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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

A sorpresa ieri la Banca nazionale svizzera ha sganciato il franco dall’euro, eliminando il tetto di cambio con la moneta Ue fissato a 1,20. Shock della valuta elvetica (+30%), crolla la Borsa di Zurigo (-8,6%). La preoccupazione delle imprese elvetiche: è uno tsunami

La Banca nazionale svizzera (BNS) ha abbandonato ieri la soglia minima di cambio con la moneta unica, fissata a 1,20 franchi per un euro e in vigore dal settembre del 2011. La BNS ha anche abbassato di 0,5 punti, fissandolo a -0,75%, il tasso di interesse applicato sugli averi in conti giro, ossia sui fondi della banche depositati presso di essa. L’istituto elvetico di emissione ha inoltre nuovamente adattato verso il basso e in zona negativa il margine di fluttuazione del Libor a tre mesi, il principale tasso di riferimento del franco, che è ora compreso tra -1,25% e -0,25%: precedentemente la forbice era compresa tra -0,75% e +0,25 per cento.
Le ragioni della svolta
La mossa della BNS è giunta abbastanza sorpresa. Una decina di giorni fa il presidente dell’istituto centrale svizzero, Thomas Jordan, aveva infatti detto in un’intervista televisiva che la soglia minima era ancora assolutamente centrale e irrinunciabile. E nello scorso mese dicembre aveva più volte ripetuto che la BNS avrebbe continuato a difenderla con tutta la determinazione richiesta, anche acquistando illimitatamente divise estere. Peraltro, alcuni piccoli segnali premonitori c’erano stati, hanno fatto notare ieri analisti della piazza elvetica. Alcuni esperti avevano infatti criticato il cambio fisso con un euro che scendeva in modo sensibile. Il tetto di 1,20 franchi, deciso per proteggere le esportazioni svizzere, era inoltre stato nuovamente messo alla prova dai mercati in queste settimane. È possibili che vi siano stati recentemente nuovi acquisiti di euro da parte della BNS. E proprio gli acquisti di moneta unica in questi ultimi tre anni hanno portato le riserve valutarie BNS a livelli molti alti, difficilmente aumentabili ulteriormente. Questa può essere una delle ragioni della svolta, insieme alla recente discesa dell’euro sul dollaro e insieme al probabile varo del quantitative easing da parte della Banca centrale europea, che potrebbe indebolire ancora l’euro.
Sui mercati l’annuncio ha fatto molto rapidamente scendere l’euro e salire il franco. Poi, un parziale recupero. In serata il rapporto euro-franco era a 1,019, poco sotto i livelli pre soglia del 2011. Anche il dollaro Usa, che negli ultimi mesi aveva recuperato terreno sul franco, ieri è sceso molto ed era in serata a 0,87 franchi (contro 1,01 il giorno precedente). La Borsa a Zurigo ha subito un tonfo, sull’onda dei timori sui danni che il rafforzamento del franco potrebbe avere per l’export e per alcuni settori, come il turismo, in Svizzera. Le considerazioni sui vantaggi che un franco più forte potrebbe avere per alcuni comparti della finanza elvetica non hanno frenato i timori sull’industria di esportazione. Molte le reazioni negative delle associazione delle imprese elvetiche all’abbandono della soglia con l’euro.
«È successo quello che non doveva accadere», ha commentato un cambista interpellato dall’agenzia finanziaria awp: «Gli speculatori hanno vinto contro la BNS» e a perderci è la credibilità dell’istituto d’emissione. Un analista dell’agenzia tedesca Helaba ha detto dal canto suo che non vi saranno più nuove soglie minime, perché i mercati non avranno più fiducia nella capacità della BNS di difenderle. «Il cambio euro-franco viene lasciato al mercato e il corso dovrebbe avviarsi verso la parità», ha concluso. La BNS ha fatto sapere che l’eccessiva robustezza del franco si era in qualche modo attenuata, pur rimanendo a livelli elevati. L’istituto centrale elvetico ha anche rilevato che negli scorsi tre anni l’economia elvetica ha saputo trarre profitto dalla soglia minima con l’euro per adattarsi alle nuove condizioni. Si è trattato di una misura «eccezionale e temporanea» che ha preservato l’economia svizzera da gravi danni, ha sottolineato la Banca nazionale svizzera. In queste condizioni, secondo la BNS, il mantenimento della soglia di 1,20 franchi con la moneta unica europea non era più giustificabile.
La BNS ha anche precisato che continuerà a «sorvegliare la situazione» nella definizione della sua politica monetaria: se necessario interverrà sui mercati dei cambi. Dopo la giornata di ieri, insolita in campo elvetico e per alcuni aspetti tumultuosa, l’impressione di molti analisti della piazza elvetica è però che la BNS avrà vita più dura nel suo rapporto con il mercato. È possibile che, dopo la forte reazione di ieri, ci siano riassestamenti graduali sia per il franco che per la Borsa svizzera, ma il quadro è cambiato.
Un cambiamento che, peraltro, ha iniziato ad essere «quantificato» nel suo impatto rispetto ai dati macroeconomici. Ieri, infatti, Ubs ha pubblicato una prima prevsione di quanto l’exporto potrebbe diminuire in seguito allo sganciamento della moente elvetica dall’euro. Ebbene, si tratta di ben 5 miliardi di franchi in meno nelle esportazioni e una frenata dell’economia nel 2015.