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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

Jennifer Lopez non ha paura dell’età: «Sul set a 45 anni mi sento più libera. Basta con l’ossessione di apparire giovani». Nel thriller “The boy next door” l’attrice interpreta una donna matura che si scopre a spiare dalla finestra l’amico del figlio

Jennifer Lopez ci riprova come attrice. Tutti i suoi fan, che seguono con attenzione le tante professioni dell’eterna ragazza del Bronx, sono pronti a vederla nel thriller The boy next door. Donne che l’ammirano, uomini che apprezzano le sue generose curve e persino i ragazzi. «Quello dei giovani è il mio pubblico preferito» dice la star che è anche impegnata, per chi non ha tutto ciò che lei ha conquistato, nella filantropia della sua Lopez Family Foundation.
Una regola di J. Lo è, a suo dire da sempre, «stay hungry» e poco le importa che sia stata detta anche da Steve Jobs agli studenti dell’Università di Stanford: «Io ho sempre voluto realizzare i miei sogni e “resto affamata” di emozioni e incontri».
A 45 anni dice di sentirsi più che mai in armonia con il suo corpo e più libera di esprimersi dal punto di vista artistico. «Mi interessa interpretare donne della mia età, in esse ritrovo i miei cambiamenti e non mi spaventa affatto non essere più la J. Lo trentenne. Mi sento molto più realizzata e cosciente di ciò che scelgo e faccio ora che non nel mio passato. Ho sempre lavorato, ora è il momento di farlo con una coscienza e scelte focalizzate non sull’apparenza o la smania di apparire giovani, ma con tutto ciò che, invece, ho raggiunto nelle varie tappe. Tutto serve, anche gli errori. Il tempo che passa non ti toglie cose ma te ne dà altre e spesso molto più importanti. Ogni età ha un suo valore preciso, la mia di oggi è molto fertile». Non a caso ha anche co-prodotto il film diretto da Rob Cohen e scritto da una donna, Barbara Curry. Jennifer interpreta Claire Peterson, un’ultraquarantenne sposata con un figlio adolescente. Il ragazzo ha come amico il diciannovenne Ryan Guzman, professionista nella vita anche di arti marziali, ballerino provetto nonché modello, già definito dalla Hollywood in cerca di nuove star «il nuovo Tom Cruise».
Ambientato a Los Angeles, in un distretto con le villette a schiera della classe media agiata, il thriller pone la diva al centro di un copione che il regista Cohen sviluppa per gradi. Dapprima presenta la famiglia, poi i desideri più segreti della signora che dopo 18 anni di matrimonio si scopre a spiare dalla finestra quell’amico atletico del timido figlio, arrivato a casa del nonno perché i suoi genitori sono morti apparentemente in un incidente.
Sempre elegante (come ai recenti Golden Globe dove non ha gradito la battuta sui “globi” del suo corpo detta da Jeremy Renner) Jennifer conferma che il suo obiettivo è girare e produrre diversi film e mettere da parte show e i suoi redditizi impegni per profumo, linee di moda e accessori.
Che cosa le è piaciuto di più della sua Claire?
«Le sue verità: è una donna a un crocevia, è una insegnante nella scuola locale, presa da tanti doveri. Ha smesso di chiedere a se stessa che cosa veramente vuole. L’ammirazione di quel ragazzo risveglia in lei slanci del passato, ma Claire ha una solida struttura morale, spesso in contrasto con la sua vulnerabilità». Nel genere thriller i suoi film preferiti sono quelli di Hitchcock. «Tornavo a casa e reinventavo le storie, davo un seguito».
Le priorità nella sua vita quali sono, considerando che lei è da anni l’attrice latina più pagata? «Adoro ogni momento della vita e crescita dei miei gemelli Maximilian ed Emme. Migliorare le condizioni delle donne nel mondo è un mio obiettivo come imparare sempre qualcosa».
Ha cominciato la carriera d’attrice con un piccolo film di grande qualità, Selena, poi ha interpretato anche flop colossali e ha venduto più di 80 milioni di dischi. Le prossime tappe? «Sarò presente al prossimo Sundance con Lila & Eve in cui ho recitato con Viola Davis. Mi piace anche doppiare film d’animazione».
Confessa di rilassarsi soprattutto con una sorta di diario, in cui scrive giorno dopo giorno. «La vita non è un viaggio materiale o di vanità».