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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

«Stress? Più ce n’è più mi piace! Ho smesso di fare il c.t. della Serbia perché mi mancava lo stress. Le difficoltà sono stimoli che mi fanno sentire vivo». Parla Sinisa Mihajlovic, l’allenatore della Samp rivelazione. Legge Gandhi, ha cinque figli e una moglie che ha più palle di lui

Il duro per eccellenza  piange davanti ai film. L’ex ragazzo di strada ha appena finito un libro su Gandhi. L’allenatore della Samp rivelazione ringrazia di avere cinque figli. Sinisa Mihajlovic è un pianeta da esplorare. Come non avere simpatia per uno che ordina un Braulio e dopo un’ora e mezza ha ancora voglia di chiacchierare?
Organizzazione, personalità, entusiasmo: cosa ha portato la Sampdoria lassù?
«Se una squadra come la mia vuole combinare qualcosa deve essere organizzata, avere i suoi principi d i g i o co, u n a mentalità vincente che significa giocare per vincere e non per non perdere, allenarsi duramente. Non siamo forti come gli altri, ma se una squadra ci vuole battere deve essere non solo più forte tecnicamente ma anche caratterialmente».

E come si allena il carattere?
«Le palle uno le ha o non le ha. Però l’allenatore deve farsi seguire. Io sono sicuro che se dico ai miei di buttarsi dal tetto loro lo fanno e poi mi chiedono perché. L’allenatore deve trasmettere coraggio e serenità assieme. Bastano 2-3 giocatori non al 120% e possiamo perdere con chiunque, ma se tutti fanno il massimo possiamo giocare alla pari con chiunque.
Non è facile allenare la forza mentale, ma è il succo del mio mestiere».
 Più importante di schemi e metodi?
«Certo, tutto parte dalla testa. Bisogna trovare la medicina giusta per ciascuno. Mi aiuta avere cinque figli, con caratteri diversi».
 Quindi è più psicologo che sergente di ferro?
«Le regole e la disciplina sono fondamentali. Ma l’allenatore deve fare tanto altro: mantenere equilibrio sia quando si v i n ce s i a q u a n d o s i p e rd e Quando sono giù, non si deve vedere. E quando parlo con giornali, parlo agli avversari, al pubblico, ai miei. Anche le conferenze fanno parte della strategia».

Anche le sue famose citazioni, da Kennedy a Gandhi?
«Comunicare bene è fondamentale. Certo, se non arrivano i risultati non serve a niente, ma io devo essere completo.
Questo è un lavoro da pazzi: devi allenare i giocatori, i tifosi, i giornalisti, il presidente e magari basta un palo e perdi».

Infatti molti suoi colleghi soffrono lo stress.


«Stress??? Più ce n’è più mi piace! Ho smesso di fare il c.t. della Serbia perché mi mancava lo stress. Le difficoltà sono stimoli che mi fanno sentire vivo. Anche da calciatore le partite importanti non le sbagliavo mai. Con quello che ho visto nella vita, il calcio resta divertimento».

Ci racconta come ha conosciuto Ferrero?
«Era un giovedì, ed ero a casa. Mi chiama Edoardo Garrone per dirmi che aveva venduto a Ferrero. Io penso “vabbè, quello della Nutella...”. La prima telefonata? È stato esuberante, un romanaccio. Erano tutti un po’ perplessi, ma io non giudico una persona prima di conoscerla. Per lui il calcio è spettacolo, però quando si parla di lavoro sa il fatto suo. E qualsiasi cosa pensi la dice, mica si chiede “magari si può offendere”. È trasparente».

Eto’o avrà le motivazioni giuste?
«Eto’o porta visibilità, ma per me conta quello che fa sul campo. Lui può far crescere la Samp con la sua personalità la sua classe, ma anche la Samp può farlo divertire».

Il c.t. Conte dice che i giocatori si allenano poco...
«Non i miei. Se uno fa un allenamento non di livello, giorno dopo fa un supplementare».
 Dice anche che alla prima difficoltà si perdono.
«È una generazione così. Io, purtroppo o per fortuna, sono cresciuto molto giovane, ho sofferto ma mi è servito. La mia possibilità di uscire dalla po- vertà era il calcio. I giocatori ora fanno gli attori, hanno belle macchine, belle ragazze, il calcio sembra un hobby. Non è neanche facile motivare uno che ha tutto. Su 24 ore 10 dorme, 3-4 si allena, le altre 10 che fa? Io gli do una partita da vedere, oppure un film, come “La ricerca della felicità”. Se lo ricorda? “Non devi permettere a nessuno di dirti che non puoi raggiungere i tuoi sogni”. A volte il film lo scelgono loro.
Così sono maturati: adesso non serve più farli allenare alle 8 del mattino. E questa è una grande soddisfazione».

Magari senza calcio avrebbe fatto l’insegnante...
«Avrei fatto il ladro, o il pugile, niente di buono. Io sono cresciuto per strada. Ora so comportarmi da signore, ma la linea con il ragazzo di strada può essere sottile. Si dice che bisogna contare fino a 10, no? Quando giocavo ero a 1-2, adesso sono a 4-5, a 10 non ci arriverò mai».
 Le piace il cinema. Che film ama?
«Quasi tutti, a parte quelli sentimentali che ama mia moglie. Se c’è un po’ di sangue meglio. L’ultimo che ho visto American Sniper. Mi emoziono facilmente, piango spesso».

Dev’essere una donna tosta sua moglie.


«È una donna con le palle, forse ne ha più di me. E non è facile. L’ho conosciuta in un ristorante a Roma il 1° febbraio ’95. Non mi ero mai innamorato. È stato un colpo di fulmine, la prima volta che l’ho guardata ho pensato: “Se dovessimo fare dei figli, pensa come sarebbero belli”. Eccoli qui ( foto sullo
«Te lo do io lo stress» sfondo del telefono): Viktorya, 17 anni, Virginia, 16, Miroslav, 14, Dusan, 12, e Nikolas, 9».

Il suo amico Mancini l’ha allontanata dalla panchina dell’Inter.
«È diventata una moda fare il mio nome per l’Inter. Spero che la prossima volta non si faccia e che succeda. Avere ambizioni non è reato. Ma ora sono concentrato sulla Samp».

Qual era il suo ruolo da secondo di Mancini?
«Mancini è uno dei più bravi a lavorare sul campo, lui per primo mi ha dato la possibilità di fare l’allenatore. Lui è un po’ introverso, ero io a gestire le cose da spogliatoio oltre che la fase difensiva».

E adesso che importanza ha il suo secondo?
«Tutto lo staff è fondamentale. Senza perderei il 20-30%».

I l n o s t r o c a m p i o n a to è molto peggiorato?
«Quando sono arrivato era il campionato più bello e più difficile. Ora resta il più difficile da un punto di vista tattico. Prima c’erano solo tre stranieri, li dovevi scegliere bene e c’erano tanti soldi. Ora gli stranieri sono tanti e non c’è il tempo di lavorare sui giovani: magari uno di 17 anni può diventare un grande, ma io se sbaglio tre partite vengo cacciato. Lo faccio crescere per chi viene dopo di me? Però far maturare un giovane riempie d’orgoglio».

E il Paese Italia è molto peggiorato?
«Molto. Mi sembra stia succedendo quello che è successo alla mia ex Jugoslavia: c’è più aggressività, i ricchi diventano più ricchi, i poveri più poveri, la differenza tra Nord e Sud aumenta. L’unica fortuna è che siete tutti cattolici».

C’è un personaggio oggi che la ispira?
«Ho appena finito un libro su Gandhi…».