La Stampa, 29 gennaio 2015
Alle 15 cominciano le elezioni presidenziali. Per raggiungere il quorum serviranno 673 voti ma dalla quarta votazione scenderanno a 505. I primi ad entrare nelle cabine (i cosidetti «catafalchi»), saranno i senatori, poi toccherà ai deputati e quindi i delegati regionali. Ognuno scriverà a matita il nome del suo candidato su una scheda timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio, poi la piegherà in quattro prima di depositarla nell’urna di vimini e raso verde, ovvero nell’«insalatiera»
Comincia oggi pomeriggio alle 15, con la prima votazione da parte dei grandi elettori, l’iter che porterà all’elezione del presidente della Repubblica. Vediamo tempi, modalità e procedure di questo passaggio chiave della vita istituzionale.
Chi può votare
Sono in tutto 1009 i «grandi elettori» che in base alla Costituzione hanno il diritto di voto. Sono i 630 deputati, i 315 senatori, i 6 senatori a vita (5 in carica, più l’ex Presidente Giorgio Napolitano), e i delegati espressi dalle Regioni. L’«Assemblea» si svolge nell’emiciclo della Camera dei Deputati, appositamente attrezzato. Aderiscono al Partito democratico (ma come noto, non è affatto detto che votino in modo disciplinato) ben 460 «grandi elettori».
La procedura di voto
La votazione è segreta e per schede. Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La «chiama» dei grandi elettori sarà ripetuta due volte. Ciascun elettore entrerà nelle cabine (i cosiddetti «catafalchi») poste sotto il banco della presidenza e scriverà a matita il nome del candidato che intende votare su una scheda timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l’elettore depositerà la scheda, ripiegata in quattro, nell’urna di vimini e raso verde, «l’insalatiera». Non dovrebbero votare il presidente del Senato Pietro Grasso (presidente supplente della Repubblica), e i due deputati attualmente ai «domiciliari», Francantonio Genovese (Pd) e Giancarlo Galan (Fi).
Lo spoglio e i risultati
Lo spoglio dei voti è svolto dal presidente della Camera Laura Boldrini, che legge i nomi dei votati, uno ad uno e ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori. Alla fine di ogni votazione vengono letti i risultati all’Assemblea: per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i «voti dispersi». Anche stavolta, c’è da giurare, non mancheranno i voti per personalità «bizzarre».
Il quorum per vincere
La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni (se ne terranno una oggi e due domani) la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, ovvero 673 «grandi elettori». Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti bisognerà conseguire la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea: ovvero, 505 «grandi elettori».
I tempi delle votazioni
Oggi c’è la prima votazione; le altre due votazioni per cui è richiesta una maggioranza superqualificata si terranno domani. Se il Presidente non sarà eletto, si continuerà presumibilmente sabato mattina. Non c’è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; tuttavia non ci sono precedenti di giorni pieni di interruzione tra una votazione ed un’altra. La seduta comune è peraltro considerata un’unica seduta anche se si sviluppa in più giorni.