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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

Reggio Emilia come i Parioli, un altro caso di baby squillo costretta a prostituirsi dalla madre. La 14enne doveva saldare con le sue prestazioni i debiti del genitore

Era la madre a pensare a tutto: accompagnava la figlia minorenne a prostituirsi, poi ritirava i soldi e gestiva il giro di clienti e denaro. E non era un giro da poco, perché secondo le indagini dei carabinieri di Reggio Emilia, gli uomini coinvolti in questa storia sordida erano «svariate decine». Piccoli commercianti, artigiani, pensionati di alcuni paesi della provincia reggiana intorno a Val D’Enza, tutta gente che non si è fatta scrupoli nel fare sesso a pagamento con una ragazzina giovanissima, forse di soli 14-15 anni. Anche se, riguardo all’età della vittima, gli inquirenti ufficialmente si limitano a un generico «fra i 14 e i 17 anni», per proteggerla dal rischio di essere identificata. Accanto alla mamma, una casalinga 45enne separata da tempo dal padre della ragazza, c’era l’amico-amante, che come lei ora deve rispondere dell’accusa di sfruttamento di prostituzione minorile: è un commerciante della zona sui 50 anni, che avrebbe pure approfittato sessualmente dell’adolescente, oltre ad aver avuto l’idea iniziale di farla prostituire e a collaborare all’organizzazione del traffico.
Madre e figlia, entrambe italiane, vivevano insieme in una casa popolare in un paese del Reggiano, dopo che la relazione della donna con l’ex compagno, il padre della ragazza, si era conclusa. A quanto hanno accertato i carabinieri, c’era una situazione di degrado umano e materiale, ma non di povertà vera e propria. È a questo punto che entra in gioco l’amico della madre: sarebbe stato lui a suggerirle che avrebbe potuto migliorare la sua situazione economica facendo prostituire la ragazza dopo che, a sua volta, aveva avuto rapporti con l’adolescente. La casalinga allora ha preso contatto con persone che sarebbero potute essere interessate alla figlia, e il valzer degli incontri è cominciato: prima qualcuno, poi sempre di più, fino ad allargarsi a decine di uomini che fra il 2012 e il 2013, il periodo cui si riferisce l’indagine, hanno frequentato la ragazzina.
Fortunatamente, in una realtà piccola, è molto difficile mantenere il silenzio su certe vicende, così le voci hanno iniziato a girare e sono arrivate al personale dei servizi sociali del Comune di residenza dell’adolescente, che hanno avvisato le forze dell’ordine. Fra mille cautele, psicologi, assistenti sociali e carabinieri hanno parlato con lei in una lunga serie di audizioni protette: in un primo tempo la ragazza ha negato difendendo la madre, ma poi si è aperta. Alla madre è stata tolta la patria potestà. L’indagine riguarda anche quegli uomini che hanno pagato in cambio delle prestazioni sessuali. Rischiano fino a sei anni.