Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

Proprio nel giorno in cui italiani e svizzeri hanno raggiunto un accordo in base al quale le loro banche ci daranno ogni informazione sui correntisti italiani evasori (una svolta epocale nei rapporti tra noi e loro), gli svizzeri hanno deciso di non difendere più il cambio euro/franco a 1,20, fatto che ha provocato l’impennata della loro moneta e il crollo contemporaneo dei titoli delle aziende elvetiche

Proprio nel giorno in cui italiani e svizzeri hanno raggiunto un accordo in base al quale le loro banche ci daranno ogni informazione sui correntisti italiani evasori (una svolta epocale nei rapporti tra noi e loro), gli svizzeri hanno deciso di non difendere più il cambio euro/franco a 1,20, fatto che ha provocato l’impennata della loro moneta e il crollo contemporaneo dei titoli delle aziende elvetiche. Infatti…

Piano, piano. Questo è semplicemente arabo.
Tre anni fa, tutti compravano franchi svizzeri non solo per via della crisi generale, ma perché sembrava prossimo il crollo italiano e la fine dell’euro. Tutti quelli che potevano vendevano perciò euro e si facevano dare in cambio monete sicure, soprattutto questi famosi franchi svizzeri. La corsa alla moneta elvetica provocò un impennarsi del valore del franco con conseguenze pesanti per le loro esportazioni, importantissime per il loro Pil. La Banca Nazionale Svizzera, per scoraggiare questi acquisiti, annunciò quindi che avrebbe operato in modo che il valore del franco svizzero non scendesse mai sotto 1,20. In altri termini: con cento euro non si sarebbero mai potuti comprare meno di 120 franchi svizzeri.  

Come si fa a decidere in questo modo il prezzo di una merce? Perché in casi come questi, se non ricordo male certe sue chiacchiere del passato, le valute vengono trattate come una qualunque merce.
Per difendere il cambio a 1,20 bisogna che la Banca Nazionale Svizzera (cioè la loro banca centrale, o Bns) acquisiti tutti gli euro che le vengono offerti in cambio dei franchi svizzeri e altri ancora per tener su di quanto basta il valore dell’euro e abbassare del necessario il valore del franco. La parità, in questo modo, si mantiene in equilibrio.  

Non è troppo semplice?
Il rovescio della medaglia è questo: le casse svizzere, in questo modo, si sono riempite di valuta straniera. Quel paese è abbastanza forte per reggere una simile politica (ampiamente annunciata per scoraggiare i furbi), ma che succede se qualcun altro decide di buttar giù il valore dell’euro con qualche azione massiccia? Attaccando il valore troppo alto dell’euro, si apprezza ancora una volta il franco svizzero e se l’attacco è massiccio la difesa diventa impossibile. È meglio abbandonare la partita. È esattamente quello che sta per succedere.  

Qualcuno vuole buttare giù il valore dell’euro?
Draghi. Non ha sentito parlare del quantitative easing?
È un termine che significa: acquisiti massicci di titoli di stato. I tedeschi sono contrari, ma nel board della Bce dell’altro giorno sono andati sotto, e Draghi è stato autorizzato a procedere. Verranno immessi sul mercato, in questo modo, almeno 500 miliardi, cioè la quantità di euro disponibili crescerà fortemente e lei sa che una merce, quando è abbondante, scende di prezzo. Quindi il prezzo dell’euro è destinato a scendere e l’inflazione, se Dio vuole, a indirizzarsi verso il 2% previsto dai trattati e che la Banca Centrale Europea ha il dovere – per statuto – di mantenere. La deflazione nella quale ci troviamo adesso (tendenza dei prezzi ad abbassarsi senza fine) dovrebbe essere sconfitta e i mercati tornare stabili. Di fronte a questa valanga annunciata, gli svizzeri hanno alzato le mani: niente più tetto. E hanno portato il tasso di sconto a -0,75, cioè se lei deposita del denaro da loro il suo gruzzolo, passando il tempo, si assottiglia. Questo per scoraggiare l’afflusso di capitali. La cosa non è servita troppo fino a questo momento. Il franco ieri s’è apprezzato fino a 0,8-0,9 per 1 euro, poi è risalito a 1,06-1,07. Siamo molto lontani dall’agognato (da loro) 1,20.  

Perché la cosa ha abbattuto il valore delle loro azioni?
Perché un franco così costoso potrebbe mettere in crisi le loro esportazioni, dato che la loro merce dovrà essere venduta a prezzo maggiorato oppure i costi di produzione dovranno abbassarsi. Non ho bisogno di dirle che, per abbassare i costi di produzione, la via più semplice e veloce è quello di rinunciare a parte dela manodopera oppure tagliare i salari. È stato calcolato che un apprezzamento di un decimo di punto – da 1,20 a 1,19 – vale quattromila posti di lavoro. Naturalmente tutta l’industria elvetica è sul piede di guerra, Per citarne uno solo: Nick Hayek, ceo di Swatch, ha dichiarato che questa decisione della Bns è uno tsunami per l’industria dell’export, per il turismo e per l’intero paese. Noi abbiamo da preoccuparci – e molto – per i nostri frontalieri. Senza illuderci troppo sul balzo di Milano, che ieri è cresciuta del 2,6%, proprio perché a questo punto è sicuro il quantitative easing
di Draghi.