di destra sociale Anel (greci indipendenti), dall’altro ieri nuovo ministro della Difesa. Impossibile saperlo visto che Manolis, di piede lento ma di mente ancora lucida, è subito partito per il Brasile e non ha rilasciato interviste. La seconda ipotesi però è quella, a nostro avviso, meno realistica dato che con Kammenos sia Tsipras sia Glezos condividono oltre il disprezzo per i compromessi con la Troika e il memorandum, l’urgenza di ottenere dalla Germania la riparazione dei danni della seconda guerra mondiale e la contrarietà, senza se e senza ma, alle nuove sanzioni economiche che la Germania e alcuni Stati europei vorrebbero comminare alla Russia per l’escalation del conflitto nell’est dell’Ucraina. Sia Glezos che Kammenos sostengono pubblicamente i separatisti del Donbass spalleggiati, per usare un eufemismo, dallo zar Vladimir Putin. Entrambi nutrono ammirazione per Putin, nonostante il suo autoritarismo, la compressione dei diritti civili e l’aggressiva, sempre per usare un eufemismo, politica estera che lo ha portato a sostenere i partiti di destra o nazionalisti e antieuropeisti italiani, francesi, inglesi, olandesi e fiamminghi. Due per tutti: la Lega nord di Matteo Salvini e il Front National di Marine Le Pen. Ma, del resto, anche per l’ex partigiano – che ebbe il coraggio di strappare la bandiera nazista dal Partenone sostituendola con quella greca e per questo finì in carcere, dove venne regolarmente torturato – i problemi nazionali e l’odio per la Nato sommergono tutto il resto.
Il sentiero su cui si è incamminata la Grecia governata da Syriza del resto è ripido e costellato di ostacoli che non sfuggono “all’eroe”, un tempo alleato dell’odiatissimo Papandreou in chiave anti Nato e che lasciò proprio quando il socialista gli disse che “nel partito erano rimasti solo loro due a voler uscire dal Patto Atlantico”, come disse a chi scrive in un’intervista del 2012. Comunque sia, di lottare Manolis Glezos non ha mai smesso. Nei suoi 16 anni trascorsi dietro le sbarre come prigioniero politico ha imparato che non bisogna mollare mai e coltivare la libertà interiore, non quella del corpo. E questo allenamento, assieme alla passione per la politica, lo conserva giovane e pronto a qualsiasi cosa pur di risollevare le sorti dei milioni di greci indigenti. Un vero padre nobile, forse naif, talvolta “cieco”. Ma ha pur sempre 92 anni, qualche difetto potrà pure averlo sviluppato. Sarebbe perfetto se oltre a “sfidare la dittatura del capitale, della corruzione, dei governi autoritari, che ancora una volta hanno messo in ginocchio la mia terra”, combattesse contro la “democratura” putiniana. Ma non si può avere tutto.