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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

Alle Invasioni Barbariche Gabriele Muccino chiede scusa al fratello Silvio. Dopo sette anni di liti in pubblico il regista confessa: «Me ne vergogno, sono cose che non vanno fatte e di cui ti penti mentre le fai. Bastano 40 secondi di blackout della ragione per cedere all’impulsività, del resto siamo umanamente fallibili»

«Me ne vergogno, sono cose che non vanno fatte e di cui ti penti mentre le fai. Bastano 40 secondi di blackout della ragione per cedere all’impulsività, del resto siamo umanamente fallibili». Gabriele Muccino approfitta della sedia di Daria Bignardi ( Le invasioni barbariche, La7) per chiedere scusa a suo fratello Silvio per quanto aveva scritto su Twitter un paio di mesi fa: «Ho sbagliato a portare la mia vita personale su una sfera pubblica e mi auguro di non farlo mai più».
Breve riassunto per chi, in questi tempi di sentimenti esibiti, adotta la massima di Flaiano («I fatti miei non li racconto, quelli degli altri non li voglio sapere»). I Muccino Bros sono lontani da tempo. Sette anni. «A un certo punto ha smesso di parlarmi – ha ricordato ancora Gabriele in diretta tv —, senza un perché, senza una lite, non c’è mai stato nulla, è scomparso. Non ho un suo telefono, un’email, ha tagliato i ponti con chiunque io conosca, compresi i miei genitori».
Fatti privati che sono diventati pubblici da tempo. Era il giugno 2013 quando Gabriele Muccino, via social network, raccontò il suo angolo di verità indicando in una donna la colpevole di questa rottura e accusandola di plagio. La donna dello screzio è Carla Vangelista (60 anni), con cui Silvio Muccino (32) ha scritto, a quattro mani, due romanzi e i suoi tre film da regista. «Una scrittrice di discutibile talento – scrisse allora Gabriele (47 anni) – che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall’altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato».
La risposta di Silvio arrivò qualche giorno dopo in una lettera a mezzo stampa «per mettere fine al delirante soliloquio che da anni intasa siti internet e giornali. Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento, e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia. Questa del plagio è una vecchia storia a casa Muccino, e ora si sta ripetendo. Per il semplice motivo che è il modo più facile e veloce di spazzare sotto il tappeto le vere cause di scelte tanto radicali e dolorose come quelle che portano un figlio ad allontanarsi».
Quindi più di un anno di silenzio social, rotto lo scorso novembre ancora una volta da Gabriele. Lo spunto è il nuovo film del fratello, Le leggi del desiderio, che uscirà quest’anno: «Silvio Muccino fa un film su chi manipola le coscienze! E chi meglio di lui, manipolato da 10 anni, conosce il tema che racconta!». E ancora: «Il tuo film è di una signora che ti gestisce, come un ventriloquo il suo pupazzo, da un tempo ormai irreversibilmente lontano». Una serie di tweet scritti e poi cancellati quando era troppo tardi, rimasti comunque intrappolati nella rete.
A questo si riferiva l’altra sera Gabriele quando parlava di blackout della ragione: «Questo dolore nel tempo è cresciuto, quei tweet erano un messaggio nella bottiglia ma sono stati un errore drammatico. Faccio un mea culpa pubblico, per cercare di riparare a un danno di impulsività. Vorrei mettere un punto a una questione che è diventata penosamente pubblica pur essendo dolorosamente privata». Nel corso dell’intervista, tra le righe, Muccino ha dato anche la sua interpretazione di quanto può essere successo tra di loro, «senza che ci sia stata una lite»: «Forse Silvio si è messo in competizione con me quando ha deciso anche lui di fare il regista, questo ha creato un cortocircuito che non doveva crearsi». Dopo tanti anni sembra però abbastanza scettico sulla possibilità di un riavvicinamento: «È stato un lutto, ma non ho speranze di risolverlo, dopo un po’ si va avanti, 7 anni sono troppi, c’è un momento in cui dici too late, troppo tardi, andiamo avanti». Osserva: «Il successo complica la vita». Anche l’insuccesso non scherza, ma non è il caso di cavillare.