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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

Nessun taglio del debito per la Grecia ma allungamento delle rate. Sembra più vicino un compromesso tra le richieste di Syriza, il partito favorito alle prossime elezioni, e il diktat sul risanamento imposto dalla Troika

Nessuno spiraglio sulla possibilità di un taglio del debito, ma i negoziatori europei che da mesi tengono un filo segreto con Syriza, il partito favorito alle prossime elezioni greche, stanno cominciando a intravedere un punto di caduta tra le richieste del leader, Alexis Tsipras, e la necessità di insistere che la Grecia prosegua nel suo percorso di risanamento. E tra le ipotesi di compromesso più probabili, rivelano fonti vicine al dossier, c’è un allungamento enorme, di decenni, delle scadenze dell’immenso debito ellenico e una sorta di moratoria sui già bassi interessi, che potrebbero essere legati ai tassi di crescita, al momento ancora a livelli da prefisso telefonico.
Dal Lussemburgo, intanto, è arrivata tuttavia una notizia importante, che in teoria lascerebbe le mani libere a Mario Draghi sull’imminente “quantitative easing”, sull’acquisto di titoli privati e soprattutto pubblici. Anche se non è ancora detta l’ultima parola: quella arriverà da Karlsruhe, dalla Corte costituzionale tedesca. L’avvocato generale della Corte di Giustizia europea, Pedro Cruz Villalon, ha espresso un parere preliminare positivo (che prelude quasi sempre ad una sentenza simile della Corte) sullo scudo anti-spread Omt varato a settembre del 2012. È il famoso “bazooka” di Draghi che ha salvato l’euro ma contro il quale alcuni tedeschi avevano fatto ricorso.
In vista dell’attesa riunione del 22 gennaio che dovrebbe dare il via libera all’acquisto dei bond governativi e privati, però, il problema per il presidente della Bce è politico, racconta una fonte governativa. Contrariamente al 2012, alla fase più acuta della crisi dell’euro, quando il presidente della Bce convinse Merkel ad appoggiare lo scudo anti-spread Omt (infatti ieri il portavoce di Schauble ha detto che il parere della Corte è in linea con la posizione del governo), stavolta la cancelliera non è ancora convinta dell’urgenza del Qe. E lo vorrebbe, in ogni caso, limitato, per arginare le resistenze politiche interne. Draghi ha dato ieri un’intervista al settimanale Zeit in cui ha ricordato ai tedeschi che il suo mandato della Bce è paneuropeo e che i rischi deflazionistici sono aumentati, nell’ultimo anno. Ma in sintesi il suo problema è che ha il via libera della Corte di giustizia, mentre quello del governo tedesco è ancora un «ni». L’appoggio di Berlino è cruciale, per Draghi può azzardare un voto contro la Bundesbank, non contro il governo federale. I mercati hanno festeggiato ieri, intanto, la notizia della Corte di giustizia. L’Omt, ha scritto Cruz Villalon, non è illegale, «fa parte della politica monetaria di cui i Trattati hanno investito la Bce». Soprattutto, il giudice ha messo in guardia da limiti agli eventuali acquisti dei titoli di Stato. Un tetto «danneggerebbe gli effetti che si vorrebbero ottenere sul mercato secondario, con il rischio di speculazioni». Una concessione clamorosa: mentre circolano indiscrezioni su ipotesi che vengono fatte ai piani alti della Bce sull’opportunità di limitare il Qe a 500 o 1.000 miliardi, di obbligare le banche centrali di caricarsi degli oneri degli acquisti dei bond governativi, il giudice riconosce che l’Omt, l’antenato del Qe, funziona solo se non ha limiti. Addirittura, Cruz Villalon si è spinto a sostenere che ai bond detenuti dalla Bce non dovrebbero essere riconosciuto lo status di titoli privilegiati.
Ora la Corte di Karlsruhe potrà comunque esprimersi: considera il parere di ieri e la sentenza della Corte di giustizia europea – che arriverà entro i prossimi sei mesi – soltanto un parere. I giudici tedeschi devono considerare comunque la compatibilità dello scudo anti spread con la costituzione tedesca e la sovranità del Bundestag.