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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

«Se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno!». Parola di Papa Francesco

 «Scusi, santità, se non parlo bene italiano...». «Neanch’io, guardi». Nel volo UL111 che lo porta dallo Sri Lanka alle Filippine – «il cuore della visita saranno i poveri», per le strade lo accolgono due milioni di persone – Francesco scherza e risponde alle domande dei giornalisti di tutto il mondo, senza mostrarsi affaticato dai primi giorni di viaggio. Anche se, confessa sorridendo, dopo l’ora in papamobile sotto il sole del primo giorno «mi sentivo uno straccio». Come sempre, non si sottrae a nessuna domanda. Quando dice che «è aberrante uccidere in nome di Dio» ma «la libertà di espressione ha un limite» e «non si può provocare o insultare la fede degli altri», si concede una battuta guardando l’organizzatore dei suoi viaggi: «Se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno!». Al fondo, una considerazione solo in apparenza marginale sui fedeli musulmani, buddisti e induisti che l’altro giorno sono arrivati al santuario mariano di Madhu: «C’è rispetto tra loro. Ci sono gruppetti fondamentalisti ma non sono col popolo, sono delle élites ideologiche». 
Francesco ha fiducia nel «popolo» come nel dialogo, parla di «mitezza» in risposta alle minacce dei terroristi e piuttosto teme per i fedeli, è attento alla sensibilità di tutti i credenti e sfugge ai toni da crociata che regalerebbero proseliti ai fanatici. 
Santità, lei ha parlato della libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Fino a che punto si può andare nella libertà di espressione, che lo è altrettanto? 
«Vede...lei è francese? Allora andiamo a Parigi, parliamo chiaro. Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali. Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente, e così vogliamo fare tutti. Non si può offendere o fare la guerra o uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi quello che succede adesso ci stupisce, no?, ma pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto! Lei pensi alla notte di San Bartolomeo. Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in nome di Dio. È un’aberrazione. Con libertà, senza offendere, ma senza imporre, senza uccidere...». 
E la libertà di espressione? 
«Ognuno ha non solo la libertà, ma il diritto e anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella che pensa sia la vera strada, non collabora al bene comune. Abbiamo l’obbligo di parlare apertamente. Avere questa libertà, ma senza offendere. È vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede. Papa Benedetto, in un discorso (la lectio di Ratisbona del 2006, ndr ), ha parlato di questa mentalità post-positivista che alla fine porta a credere che le religioni o le espressioni religiose siano una sorta di sottocultura: tollerate ma poca cosa, non sono nella cultura illuminata. E questa è una eredità dell’illuminismo. Tanta gente che sparla di altre religioni o delle religioni, che prende in giro, diciamo “giocattolizza” la religione degli altri...Questi provocano. E può accadere quello che accadrebbe al dottor Gasbarri se dicesse qualcosa contro la mia mamma! C’è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetta la vita e la persona umana, e io non posso prenderla in giro. Questo è un limite. Ho preso questo esempio per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti. Come quello della mia mamma». 
C’è molto timore nel mondo per la sua incolumità e quella dei fedeli, le minacce dell’Isis al Vaticano. È preoccupato? Come rispondere alle minacce degli integralisti islamici? 
«Il miglior modo di rispondere è sempre la mitezza. Essere mite, umile come il pane, senza fare aggressioni. Io sono qui, ma c’è gente che non capisce questo. A me preoccupano i fedeli, questo sì. Ho parlato con la sicurezza vaticana, con il dottor Giani (comandante della Gendarmeria vaticana, ndr ) che mi aggiorna. Questo mi preoccupa abbastanza. Io ho paura? Sa che io ho un difetto, una bella dose di incoscienza. A volte mi sono chiesto: se a me accadesse qualcosa? E ho detto al Signore: chiedo una grazia, che non mi faccia male, perché non sono coraggioso davanti al dolore. Sono molto timoroso. Ma so che si prendono cura di me, le misure di sicurezza sono prudenti ma sicure». 
In Sri Lanka ci furono centinaia di attentati kamikaze... 
«Io credo che dietro ogni attentato suicida ci sia uno squilibrio: squilibrio umano, non so se mentale ma umano. Qualcosa che non va nella persona. C’è tanta gente come i missionari: dà la propria vita per costruire. Il kamikaze dà la propria vita per autodistruggersi e distruggere. E non è solo una cosa dell’Oriente...». 
E i bambini usati per gli attentati? 
«I bambini sono usati dappertutto per tante cose. Sfruttati nel lavoro. Sfruttati come schiavi. Anche sfruttati sessualmente. Alcuni anni fa, con membri del Senato in Argentina, abbiamo voluto fare una campagna negli alberghi più importanti per dire pubblicamente che non si sfruttano i bambini per i turisti. Non siamo stati capaci di farlo. Le resistenze nascoste ci sono. Non ci siamo riusciti. Quand’ero in Germania mi capitava di vedere giornali che parlavano del turismo sessuale nel Sud-Est asiatico. Anche lì erano bambini». 
Lei è andato in un tempio buddista. Una volta i missionari dicevano che è la religione del diavolo... 
«Quand’ero bambino, settant’anni fa, ci dicevano anche che i protestanti andavano all’inferno! La mia prima esperienza di ecumenismo l’ho avuta per mano a mia nonna, avevo quattro o cinque anni e vidi passare due donne dell’Esercito della salvezza. Le chiesi: nonna, sono suore? E lei: no, sono protestanti, ma sono buone. Pensi a ciò che ha detto il Concilio sul valore. E il rispetto delle altre religioni. È cresciuta tanto la Chiesa, in questo. Sì, ci sono tempi oscuri nella storia della Chiesa, e dobbiamo dirlo senza vergogna, perché anche noi siamo in una strada di conversione continua, dal peccato alla grazia, sempre. Questa interreligiosità come fratelli, rispettandosi sempre, è una grazia». 
Nelle Filippine visiterà le zone devastate dal tifone Yolanda. A che punto è l’enciclica sulla custodia del Creato? 
«Non so se del tutto, ma in grande parte è l’uomo che schiaffeggia la natura ed ha una responsabilità nei cambiamenti climatici. Ci siamo un po’ impadroniti della natura, della Madre Terra. Ricordo ciò che mi disse un vecchio contadino: Dio perdona sempre, gli uomini qualche volta, la natura mai. L’uomo è andato troppo oltre, ricordiamo Hiroshima! A marzo, dopo tre bozze, mi prenderò una settimana per finire. Quindi andrà in traduzione. Penso che a giugno potrà uscire. È importante che ci sia un po’ di tempo fra l’uscita e l’incontro di Parigi sul clima. L’ultima conferenza in Perù non è stata un granché, mi ha un po’ deluso la mancanza di coraggio, speriamo che a Parigi siano un po’ più coraggiosi».