Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

Tsipras si presenta: niente Pireo ai cinesi, elettricità in mano allo Stato. Le privatizzazioni sono un tesoretto da 22 miliardi

Privatizzazioni addio per tenere unito il partito. In tre giorni il nuovo governo Tsipras ha messo in soffitta, con l’assenso dei Greci indipendenti, partito nazionalista di destra che lo sostiene, la vendita dei “gioielli di famiglia” dello Stato.
Si tratta di un tesoretto stimato complessivamente in circa 22 miliardi di euro, dei quali finora Atene ha incassato solo una piccola parte. Un tuffo nel passato verso l’autarchia economica, uno schiaffo alla troika, ma forse una scelta necessaria per la coesione del partito.
Nel primo consiglio dei ministri dopo le elezioni, il ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis ha dichiarato che bloccherà immediatamente il piano di privatizzazione del 30% della compagnia elettrica DEH la più grande public utility del Paese, di cui lo Stato ellenico controlla una quota di maggioranza, e della compagnia di distribuzione dell’energia elettrica (Admie). Congelata anche la vendita del 67% del Porto di Pireo, un’operazione già avviata per la quale erano rimaste in corsa quattro società, tra cui la cinese Cosco. Rinviata anche la prevista cessione a privati del 35,5% di Hellenic Petroleum, la maggiore raffineria del Paese. Una mossa che era scritta nel Programma elettorale di Syriza, ora diventato piano del governo Tsipras.
Che ci sarebbe stata una inversione di rotta nella politica economica del Governo era nell’aria: ma la velocità e la determinazione degli annunci ha sorpreso tutti gli osservatori.
Ora però si apre la partita su come il Governo greco voglia ammodernare il Paese, quali politiche industriali e di rilancio dell’economia voglia intraprendere. Certo questa decisione ha raffreddato gli entusiasmi degli investitori internazionali che guardavano con sempre maggior interesse ai prezzi bassi delle società greche in rampa di lancio per le privatizzazioni.
«Gli investitori che hanno visto sparire il 15% del valore delle azioni greche dopo che gli elettori hanno scelto un governo determinato a rinegoziare i debiti del Paese possono aver reagito in modo esagerato», ha detto il premio Nobel per l’economia Robert Shiller, che ha invitato ad investire in Grecia perché «il prezzo dei titoli greci è sotto qualsiasi livello abbia mai visto negli Stati Uniti».
Anche Pinco e l’hedge fund Greylock Capital Management hanno detto che la vittoria di Syriza non ridotto il loro appetito verso i bond decennali greci nonostante il rendimento abbia raggiunto il 10,4% rispetto allo 0,37% del Bund.
Al di là di queste dichiarazioni Tsipras potrebbe aver agito così per pagare delle cambiali fatte alla sinistra minoritaria del suo partito, così da poter mantenere una coesione di fronte al negoziato con i creditori internazionali.