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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

Brunetta litiga con Verdini e tra Berlusconi e Renzi c’è tensione. Il nervosismo si taglia a fette. Se va avanti così, entro poche ore il Nazareno finisce nella carta straccia...

Forza Italia è spaccata come una mela, e le due metà litigano furiosamente. Sono volate parole grosse tra Verdini, che a Renzi darebbe il dito di una mano, e Brunetta, considerato dal premier alla stregua di un terrorista. «Se continui ti sputo il faccia», è arrivato a sbraitare Verdini. L’altro gli ha dato del disonesto, e tutto questo si è svolto in presenza dei senatori «azzurri», sbigottiti. Le urla erano talmente selvagge da mettere in allarme la scorta di Bossi, appena arrivato a Palazzo Grazioli per cenare col Cavaliere. Silvio ne ha profittato per defilarsi («Scusate ma Umberto e Calderoli mi attendono»); a tavola è parso talmente disgustato da assaggiare appena lo sformato di riso con spezzatino servito dal cuoco, che tra l’altro pare non sia più lo storico chef Michele.
La cena con Bossi
Al vecchio Senatùr il Cavaliere è parso affranto perché non controlla più i suoi, molto dispiaciuto per l’aggressività di Verdini «che crea mille problemi» e tira troppo dalla parte del premier. Gli frulla nella mente il sospetto che i famosi patti del Nazareno convengano a uno solo dei contraenti, ma quel qualcuno non è lui. Renzi pretende l’approvazione immediata della legge elettorale al Senato, contro cui Minzolini, la Bonfrisco e un’altra ventina di senatori berlusconiani sono pronti a immolarsi. Idem per la riforma costituzionale alla Camera: il premier la vuole entro la prossima settimana. Dopodiché, forse, coinvolgerà Berlusconi nella scelta del nuovo Presidente, laddove il Cav gradirebbe da subito questa certezza. Né Silvio si accontenta di scegliere tra i petali di una rosa interamente di sinistra: vuole che tra i nomi ce ne sia almeno uno del campo moderato (non considera tali né Mattarella né Franceschini). Quanto al famoso decreto fiscale, nelle cui pieghe si annida la contestatissima norma «salva-Berlusconi», Renzi prenderà una decisione definitiva a fine febbraio, non prima. A Silvio puzza di ricatto. «Occhio, che quello ti frega», l’ha messo in guardia Bossi. Il padrone di casa ha replicato con una barzelletta tanto gustosa quanto irriferibile, che comunque ha dato il senso di uno ben consapevole del rischio.
Anche al capo dei ribelli, ieri mattina, Berlusconi è parso parecchio dubbioso sul da farsi nonché imbufalito contro il Pd che in Commissione giustizia alla Camera propone un testo sulla prescrizione studiato apposta per mandare Silvio in galera (non prevede norme transitorie per i processi pendenti). L’avvocato Ghedini e il suo cliente ci vedono malafede: «da una parte i comunisti» tendono la mano, dall’altra cercano di farmi fuori...». All’ex ministro Mauro il Cav ha confidato un ulteriore tormento: Renzi punta a votare in primavera qualunque sia la legge elettorale, anche con quella attuale di stampo proporzionalista (il «Consultellum»). Morale: non possiamo fidarci di lui...
La campagna
Con l’approvazione del leader, il capogruppo alla Camera si è lanciato all’attacco tentando di rinviare la riforma costituzionale. Vuole che ci si arrivi quando si sarà già votato per il Capo dello Stato, insomma un «do ut des». Vibrata reazione Pd, non se ne parla nemmeno. Nel vivo della battaglia il grosso dei forzisti si è schierato con Brunetta, solo 5 deputati hanno seguito Verdini. Forza Italia (d’intesa con gli altri gruppi di opposizione) tenterà nuovamente di sospendere i lavori con la scusa che si dovranno tenere incontri sul Quirinale. Il nervosismo si taglia a fette. Tanto che la «Pitonessa» Santanché, alter ego di Verdini, dichiara: «È ora di chiarirci al nostro interno». Se va avanti così, entro poche ore il Nazareno finisce nella carta straccia.