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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

E se dal Nazareno uscisse come pacco regalo Pier Ferdinando Casini al Quirinale? La notizia che il leader centrista ieri è stato ricevuto a Palazzo Chigi è passata quasi inosservata. Ma forse è lui il candidato moderato che può mettere d’accordo tutti

E se lo stallo nascondesse il pacco del Nazareno? Il sospetto diventa feroce con il passare dei minuti. Matteo Renzi sta incontrando i capigruppo del Pd e alla Camera è l’ora del surplace. Amato e Mattarella sono appaiati, in un tempo sospeso, entrambi votati alla sconfitta. Ed è a questo punto che un ex ministro berlusconiano decide di vivacizzare il deserto dei tartari di Montecitorio e racconta una storia. “Adesso vi spiego come stanno le cose”. È infervorato, impaziente, incazzato. La notizia che Pierferdinando Casini, imbolsito leader del piccolo centro, marito di Azzurra Caltagirone, è stato ricevuto a Palazzo Chigi è passata quasi inosservata. Perché è Casini il protagonista della storia. Il senatore democristiano, sotto le insegne di Udc più Ncd, fa tuttora parte della rosa che piace al Pregiudicato. Non solo Amato, quindi. Di più, il candidato moderato è lui. “Non fatevi depistare da quei due, hanno un accordo di massima su Casini ed è solo questione di tempo, dopo la quarta votazione”. Casini? Possibile? E tutti gli altri?
Le rivelazioni dell’ex ministro sembrano marziane, cioè provenienti da Marte. “A dicembre si sono incontrati Lotti, Guerini e Romani. Tutto è cominciato lì. Nella loro discussione Casini ha avuto da subito il profilo migliore, il più affidabile e solido per il patto del Nazareno e di tutto quel che ne consegue”. Ossia garantire l’agibilità politica al Condannato decaduto dal Parlamento. Oggi tutti i riflettori, le telecamere, i registratori, gli smarphone sono puntati sul catafalco di Montecitorio, come viene chiamata la cabina elettorale per i grandi elettori del capo dello Stato. Ma è proprio in questi momenti, con lucidità e calma, che bisogna appuntarsi una data: 20 febbraio. Il giorno in cui il governo riprenderà la delega fiscale con il decreto che salva Berlusconi con la fatidica norma del 3 per cento per condonare gli evasori fiscali. Ecco, il punto. Al Quirinale chi avrà il quintale di peli sullo stomaco necessario per firmare una robaccia del genere? Risposta dell’ex ministro: “Casini è l’unico”. Continua: “Renzi ha chiarito con Berlusconi che Pier non può essere però digeribile alla quarta votazione. Il Pd non capirebbe mai. Prima bisogna creare le condizioni per lo stallo e poi aspettare”.
In questa chiave, la candidatura di Casini diventa più di una suggestione. Del resto, i due soci del patto del Nazareno hanno sinora depistato e creato solo confusione. Così lo stallo di ieri diventa una pantomima per far finta di piegarsi a vicenda con il gioco dei veti. Poi il nome di Casini potrebbe essere gettato sul tavolo nella fase decisiva. Forse sabato. Addirittura all’inizio della prossima settimana. Diciamo dal sesto scrutinio in poi, dopo aver impallinato Mattarella, al quarto e al quinto. Tutto dipende dalla tenuta di Berlusconi nella trattativa. Al punto che, in Transatlantico, si appalesa Fabrizio Cicchitto, oggi alfaniano, e sornione confida: “Pare che Berlusconi stavolta faccia sul serio”. Casini è la via centrista al Nazareno, garante per B. e Renzi e di tutto il sistema che contiene il giannilettismo, dal faccendiere Bisignani in su. Un ulteriore segnale per quel Partito della Nazione che devasta i sogni delle minoranze di Pd e Forza Italia. Non a caso il mostro dal volto moderato dovrebbe emergere dalla palude dello stallo, con la scusa di riportare un cattolico al Quirinale dopo i tre lustri dei due laici, Ciampi e Napolitano. Fantapolitica? Vista la fonte, no. Ma il Pd, seppur sfiancato dai giochini di Renzi, reggerebbe un’operazione del genere? C’è solo da attendere.
Quel che è certo è che da mesi Casini è andato a Canossa da Silvio Berlusconi proprio in funzione della successione a Giorgio Napolitano. Hanno fatto pace a Palazzo Grazioli e il leader dell’Udc si è sdraiato sulle condizioni poste dal Pregiudicato. Attualmente il suo nome è il meno esposto di tutti e questo favorisce colloqui e conversazioni riservate. Lotti e Guerini, per conto di Renzi, custodiscono in segreto il ricorso all’opzione “Pier”. Sul Quirinale si sta giocando una partita strana e pesante, mai vista prima. Su Montecitorio cade il buio e passa uno sconsolato deputato di sinistra: “Peggio di Amato c’è solo di Casini”.