Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

La passione per il pallone è più forte di dittature, guerre, ebola e persino di Boko Haram. Così Algeria, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Egitto e Camerun si contendono la Coppa d’Africa

Tra i favoriti c’è l’Algeria dei generali e la Costa d’Avorio reduce dalla guerra civile. C’è la Tunisia, unica primavera araba sbocciata in democrazia, e non il pluridecorato Egitto dove i militari sono tornati al potere. C’è l’instabile Burkina Faso che, dopo aver spazzato via un dittatore nel 2014 con «la Rivolta delle Scope», potrebbe andare lontano come nel 2013 se comincia a liberarsi (partita d’esordio) del coriaceo Gabon dello stabilissimo Ali Bongo, erede di uno di quei presidenti a vita che forse soltanto l’Africa sa produrre. Ma occhio al giovane Camerun senza Eto’o, Paese minacciato dagli integralisti di Boko Haram che sconfinano dalla vicina Nigeria (grande assente). Attenzione alla Guinea, che scappa da ebola e ha un certo Pogba in campo (anche se non il Paul della Juve ma il fratello Florentin).
Parte la trentesima Coppa d’Africa delle Nazioni, e vien naturale tenere un occhio ai campi e l’altro alle Nazioni. Perché molti dei sedici Paesi partecipanti vivono situazioni quanto meno delicate: la Guinea alle prese con l’epidemia, il Mali non ancora uscito dall’emergenza terrorismo, lo Zambia in crisi costituzionale, la Repubblica Democratica del Congo sempre in bilico tra i gruppi armati. Eppure per un paio di settimane il calcio fa impallidire il resto. Ed ecco che ci si dimentica della violenza nel Kivu, ipnotizzati dal portiere Kidaiba che festeggia i gol girando per il campo saltellando sul sedere. Oppure la violenza si aggira: in Nigeria la gente guarda le partite in casa, perché Boko Haram sguinzaglia kamikaze tra i maxi-schermi.
Tragedie che fanno impallidire problemi minori: l’allenatore Claude Le Roy, sbarcato a Bata con i giocatori del suo Congo e una maglietta «Je Suis Charlie», ha dovuto cercarsi un albergo per la squadra perché in quello assegnato non c’era l’acqua. Una macchia, anche se certo non la peggiore dimostrata dal Paese ospitante: la Guinea Equatoriale del dittatore Teodoro Obiang Nguema, al potere dal 1979. Incredibile che su oltre 50 Paesi l’Africa non abbia trovato una soluzione migliore che rivolgersi in zona Cesarini al regno del longevo Teodoro, buon amico delle grandi compagnie petrolifere americane, dopo che all’ultimo momento il Marocco aveva rinunciato a ospitare la Coppa per paura dell’epidemia ebola. La piccola Guinea Equatoriale, ex colonia spagnola, sotto la coperta di un multipartitismo farlocco è uno dei regimi più brutali del continente. La scoperta del petrolio ne ha fatto il terzo produttore dell’Africa subsahariana, senza che questo abbia giovato alla popolazione (il 20% dei bambini muore prima dei 5 anni). Playa Nigra (spiaggia nera), non lontano dalla capitale Malabo, è una delle più famigerate prigioni del continente, dove qualche anno fa i detenuti venivano lasciati morire di fame. Un Paese che Transparency International annovera tra i 12 più corrotti del mondo. Non sarà un caso se pure la nazionale è stata radiata dalla fase eliminatoria della Coppa per un grave vizio di legalità, per aver messo in campo un giocatore di un’altra Nazione (un camerunense).
Come se la Coppa d’Asia si giocasse in Nord Corea o gli Europei in Bielorussia. Palla al centro nei quattro stadi del riammesso re Teodoro, non lontano dalla Spiaggia Nera, ospiti di un regime denunciato da Human Rights Watch (che cita anche il caso dell’italiano Roberto Berardi, in prigione dopo un dissidio d’affari con il figlio del dittatore). Per chi tifare in questa Coppa? Un occhio al campo, un occhio alle nazioni: Tunisia, Burkina Faso, la Guinea di ebola e dell’altro Pogba.