Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

I danni dei magistrati: 71 milioni di indennizzi. La campagna dell’Anm sui giornali: «Siamo i più bravi». Ma i penalisti li smascherano: sono i peggiori d’Europa

Ora che, tristemente, le vignette sono al centro dell’attenzione dopo i fatti di Parigi, anche i penalisti ne lanciano una. Serve a contrastare la campagna dell’Anm che, proclamando lo stato di mobilitazione contro le riforme del governo Renzi, ha indetto per il prossimo sabato la «Giornata per la Giustizia» in tribunali e procure d’Italia, per incontrare i cittadini e combattere la presunta «disinformazione» sui magistrati e il loro lavoro.
Dice soddisfatto il protagonista in toga della vignetta: «2.885 sentenze 30.000 ordinanze. Siamo i più bravi!». Più sotto, il commento di uno dei carcerati in attesa di giudizio, con la palla al piede, in carceri in rovina, tra detenuti suicidi, violenze, molte ragnatele e codici di diritto stracciati: «Hai sentito? Sono i più bravi...».
È una guerra di dati e manifesti quella tra Anm e Ucpi. Gli avvocati contestano le cifre fornite dall’associazione delle toghe per dimostrare l’alta produttività dei magistrati, sostenendo: «La giustizia si misura sulla qualità, non sulla quantità dei processi». Nel loro manifesto, spiccano due: 12 milioni spesi ogni anno per riparare solo le ingiuste detenzioni, a fronte di appena 9 condanne per responsabilità civile dei magistrati, dall’introduzione della legge Vassalli ad oggi.
Siamo al nodo principale, che provoca la ribellione delle toghe: appunto la riforma del risarcimento per gli errori giudiziari, che dopo il sì del Senato è approdato pochi giorni fa alla Camera. Il premier Renzi e il ministro della Giustizia Orlando spingono il Parlamento ad approvarlo subito così com’è, anche perché pende la procedura d’infrazione della Ue, con connessa pesantissima multa.
Ma l’Anm si oppone, perché malgrado rimanga una responsabilità indiretta, prima dello Stato che può rifarsi solo in un secondo momento sul magistrato che ha sbagliato, aumenta la possibile rivalsa sullo stipendio annuo dell’interessato e salta il filtro di ammissibilità che finora ha bloccato i ricorsi dei cittadini-vittime.
La situazione è già preoccupante: l’anno scorso sono aumentati del 41,3 per cento i pagamenti dello Stato per riparazioni per ingiusta detenzione ed errore giudiziario, rispetto al 2013: 995 domande liquidate per 35 milioni 255mila euro, quando dal ’92 al 2014 in tutto erano circa 581 milioni. Il viceministro della Giustizia Enrico Costa, diffondendo i dati denuncia il fatto che, in realtà, le toghe non rispondono quasi mai con il loro denaro. «Chiediamoci – dice – di fronte talvolta a palesi errori di valutazione o ad atti di superficialità: “Paga solo lo Stato?”. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, pare proprio di sì. Manca un automatismo per trasmettere la sentenza che riconosce la riparazione per ingiusta detenzione agli organi che debbono valutare la sussistenza dell’azione disciplinare, secondo la legge Pinto. Questa lacuna va colmata».
I penalisti contrastano la campagna che l’Anm ha condotto anche comprando pagine dei quotidiani per accreditare l’immagine delle toghe più laboriose d’Europa e attribuire ai legali il peso dei tempi lunghi dei processi. «L’Anm – attacca il presidente Ucpi Beniamino Migliucci – enfatizza l’efficienza dei magistrati, ma in realtà siamo fra i primi Paesi in Europa per il numero di condanne dalla Corte di Strasburgo per le violazioni commesse dallo Stato ai danni dei suoi cittadini». Il contromanifesto dei penalisti ricorda che l’Italia è stata condannata a versare indennizzi per più di 71 milioni di euro, la cifra più alta tra i 47 Paesi del Consiglio d’Europa. E invita: «I numeri parlano da soli, ma leggiamoli tutti!». I processi prescritti nella fase delle indagini preliminari sono 70mila. «Chi è che cerca di far durare il processo il più possibile?», chiedono gli avvocati. I processi penali definiti all’anno sono oltre 1.288, ma solo con quelli di giudici onorari e di pace, che spesso sono avvocati. Le carenze d’ organico? Oltre 250 magistrati sono fuori ruolo. Abolire l’appello? Ma oltre il 40 per cento delle sentenze vengono riformate in secondo grado.