Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

I dodici complici dei fratelli Kouachi. Dietro gli attentati di Parigi nessun lupo solitario, nessuna decisione estemporanea, ma un gruppo e un’organizzazione vera e propria

Non un commando, ma una piovra, una “nebulosa” di terroristi pronti a morire, autisti, ingegneri, predicatori, hacker: l’inchiesta sugli attentati di Parigi va avanti e rivela che dietro i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly non c’è soltanto il misterioso “quarto uomo”, uno o due complici, ma dieci, forse addirittura «dodici» complici secondo una fonte della polizia citata da Libération. Un’associazione del terrore capace di colpire anche senza il sostegno logistico o materiale di Al Qaeda o lo Stato Islamico: secondo alcuni, infatti, il video in cui Al Qaeda si assume la responsabilità dell’organizzazione e del finanziamento degli attentati, sarebbe una rivendicazione a posteriori, i terroristi di Parigi avrebbero in realtà fatto tutto da soli, come dimostra il prestito chiesto e ottenuto da Coulibaly a inizio dicembre. Nessun lupo solitario, nessuna decisione estemporanea, ma un gruppo e un’organizzazione. «Tutti i protagonisti degli attentati si conoscono da anni e sono stati in contatto con almeno due organizzazioni per il trasferimento di jihadisti verso le zone di guerra» hanno detto al Parisien dei funzionari di polizia. Il fatto che i fratelli Kouachi abbiano detto di agire per conto di Al Qaeda e Coulibaly per conto dell’Isis – due organizzazioni rivali – porta gli inquirenti a considerare le rivendicazioni «con molta cautela». Una parte dell’organizzazione si troverebbe adesso in Siria. Hayat Boumeddiene, la compagna di Coulibaly cui è intestata la famosa Mini Cooper usata dal terrorista e mai ritrovata, è arrivata in Turchia il 2 gennaio con Mehdy Sabry Belhoucine, schedato dalla polizia ma mai condannato.
L’INGEGNERE
Molto più attivo invece il fratello maggiore, Mohamed Belhoucine, ingegnere di 28 anni, ex studente alla prestigiosa Ecole des Mines di Albi, vicino a Tolosa, condannato nel 2014 a due anni di carcere per attività legate ad una filiera di invio di jihadisti francesi in Afghanistan. Di Mohamed si erano perse le tacce fino a ieri, quando fonti della polizia hanno fatto sapere che anche lui si trova in Siria, in una zona controllata dall’Isis. Belhoucine avrebbe lasciato la Francia con la moglie, Imène, un’algerina di 24 anni, e il figlio. Mohamed, orgoglio della famiglia perché unico ad aver fatto studi superiori, si è radicalizzato proprio durante il periodo passato alla Scuola di Albi. Li sarebbe diventato un «cyberjihadista», come lo definiscono oggi gli inquirenti, esperto di internet, capace di criptare e diffondere messaggi, animatore di forum e blog integralisti. A confermare l’esistenza di un gruppo, e di legami stretti tra i membri dell’organizzazione, è anche la presenza a Madrid tra il 30 dicembre e il 2 gennaio di Amedy Coulibaly. Il terrorista che qualche giorno dopo avrebbe ucciso una poliziotta a Montrouge e quattro ostaggi ebrei in un supermercato a Vincennes, ha passato il Capodanno con la sua compagna nella capitale spagnola. Ha aspettato fino al 2, quando Hayat aveva il suo volo per Istanbul con Mehdi Belhoucine. Con Coulibaly a Madrid ci sarebbe stato anche un altro uomo, non ancora identificato secondo la stampa spagnola. Si indaga ora sulla possibile esistenza in Spagna di una cellula di appoggio ai francesi.
LA POLIZIOTTA TRAVOLTA
Nella Francia della caccia ai complici e dello stato di massima allerta sempre in vigore, ieri l’allarme è scattato davanti al palazzo dell’Eliseo. L’altra notte, una Clio nera con quattro ragazzi è improvvisamente comparsa contromano in una strada perpendicolare alla rue du Faubourg Saint-Honoré, di fronte al palazzo presidenziale. La poliziotta di guardia si è fatta avanti e la macchina l’ha travolta. I quattro hanno cercato di scappare e sono stati poi arrestati dalla polizia. In piena notte François Hollande è uscito dall’Eliseo per assicurarsi delle condizioni dell’agente, ferita leggermente a un polso. Poco dopo, la polizia ha dichiarato che si è trattato di un banale incidente stradale: i ragazzi hanno preso per sbaglio la strada contromano e hanno avuto paura alla vista dell’agente.