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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

Yanis Varoufakis, ecco chi è il nuovo ministro delle Finanze della Grecia. Fisico scolpito, docente, blogger, economista per caso, marxista occasionale, fu tra i primi a paventare il default del Paese, tanto da conquistarsi il soprannome di «Mr. Catastrofe». Ora il falco anti-austerità fa tremare l’euro, non si presta alle semplificazioni ma conosce le regole del gioco. E si diverte

Ha il gusto del paradosso, Yanis Varoufakis. Il fascinoso ministro delle Finanze dal fisico scolpito che in queste ore è al centro delle cronache internazionali come il falco anti-austerità che fa tremare l’euro, non si presta alle semplificazioni ma conosce le regole del gioco. E si diverte.
«Marxista occasionale» ed «economista per caso» sono alcune delle definizioni – ironiche ma non troppo – che Varoufakis ha dato di sé in una corposa auto-narrazione via blog e social network. Con le sue analisi controcorrente e i motti spiazzanti si è imposto nel dibattito pubblico greco come mente brillante e anticonvenzionale, fino a diventare un’autorità del pensiero alternativo al rigorismo di marca germanica. Ma ha sempre rifiutato gli schematismi che contrappongono Nord e Sud del continente.
La realtà è complessa, spiegava in un documentario girato nel 2012 con la tv britannica Channel 4 nel quale partiva dalla favola di Esopo sulla cicala e la formica per spiegare la crisi del debito.
Nel video Varoufakis criticava la conflittualità alimentata dai mezzi d’informazione che presentavano i tedeschi come laboriose formiche e i greci come irresponsabili cicale e concludeva che gli uni quanto gli altri pagano il prezzo del salvataggio delle banche. Il primo passo per trovare una soluzione, sosteneva, è «abbandonare gli stereotipi».
Stesso spirito delle dichiarazioni rilasciate ieri, le prime dell’accidentato percorso verso il negoziato con la Ue. «Vogliamo un New Deal paneuropeo che aiuti la ripresa – ha detto richiamandosi al Nuovo Corso delle riforme lanciate negli anni Trenta dal presidente americano Roosevelt per uscire dalla Grande Depressione – ma vogliamo anche una nuova relazione di fiducia e sincerità con l’Europa. Nessun duello».
I primi a scommettere su di lui sono stati i socialisti, quelli scaraventati ai margini della scena politica dal ciclone Tsipras. Fu Andreas Papandreou, fondatore del Pasok, a scrivere la lettera di referenze che gli aprì le porte della prestigiosa University of Essex.
È qui che comincia la trasformazione: da Yannis con due «n» a Yanis per venire incontro ai limiti della pronuncia inglese e farsi ricordare con più facilità. Studente e poi docente in pieno thatcherismo, lascia il Regno Unito all’alba del terzo mandato consecutivo di Maggie, «tre era un po’ troppo». Destinazione Australia, dove si ritrova a insegnare in un’università di destra che lo ha scelto «per estromettere un altro candidato pericolosamente di sinistra». Nelle notti australiane conduce un programma sulla radio nazionale che sarà sospeso dal governo per le sue idee eretiche.
Di nuovo in Grecia, entra nella grande politica come consigliere di George Papandreou, figlio di Andreas, ex premier socialista rimasto fuori dal Parlamento con il voto di domenica scorsa.
È Varoufakis il primo a paventare il default della Grecia, conquistandosi il soprannome di «Mr. Catastrofe». Quando Papandreou avvia i primi colloqui con il Fondo monetario internazionale, Yanis lascia l’incarico e si avvicina ai gruppi radicali che si stanno coagulando nella galassia di Syriza (le sue idee sono considerate estreme persino da alcuni esponenti del partito).
Diventato un punto di riferimento per il fronte anti-austerità, subisce minacce che nel 2012 lo costringono a partire ancora, stavolta per gli Stati Uniti, dove ottiene una cattedra ad Austin, Università del Texas. In America lavora anche per il colosso dei videogiochi Valve: il fondatore, Gabe Newell, assiduo lettore del suo blog, vede in lui l’uomo capace di risolvere i problemi teorici dell’economia del cyberspazio.
In particolare, Varoufakis si occupa degli scambi di oggetti sul mercato virtuale. Il suo prodotto di punta sono i cappelli.
Oggi il geniale cappellaio 53enne assicura che è giunto il momento di voltare pagina. Basta con «gli errori» dei piani di salvataggio e con le spirali distruttive per le quali «Stati insolventi chiedono prestiti per rimborsare una banca centrale che a sua volta presta a banche insolventi, che ricevono capitali da Stati insolventi…». «Un meccanismo folle» che Atene vuole spezzare.
Come? Il documentario ispirato a Esopo si chiudeva in tre punti programmatici: «Unificare il sistema bancario europeo e ricapitalizzare le banche. Centralizzare il debito pubblico europeo attraverso la Bce. Usare la Banca europea per gli investimenti per convertire risparmi improduttivi in investimenti produttivi».
Domenica Yanis Varoufakis ha celebrato la vittoria con poesia. Parafrasando Dylan Thomas, ha gioito per la Grecia che «smette di andarsene, docile, nella notte».